MACRON SCONFESSATO
Un presidente sconfessato e messo da parte, tre blocchi antagonisti nessuno dei quali ha la maggioranza assoluta, accordi elettorali per bloccare l’ascesa dell’estrema destra e chiuderle le porte del potere: la dissoluzione dell’Assemblea nazionale decisa da Emmanuel Macron lascia una Francia disorientata e impaurita, la cui stabilità dipende dalla capacità dei partiti europeisti di accordarsi per governare un paese ostaggio degli estremisti. Il risultato del secondo turno delle elezioni legislative è un sollievo, ma carico di incertezze per la Francia e per l’Unione Europea.
IL SILENZIO DI MACRON
“Dovrebbe stare zitto”, “non vogliamo più sentirlo”. L’ostilità era percepibile nelle posizioni assunte dai cittadini intervistati durante la campagna legislativa. Emmanuel Macron voleva dare ai francesi la possibilità di chiarire la situazione politica dopo la vittoria dell’estrema destra alle elezioni europee. La risposta è stata una sconfessione secca e brutale. Al primo turno i francesi hanno deciso di divorziare dal loro presidente. Emmanuel Macron ha perso il suo potere politico. Il capo di Stato ha scelto di non parlare domenica sera. “Secondo la tradizione repubblicana, attenderà la strutturazione della nuova Assemblea nazionale prima di prendere le decisioni necessarie”, ha dichiarato l’Eliseo. Ci vorrà tempo. Emmanuel Macron si sta recando a Washington per partecipare al vertice della Nato dal 9 all’11 luglio.
LA SCONFITTA LE PEN
Candidata alle elezioni presidenziali del 2027, Marine Le Pen ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco, dopo la bocciatura della sua persona. “La vittoria del partito è stata solo rimandata”, ha dichiarato Le Pen. Ma la sua sconfitta è stata vista come uno schiaffo dagli altri partiti dell’estrema destra europea.
I NUMERI DELLE SINISTRE
La sinistra, raggruppata nel Nuovo Fronte Popolare, ha ottenuto 182 seggi, Ensemble, i partiti dell’ex maggioranza presidenziale 168 seggi. La destra gollista sotto la bandiera dei Républicains 45 seggi. Le proiezioni dei seggi per i partiti del Nuovo Fronte Popolare mostrano una ripresa del Partito Socialista, accreditato di 62 seggi, contro i 74 de La France Insoumise (estrema sinistra antieuropea), i 35 degli ecologisti e gli 11 del Partito Comunista Francese. “La Francia ha respinto oggi il governo di estrema destra, ma rischia di trovarsi di fronte a mesi di caos politico con un parlamento bloccato”, ha sottolineato in un primo commento Mujtaba Rahman, analista del think tank Eurasia.
LE SINISTRE DIVISE
L’estrema sinistra non la vede così. “Vittoria, il Nuovo Fronte Popolare esce vincitore dalle elezioni legislative del 2024 grazie a una mobilitazione record. Il RN sconfitto, Macron fuori dai giochi, tocca a noi formare un governo”, ha dichiarato Manon Aubry, europarlamentare de La France Insoumise, la formazione guidata da Jean-Luc Mélenchon che si è già autoproclamato primo ministro. Ma Mélenchon e il suo programma sono inaccettabili per tutti gli altri raggruppamenti politici del fronte repubblicano. Il Nuovo Fronte Popolare potrebbe implodere di fronte alla prova di forza. “Jean-Luc Mélenchon è un problema enorme”, afferma l’eurodeputato Raphaël Glucksmann (nella foto), leader della famiglia socialista. “Mélenchon è un macigno al collo”, sostiene François Ruffin, deputato de La France Insoumise, “scomunicato” da Mélenchon e rieletto ieri nonostante l’ostilità del suo partito.
UNA COALIZIONE POSSIBILE
Il prossimo primo ministro dovrà essere in grado di raccogliere una maggioranza a sostegno della sua azione. Jean-Luc Mélenchon non è in grado di farlo. Tuttavia, una coalizione che riunisca i Républicains, i centristi di Ensemble e il Partito socialista, escludendo La France Insoumise, sembra numericamente possibile. Conquisterebbe la maggioranza assoluta con 359 seggi, secondo la rivista Le Grand Continent nella sua prima analisi dei risultati del secondo turno. È la coalizione PPE-Socialisti-Liberali che sostiene la Commissione al Parlamento europeo. Sarà necessaria una scissione all’interno del Nuovo Fronte Popolare e negoziati tra partiti politici con sensibilità e interessi divergenti. Di fatto, questi partiti non sono d’accordo su nulla.
(Estratto dal Mattinale Europeo)