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Merz

Che cosa cambierà nella Cdu con Merz

Merz è sì un liberal-conservatore che mescola libero mercato e valori tradizionali, ma è anche un politico accorto e molto sensibile alle evoluzioni della società contemporanea. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti

 

Al terzo tentativo, Friedrich Merz ha conquistato l’agognata leadership della Cdu. C’è voluta un’amara e inattesa sconfitta elettorale per costringere un partito tramortito da un doppio addio (al governo e a Merkel) a scardinare regole e abitudini e a chiamare a raccolta per decidere il nuovo capo i 400.000 iscritti. Sono loro ad aver chiuso la prima tappa di questa elezione, che porterà Merz ad essere nominato ufficialmente dai delegati del prossimo congresso del 21 gennaio, che si sono impegnati a confermare l’indicazione degli iscritti. D’altronde, il 62% dei voti per Merz, una maggioranza assoluta che ha reso superfluo il ricorso al ballottaggio, non possono essere smentiti.

Anche i due concorrenti sconfitti, Norbert Röttgen e Helge Braun, hanno già annunciato che non inoltreranno la loro candidatura al congresso. La partita finisce qui, la Cdu ha bisogno di mostrare compattezza e di ripartire dall’opposizione: è la terza volta nella storia della Repubblica federale.

È tanto banale quanto probabilmente erroneo dire che con Merz la Cdu svolta a destra. L’ex delfino di Kohl ed ex avvocato d’affari tornato alla politica è sì un liberal-conservatore che mescola libero mercato e valori tradizionali, ma è anche un politico accorto e molto sensibile alle evoluzioni della società contemporanea, e non gli sarà certo sfuggito quanto quella tedesca sia cambiata da quando, negli anni Novanta, lui era considerato l’enfant prodige del partito.

Dove porterà la Cdu del dopo Merkel sarà una cosa che si scoprirà seguendo la sua presidenza nei prossimi mesi, ma una vaga indicazione l’ha fornita egli stesso nella conferenza stampa seguita all’annuncio della vittoria: lavorerà per correggere la propria immagine controversa consolidatasi al di fuori del partito di una sorta di Trump in salsa tedesca, e presenterà proposte che da lui non ci si sarebbe forse mai aspettati.

La Germania è cambiata e con essa anche la Cdu. Il motivo per cui Merkel ha spostato il suo partito sempre più verso il centro non è certo perché non fosse sufficientemente conservatrice (lo dimostrano tono e argomenti della campagna elettorale del 2005, quando con un programma liberal-conservatore puro arrivò alla cancelleria per il rotto della cuffia), ma perché aveva capito come stava cambiando la società tedesca. Questa sensibilità non manca neppure a Merz.

In più il prossimo nuovo leader ha bisogno di ricompattare il partito, riunendo tutte le componenti che lo sostanziano, dopo tre anni di lacerazioni, mugugni, spaccature, che hanno bruciato ben due successori di Angela Merkel. Il maggioritario sostegno della base gli dà ampio spazio di manovra, ma l’unità è un obbligo per affrontare con successo la difficile esperienza dell’opposizione e riguadagnare la fiducia degli elettori.

I primi mesi non saranno comunque semplici, anche perché il partito dovrà affrontare scelte personali delicate. Prima su tutte quella del capogruppo al Bundestag, oggi in mano a Ralph Brinkhaus. È un ruolo fondamentale per un partito di opposizione, che non ha tanti palcoscenici da offrire. Nei dibattiti parlamentari è la tribuna perfetta per consolidare una leadership. E non a caso fu quello, agli inizi degli anni Duemila, il motivo della rottura fra Merz e Merkel. E poi c’è da ricucire i rapporti con la Csu bavarese, e soprattutto con il suo leader Markus Söder, con il quale i rapporti sono stati assai ruvidi negli ultimi tempi.

Merz e la Cdu sono attesi da un anno di gran lavoro, tra ridefinizione di uomini e strutture e rielaborazione culturale e strategica. Si dovrà trovare il giusto equilibrio fra opposizione chiara ma costruttiva (miscela obbligata per un partito a vocazione governativa), e gli strumenti giusti per galvanizzare apparato e militanti.

L’ampia partecipazione degli iscritti al voto è un dato incoraggiante. I primi veri test per la Cdu formato Merz saranno però le elezioni regionali, sei in due anni, con tre Land di calibro nel mazzo: Nord Reno-Vestfalia a maggio 2022 e Baviera e Assia nell’autunno 2023.

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