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Polonia

Fatti e non chiacchiere: l’Unione europea riparta da Schuman

L’intervento di di Paolo Longobardi, presidente onorario Unimpresa Sabato 9 maggio, tutti i vertici dell’Unione Europea, nella settantesima ricorrenza della storica dichiarazione del ministro degli Affari Esteri francese, Robert Schuman, hanno celebrato, con doverosa enfasi, quello che viene giudicato l’atto politico-economico fondativo delle istituzioni sovranazionali europee e del futuro politico unitario, istituzionale, economico e monetario,…

Sabato 9 maggio, tutti i vertici dell’Unione Europea, nella settantesima ricorrenza della storica dichiarazione del ministro degli Affari Esteri francese, Robert Schuman, hanno celebrato, con doverosa enfasi, quello che viene giudicato l’atto politico-economico fondativo delle istituzioni sovranazionali europee e del futuro politico unitario, istituzionale, economico e monetario, del vecchio continente, dopo due tragiche guerre mondiali, caratterizzate da milioni di morti, da dittature e da persecuzioni razziali.

La proposta di creare una comunità europea del carbone e dell’acciaio, C.E.C.A., fu effettivamente un avvio rivoluzionario, rispetto all’immediato e più lontano passato, fatto di nazionalismi, di imperialismi, di divisioni e di conflitti. La comunità tra Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, fu un primo passo, ma quelli successivi hanno sostanzialmente, se non tradito, di certo mortificato le aspettative dei padri fondatori, pervenire cioè, con delle realizzazioni concrete, ad un’Europa Unita. Oggi quel sogno è messo a dura prova dall’emergenza pandemica e dalla conseguente gravissima crisi economica e sociale, che fa impallidire tutte quelle precedenti.

Nel momento in cui diventa vitale una collaborazione concretamente solidale tra i membri dell’Unione, con l’assunzione di misure straordinarie di sostegno finanziario, senza condizioni e ad efficacia immediata, ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese, specie medie e piccole, dei paesi maggiormente colpiti, anche in deroga ai trattati, riemergono antichi e inconcepibili egoismi nazionali, tra il Nord e il Sud.

Gli associati di Unimpresa hanno nutrito e nutrono, tuttora, nonostante le delusioni patite, uno spirito europeistico, ma hanno la piena consapevolezza che se, malauguratamente, dovessero mancare, a breve, le realizzazioni concrete, auspicate da Schuman, quello spirito e quel sogno sarebbero destinati a dissolversi. Se non ora, quando l’Unione Europea dovrebbe dimostrarsi veramente tale?

Unimpresa ha lesinato, negli ultimi tre mesi, al governo Conte, motivate critiche alle lentezze, alle contraddizioni e alle modalità di gestione della crisi, sia sanitaria che economica. Non farà mancare, tuttavia, il suo leale sostegno ai nostri responsabili di governo nella fase conclusiva delle trattative per gli aiuti finanziari europei a favore dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese del nostro paese.

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