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Perché il Fatto Quotidiano ha fatto rabbuiare Mattarella su Di Maio e Zampetti

Che cosa è successo tra Fatto Quotidiano, Di Maio e Mattarella? I Graffi di Damato

Infortunio al Quirinale, provocato da un eccesso di zelo del Fatto Quotidiano. Che, volendo valorizzare i rapporti fra il capo dello Stato Sergio Mattarella e il vice presidente grillino del Consiglio Luigi Di Maio, ha indicato in un loro incontro “riservato” di giovedì scorso, per il solito canale del segretario generale della Presidenza della Repubblica Ugo Zampetti, il momento o l’occasione di svolta nei rapporti fra il governo e la Commissione Europea, dopo la bocciatura della manovra finanziaria italiana a Bruxelles.

Sarebbe stato insomma Mattarella a convincere Di Maio a mollare sui decimali, o sui “numerini” indicati poi dallo stesso Di Maio in pubbliche dichiarazioni per precisare che non li avrebbe più preferiti ai “cittadini”. I cui interessi debbono prevalere sulle bandiere, paletti e quant’altro di partiti che si trovano a farsi concorrenza elettorale e contemporaneamente a governare il Paese.

Lo scenario di un rapporto sostanzialmente privilegiato, addirittura da “spalla”, come indicato nel titolo del Fatto Quotidiano, fra Mattarella e Di Maio non è piaciuto ai leghisti. I quali sin dalla gestione della crisi di governo ebbero, in verità, il sospetto di un eccesso di diffidenza del presidente della Repubblica nei loro riguardi. Ma sotto sotto non è piaciuto neppure al presidente grillino del Consiglio Giuseppe Conte, per quanto abituato a risultare spesso, a torto o a ragione, più a rimorchio che alla guida dei suoi due vice presidenti, sino ad apparirne quasi il loro sostanziale sottosegretario, come a qualcuno è scappato più volte di scrivere con troppo sarcasmo.

E non è molto piaciuto, in fondo, neppure fra i grillini, la cui parte più radicale, diciamo così, sospetta Di Maio di troppa prudenza o accondiscendenza. E lo vede in questi giorni anche indebolito dalle polemiche che lo hanno investito per episodi di lavoro in nero praticato nella sua azienda familiare di ristrutturazioni edilizie: prossima ormai alla chiusura, come lui stesso ha appena annunciato in diretta televisiva, fronteggiando le critiche rivoltegli nel salotto di Giovanni Floris.

In questa situazione, in un intreccio così fastidioso di voci, sospetti e circostanze, mentre peraltro permangono incertezze sugli sviluppi del dialogo fra governo e Commissione Europea per un aggiustamento dei conti che faccia rientrare il rischio di una procedura d’infrazione per debito eccessivo, al Quirinale hanno voluto chiarire che Mattarella, in vista dell’incontro conviviale di sabato scorso a Bruxelles fra Conte e il presidente Junker, ha svolto opera di persuasione con tutti, e non solo con Di Maio. Egli ha voluto incontrare, in particolare, anche lo stesso Conte, l’altro vice presidente Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il ministro degli Esteri Enzo Moavero.

Atri incontri probabilmente il presidente della Repubblica dovrà tornare ad avere, nello stesso ambito o oltre, perché la vertenza con l’Europa, chiamiamola così, e quella all’interno della maggioranza di governo sui suoi termini e sulle rinunce da fare rispetto alla partenza di fuoco, è ancora lontana da una soluzione. Ossessiva è fra i grillini la preoccupazione di ritardare a ridosso del voto europeo di maggio l’applicazione del cosiddetto reddito di cittadinanza, che pure potrebbe valere qualche decimale utile a ridurre il deficit contestato in sede comunitaria.

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