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Come funzionava Turning Point Usa, la creatura di Charlie Kirk

Il reddito dichiarato nel 2024 da Turning Point Usa, l'organizzazione di Charlie Kirk, ammontava a quasi 85 milioni di dollari. Ecco i dettagli su finanziatori e compensi

Quando Charlie Kirk, noto attivista della destra americana e del mondo Maga, è stato ucciso, colpito a morte da un attentatore posizionato verosimilmente su un tetto di un edificio della Utah Valley University, stava facendo quello che forse gli riusciva meglio: parlare e discutere. Con la sua capacità oratoria, di riuscire a imporre una piega per lui favorevole nelle conversazioni, di usare artifizi ed espedienti retorici per dimostrare di avere ragione, anche provocando. E lo faceva soprattutto confrontandosi con giovani elettori di sinistra. Era il format dei suoi eventi, lo stesso dell’incontro pubblico in cui è stato assassinato ieri. 

L’OBIETTIVO DI KIRK E DI TURNING POINT USA

Il suo obiettivo era quello di convincere sempre più ragazzi e ragazze a votare a destra. Di diffondere le idee conservatrici nei campus universitari. Di frenare quelle che secondo lui e tutto il mondo trumpiano sono le derive delle ideologie progressiste e quella “propaganda di sinistra” che menzionava spesso. 

Kirk è stato ucciso a soli 31 anni, ma il suo attivismo politico era iniziato diversi anni fa, quando aveva 18 anni, con la fondazione di Turning Point Usa, un’organizzazione strutturata proprio per girare nelle università americane e avvicinare più giovani possibili alla destra libertaria americana. La capacità di confronto verbale di Kirk, dimostrata negli anni, ha accresciuto la sua fama, il suo consenso, il sostegno di giovani e meno giovani alla sua causa. 

TpUsa è diventata una presenza fissa nel contesto universitario degli Stati Uniti, con sezioni in migliaia di college, che organizzano eventi con relatori conservatori, una rete a livello nazionale per i leader studenteschi conservatori, identificano potenziali elettori “patrioti” e di fatto fanno campagna elettorale.

LE DONAZIONI E I RICAVI DI TURNING POINT

E mano a mano, a crescere sono state anche le donazioni – grandi e piccole – a TpUsa. Nel primo anno dalla sua fondazione, cioè il 2012, Turning Point Usa è riuscita a incassare 78.890 dollari. Una cifra modesta per una delle tante organizzazioni politiche americane ma allo stesso tempo considerevole se si pensa che fosse un progetto appena avviato in cui uno dei principali responsabili era un 18enne praticamente sconosciuto. Da quel momento la crescita è stata esponenziale, in termini di numeri e donazioni. 

Nel 2015 il reddito dichiarato dell’organizzazione no-profit è stato di 2,05 milioni, nel 2017 si è arrivati a oltre 8 milioni, due anni dopo, nel 2019, a 28,6 milioni. Per poi passare nel 2022 a oltre 80 milioni di dollari, con l’ultimo dato – del 2024 – attestatosi a poco meno di 85 milioni. Di questa cifra, essendo no profit, il 99,2% è arrivata tramite contributi e donazioni.  Il tutto a fronte comunque di notevoli spese, che nel 2024 sono state di circa 81 milioni. 

Secondo i dati disponibili, si vede che nel 2024 i principali compensi dati da Turning Point Usa sono andati a a sette persone, tra cui il manager John Mcgovern (circa 420mila dollari) e proprio al presidente Charles Kirk (poco meno di 286mila dollari). La lista dei donatori non è accessibile, ma a riempire le casse dell’organizzazione negli anni sono state diverse facoltose famiglie repubblicane, membri del Gop, politici nazionali, fondazioni di area libertaria e conservatrice.

Per esempio il Donors Trust, organizzazione che cela i nomi dei donatori, ha versato nelle casse di TpUsa 906mila dollari. Nel 2022, 8 milioni sono arrivati dalla Lynde and Harry Bradley Foundation. Fino agli anni scorsi dove gli eventi organizzati da Kirk per raccogliere fondi sono stati partecipati da migliaia di persone pronte a pagare “biglietti” da migliaia e migliaia di dollari.

IL LEGAME DI KIRK CON TRUMP

Con la sua presenza pubblica, gli eventi nelle università, i video sui social tra X di Elon Musk e TikTok, Kirk è diventato colui che “sussurrava” ai giovani della destra americana, come raccontato dal New York Times. Prendendo posizioni radicali ed esplicite, anche complottistiche, come sul Covid-19, i vaccini, il gender, il woke, da fervente cristiano sui diritti come l’aborto e simili.

E ovviamente, proprio per questo motivo, è presto entrato nella cerchia ristretta di Trump. Dalla fine del primo mandato da presidente, al post elezioni che hanno visto vincere Joe Biden, momento in cui Kirk e i suoi hanno promosso l’idea del voto rubato contribuendo al clima che ha portato all’assalto a Capitol Hill. 

Il fondatore di Turning Point “è stato citato in giudizio per testimoniare davanti al Comitato del 6 gennaio dopo che un organizzatore del movimento ‘Stop the Steal’ ha affermato che Turning Point Action, il comitato di azione politica del gruppo, aveva finanziato con 1,25 milioni di dollari per prendere gli autobus che hanno trasportato i partecipanti alla protesta”, ricorda Bloomberg. Alle domande, Kirk non ha risposto, ma un portavoce di Tp ha affermato che sono stati inviati solo sette autobus con 350 studenti. Da quel punto in poi la relazione è diventata sempre più solida. Fino a far diventare Kirk un simbolo del trumpismo. Un fattore che il suo assassinio non cambiera.

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