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Banca Centrale Russa

Perché i paesi del G7 non hanno confiscato le riserve della banca centrale russa?

La Banca centrale russa ha circa 600 miliardi di riserve all’estero, di cui circa 300 nei paesi G7. Perché nessuno di questi paesi ha provveduto a confiscarle? L'analisi di Luca Picotti - avvocato, esperto di diritto internazionale e autore di "La legge del più forte" - tratta dal suo profilo su X.

Perché, ad oggi, nessun paese del G7 ha provveduto a confiscare le riserve congelate della banca centrale russa?

Le ragioni:

  • assenza di basi legali domestiche
  • consuetudini diritto internazionale
  • costo reputazionale
  • stabilità finanziaria

La Banca centrale russa ha circa 600mld di riserve all’estero, di cui circa 300 nei paesi G7. L’Europa in questo è protagonista, più degli Usa: presso la stanza di compensazione Euroclear, società di diritto belga (e europeo, ovviamente) sono stimati quasi 200mld. Cosa farne?

L’obiettivo è quello di utilizzare le riserve per la ricostruzione dell’Ucraina (nel diritto internazionale sarebbe prevista pure la compensazione verso l’aggredito a spese dell’aggressore),ma confiscare non è congelare. Questo è il problema principale e la ragione della cautela.

Congelare significa bloccare temporaneamente: è una misura a tempo, da prorogare, che non incide sui diritti di proprietà e dunque è reversibile. La confisca è irreversibile e integra una vera e propria violazione della proprietà degli asset.

Inoltre, secondo il diritto internazionale consuetudinario, la banca centrale gode dell’immunità sovrana, concessa agli Stati e ai propri beni rispetto alle azioni di giurisdizioni estere.

Sul fronte del diritto internazionale è una misura difficilmente giustificabile. Con nessun precedente. Anche se, in realtà, gli Usa con l’EO 13290 nel 2003 utilizzarono l’IEEPA per confiscare gli asset dello Stato iraqeno. Un piccolo precedente di violazione di tale immunità c’è. E nel caso degli Usa c’è anche perché esiste una base legale domestica. Solo che questa base legale permette la confisca solo se si è in guerra con lo Stato detentore degli asset. Circostanza che, al momento, non permette di invocarla contro la Russia. In Ue invece manca proprio una base, essendo previsto solo il congelamento.

Ma al netto degli aspetti giuridici, quello che veramente conta è il sostrato metagiuridico: ossia, le conseguenze di una violazione dell’immunità sovrana o dello Stato di diritto in termini di tutela della proprietà. E le conseguenze non sono giuridche, ma reputazionali. Nel senso che se si crea questo importante precedente (300mld confiscati), il sistema finanziario occidentale e le sue stanze di compensazione (v. Euroclear) saranno considerate inaffidabili, a favore magari di altre (es: China’s Securities Depository and Clearing).

In molti dicono che spingerebbe pure verso la de-dollarizzazione. Sul punto, c’è da ribadire che la de-dollarizzazione è, al momento, ancora un mito. Nei fatti praticamente non esiste. È chiaro però che il costo reputazionale incide anche sulla fiducia nel dollaro (ed euro). È in generale il delicato equilibrio della geografia giuridica della globalizzazione di cui ho parlato in questo articolo su Pandora Rivista: se deposito le mie riserve presso Euroclear, accetto la giurisdizione europea e i suoi rischi.

La prospettiva più probabile, al momento, è l’utilizzo dei profitti/rendimenti di tali riserve o la tassazione di tali rendimenti, da fare confluire in un fondo destinato a Kiev. In questo modo, rimane il congelamento, non si viola l’immunità e si ricava qualcosa (ma non tanto).

Altre alternative, richiedono altre basi legali. E soprattutto la responsabilità di creare un precedente importante, specie sul fronte reputazionale del sistema finanziario occidentale e della sua giurisdizione. Questo è il grande tema. Ad ora, rimane solo il paradosso di un’Ucraina che secondo il diritto internazionale avrebbe diritto alla compensazione, ma che non può, sempre per il diritto internazionale, beneficiare delle riserve della banca centrale russa, con il rischio di non vedere alcuna compensazione.

(Luca Picotti è autore di La legge del più forte. Il diritto come strumento di competizione tra Stati, 2023, LUISS University Press)

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