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Fedez può candidarsi?

Oggi Fedez potrebbe candidarsi e le leggi sul conflitto di interessi non sono ancora state adattate al mondo dei social. Estratto del commento di Stefano Feltri, direttore del quotidiano Domani

 

Chissà se Fedez si candiderà davvero, prima o poi: la sua società ZDF ha registrato il dominio web fedezelezioni2023.

Un nome un po’ didascalico per un sito da ingresso in politica, sembra più una mossa di marketing a breve termine per attirare l’attenzione ora che Fedez ha un disco in uscita e la serie con la moglie in arrivo su Amazon Prime.

Pare che fedezelezioni2023 sia soltanto il nome del tour che lo vedrà impegnato nei prossimi mesi.

Comunque, nell’attesa di scoprire le vere intenzioni del cantante-influencer, vale la pena soffermarsi su un punto: oggi Fedez potrebbe candidarsi e le leggi sul conflitto di interessi non sono ancora state adattate al mondo dei social.

Fedez si sta avvicinando alla politica in modo sempre più rapido da mesi: ha usato il tema della legge Zan, di cui non ha mai dimostrato di conoscere i contenuti, per attaccare la Lega, montare una polemica con la Rai, dimostrare di essere lui che comanda, perché il consenso si costruisce attraverso lo schermo di uno smartphone, non più tramite quello della tv.

Fedez è anche inserito in una rete di contratti, impegni, conflitti di interessi che ci devono spingere a guardare con grande diffidenza il suo impegno politico, che passi per una candidatura o meno.

La sua attività di influencer e manager di talenti lo porta a legarsi per contratti da molti zeri con banche, assicurazioni, grandi gruppi della moda, multinazionali del calibro di Amazon e Coca Cola, a spingere i talenti che gestisce nelle trasmissioni Mediaset.

In questi giorni la politica litiga sui nuovi direttori dei tg Rai come se fossimo ancora negli anni Novanta.

Sarebbe molto più produttivo usare le stesse energie per regolare questo nuovo settore dei media via social che è al momento senza regole e consente ai singoli individui di disporre come meglio credono del consenso che si costruiscono sulle piattaforme. Che sia per promuovere un disco in un tour di concerti o per competere alle elezioni.

(Estratto dell’editoriale del direttore del quotidiano Domani, Stefano Feltri)

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