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Una forza di pace in Ucraina? Girotondo euroatlantico

Ci sarà o non ci sarà una forza di pace in Ucraina? Estratto dal Mattinale europeo.

La Polonia stronca le congetture su una forza di pace in Ucraina

Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha dichiarato di voler “mettere fine alle speculazioni su questo argomento” dopo l’incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, giunto a Varsavia in visita ufficiale.

“Le azioni polacche saranno decise esclusivamente a Varsavia. Al momento non abbiamo in programma alcuna azione di questo tipo”, ha dichiarato Tusk a proposito della partecipazione a una forza militare composta da paesi europei con funzione di deterrenza contro la Russia in caso di cessate il fuoco. “La Polonia non ha intenzione di partecipare a nulla del genere”, ha ribadito il capo della diplomazia polacca, Radek Sikorski.

La visita di Macron a Varsavia e i suoi colloqui con Tusk hanno scatenato speculazioni sulla creazione di una forza di pace di 40.000 uomini da dispiegare in Ucraina dopo la fine della guerra. Ma Sikorski non ha chiuso la porta a questa soluzione. “Se i paesi desiderano sostenere l’Ucraina sotto una bandiera o come parte di una coalizione, prenderemo in considerazione questa opzione”, ha dichiarato. L’argomento è delicato per la Polonia, che è in campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2025.

Durante la conferenza stampa con Tusk, Emmanuel Macron ha insistito sulla necessità di fornire all’Ucraina “adeguate garanzie di sicurezza”. La Polonia assumerà la presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue il 1° gennaio 2025 e i colloqui di Varsavia hanno fornito l’opportunità di esaminare le opzioni da presentare agli Stati membri dell’Ue “capaci” e “pronti” a offrire le garanzie di sicurezza richieste dal presidente Zelensky, ci ha detto una fonte ben informata.

L’Italia pronta a partecipare a una forza di pace in Ucraina

“Io spero di parlare di pace, di peacekeeping il prima possibile in Ucraina, ma anche a Gaza e in Libano. Noi siamo disponibili a svolgere questo ruolo, che è un ruolo nel quale ci siamo sempre distinti come nazione”, ha detto ieri il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto.

Il governo di Giorgia Meloni è stato prudente sulla fine delle restrizioni imposte all’Ucraina sull’uso delle armi contro il territorio russo. Ma sembra pronta a partecipare a una forza di paesi europei per scoraggiare la Russia in caso di cessate il fuoco. Crosetto tuttavia ha riconosciuto che “è inutile parlare adesso di una cosa che vorremmo e cioè la pace in Ucraina, perché (la pace) è lontana”. Ma se ci sarà una pace, “l’Italia non si tirerà indietro”.

L’appello di Rutte ad adottare una mentalità da tempo di guerra

“Russia, Cina, ma anche Corea del Nord e Iran stanno lavorando duramente per minacciare il Nord America e l’Europa, cercando di erodere la nostra libertà. Vogliono rimodellare l’ordine globale, non per creare un equilibrio equo, ma per assicurarsi le proprie sfere di influenza. Sono una prova vivente del loro obiettivo: il dominio sul resto del mondo. No, non siamo in guerra, ma certamente non siamo in pace””, ha detto ieri il segretario generale della Nato, Mark Rutte, durante un evento organizzato dal Carnegie Europe. Secondo Rutte è possibile “prevenire la prossima grande guerra e preservare il nostro stile di vita”, ma a condizione che gli europei adottino “una mentalità da tempo di guerra. Dobbiamo potenziare drasticamente la nostra produzione e la nostra spesa per la difesa. Sono assolutamente convinto che rafforzare queste capacita’ sia una priorità assoluta”, ha detto Rutte.

Il segretario generale della Nato ha lasciato intendere che i membri della Nato dovrebbero portare la spesa per la difesa al 3 per cento del Pil. “Abbiamo aumentato la spesa militare, ma spendiamo meno che nella Guerra Fredda. Allora gli europei spendevano più di 3 per cento. Con quella mentalità abbiamo vinto”.

La conversione di Rutte da frugale a mentalità da tempo di guerra – Promosso a segretario generale della Nato, l’ex primo ministro olandese, che era sempre stato ostile a qualsiasi aumento del bilancio europeo e persino all’idea di un prestito per la difesa comune, ieri ha invitato gli europei ad accettare “sacrifici” per finanziare l’aumento degli investimenti nel settore. “So che spendere di più per la difesa significa spendere meno per altre priorità. Ma è solo una piccola parte in meno. In media, i paesi europei spendono facilmente fino a un quarto del loro reddito nazionale per pensioni, sanità e sicurezza sociale. Abbiamo bisogno di una piccola frazione di quel denaro per rafforzare significativamente la nostra difesa e preservare il nostro stile di vita”, ha dichiarato Rutte.

Il discorso del capo politico dell’Alleanza Atlantica non è passato inosservato. Rutte si è detto “profondamente preoccupato” per gli sviluppi della guerra russa in Ucraina e per le crescenti minacce alla sicurezza dell’Europa. “Posso dirvi che avremo bisogno di molto più del 2 per cento del Pil per la spesa per la difesa”, ha avvertito. “Senza una difesa forte, non ci può essere una sicurezza duratura. E senza sicurezza non c’è libertà per i nostri figli e nipoti. Niente scuole, niente ospedali, niente imprese. Non c’è niente”, ha detto.

Rutte ha scelto di rivolgersi direttamente al pubblico. “Dite ai vostri leader che siete disposti a fare sacrifici oggi per rimanere sicuri domani. Dite loro che devono spendere di più per la difesa in modo da poter continuare a vivere in pace. Dite loro che la sicurezza è più importante di qualsiasi altra cosa”. Questo discorso deve essere visto come un tentativo di convincere Donald Trump a non distruggere la Nato? Certamente. Ma il tono e i termini scelti da Rutte suonano come un segnale d’allarme.

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