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Luca Ricolfi

Fase 2, ecco come Ricciardi bacchetta istituzioni e cittadini

Che cosa dice a sorpresa Walter Ricciardi,  il consigliere del ministro alla Salute, su prevenzione, test e tamponi: "Come si è aperto si può anche richiudere. Le chiusure se le cose vanno male avvengono automaticamente".

“Le tante persone viste in giro a passeggio? Le situazioni che abbassano il distanziamento fisico mettono a rischio la salute di tutti. Ma voglio ricordare che come si è aperto si può anche richiudere. Per farlo abbiamo degli indicatori che ci permettono di prendere misure correttive nel caso di un ritorno dell’epidemia. Le chiusure se le cose vanno male avvengono automaticamente”.

Sono le parole frammiste di consigli e minacce pronunciate oggi da Walter Ricciardi, consigliere del ministro alla Salute Roberto Speranza e rappresentante italiano nel board dell’Oms, in un’intervista a Repubblica.

Ricciardi avverte: “Non è ancora finita. Dobbiamo avviare un cambiamento culturale per convivere con il coronavirus”. E ancora: “Restiamo in una fase rischiosa, anzi certe regioni sono ancora in piena fase 1”, sottolinea Ricciardi, secondo cui per capire come vanno le cose serviranno “due settimane, è il tempo dell’incubazione ma anche dello sviluppo dei primi casi secondari. In quei 15 giorni si vedrà se la malattia torna a diffondersi in modo esponenziale”.

Parlando della mascherina, “è diventata un talismano, si pensa che basti averla per essere protetti. E invece ci sono documentati effetti collaterali quando viene usata male, o troppe volte male”, dice Ricciardi. “I rischi derivano dalla manipolazione, dalla tendenza a maneggiarla, abbassarla. Quando la si usa ci si tocca più di frequente il viso e gli occhi”.

Il virus “si sta specializzando. Si diffonde, diversamente ad esempio della Sars, grazie agli asintomatici, quindi prima che la malattia si manifesti, ai lievemente sintomatici, ai casi conclamati e anche a chi è guarito clinicamente, cioè non ha più alcun problema di salute”, spiega Ricciardi. “Non tutti hanno capito che bisogna aggredire complessivamente questi quattro stadi per non farlo circolare”.

Il consulente del governo di fatto prende le distanze dalla decisione di avviare la fase 2 dal 4 maggio. Fa notare infatti che “ripartiamo per motivi economici e psicologici”. Come dire: i motivi sanitari consiglierebbero di no.
Che cosa manca?, chiede Repubblica. Ecco la risposta che rimarca di fatto tutte le mancanze delle istituzioni: “Ad esempio la app non è pronta e non sono stati ancora rafforzati i dipartimenti di prevenzione. Si tratta dei due strumenti necessari per fare il tracing, cioè per individuare i malati e soprattutto i loro contatti a rischio. E poi non c’è ancora l’uso esteso e mirato dei test. È vero, si fanno più tamponi ma non in tutte le Regioni, in questa attività bisogna crescere. Sui Covid hospital richiesti dal ministro invece mi sembra che le Regioni siano avanti. Finché non rafforziamo tutti questi aspetti del servizio sanitario la gente deve essere ancora di più responsabile”.

“Per essere tranquilli bisogna seguire il piano di cinque punti del ministro Roberto Speranza”, concluse l’esperto, che evidenzia la mancanza della app, del rafforzamento dei dipartimenti di prevenzione e di un uso esteso dei test.

ECCO PIROETTE E TWITTAE DI WALTER RICCIARDI

A che punto è Immuni?

L’app arriverà non entro metà maggio ma entro il mese di maggio. “Non mi sento di dire entro metà maggio ma entro maggio, così mi ha detto il commissario Arcuri”, ha detto Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, ospite di 24 Mattino, su Radio 24. “L’app, su base volontaria, partirà entro maggio e speriamo venga scaricata da un grandissimo numero di italiani. E’ una misura importantissima”, aggiunge.

“Il governo italiano dovrà prendere in considerazione l’opportunità del cosiddetto ‘passaporto’ ma noi riteniamo che questo vada fatto a livello europeo”. Così Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, ospite di 24 Mattino su Radio 24, sul ‘passaporto sanitario’. “Dovremo garantire che le persone che si muovono siano persone che lo possono fare in sicurezza, ma cosa si intenda mettere dentro questi passaporti non è chiaro. Bisogna decidere insieme, l’Europa deve farlo insieme”.

“In questo – continua – noi pensiamo che l’app potrà diventare uno strumento importante. Oggi immaginiamo la app esclusivamente come strumento di rintraccio ma potrebbe diventare uno straordinario strumento di intelligenza artificiale che va oltre questo e che si può aggiornare a una velocità supersonica per esempio scaricando il certificato medico direttamente sul telefonino”. “L’Europa ha sottostimato e non sufficientemente valutato la gravità di quello che stava arrivando – aggiunge Zampa – e non si sono assunte misure insieme se non quando ormai stava esplodendo dapertutto l’epidemia. Siamo nella possibilità di muoverci liberamente, siamo Schengen e quindi possiamo muoverci da un Paese all’altro e bisognerà fare in modo che le persone che si muovono non siano portatrici di contagio. Voglio ricordare che il contagiato numero uno è stato contagiato da un tedesco”

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