Come era facile prevedere, e come lo stesso autore del quasi scoop aveva furbescamente messo nel conto considerandola una eventualità naturale, l’ex ministro del Pd Dario Franceschini ha smentito il “messaggio segreto” ai magistrati attribuitogli da Francesco Verderami, del Corriere della Sera, riferendo del discorso da lui pronunciato al Senato contro la riforma costituzionale della giustizia targata Nordio: “Leggo in alcune ricostruzioni giornalistiche frasi a me attribuite totalmente false, che non ho mai pronunciato e che non rispecchiano in alcun modo il mio pensiero”.
Il messaggio sarebbe consistito in una proposta, offerta e quant’altro di scambio fra una magistratura più contenuta, quanto meno, nelle indagini che stanno investendo amministrazioni ed esponenti importanti del Pd, e più in generale della sinistra, e una mobilitazione estrema del Nazareno e dintorni nel referendum contro la riforma Nordio che ne seguirà l’approvazione. Una mobilitazione, secondo notizie e quant’altro adombrate sul Corriere della Sera, già avvertita nella sua pericolosità dalla premier Giorgia Meloni: a tal punto da tentarla al rallentamento del percorso della riforma nota soprattutto per la separazione delle carriere fra giudici e inquirenti. Un rallentamento che farebbe slittare il referendum nominalmente “confermativo” a dopo le elezioni politiche del 2027.
La smentita opposta alla “fantasia” del retroscenista del Corriere della Sera è arrivata da Franceschini anche a seguito di una sostanziale richiesta pubblica di chiarimento avanzatagli dal dichiaratamente amico ed estimatore ministro della Difesa Guido Crosetto. Che della riforma Nordio è tra i più convinti sostenitori. Ed è anche tra i fratelli d’Italia il più anziano emotivamente, con i suoi soli 61 anni, e vicino alla premier.