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Giorgetti

Evviva, Davigo va in pensione

Tutte le novità per Davigo, Conte e Di Maio nei Graffi di Damato

 

In un’altra giornata in cui si sprecano le paure, fra tante emergenze, è consolante potersi imbattere in almeno tre buone notizie.

La prima, in ordine di gradimento per chi scrive, è la decadenza di Pier Camillo Davigo dal Consiglio Superiore della Magistratura per avere perduto col compimento odierno dei 70 anni, e il conseguente pensionamento da magistrato, il diritto di farvi ancora parte, salvo sorprese dal Tar cui lui vuole ricorrere.

E’ una notizia naturalmente deplorevole per il Fatto Quotidiano, che ha definito nel titolo di prima pagina “voltagabbana” i consiglieri che nel Palazzo dei Marescialli, a cominciare dai “vertici” della magistratura partecipi di diritto, hanno “cacciato” uno che, a sentire i suoi sostenitori, per essere stato eletto al Csm da 2552 magistrati su 8010, avrebbe dovuto e dovrebbe essere ritenuto libero da ogni vincolo di legge. Che è una logica contestata anche con insulti ai politici quando rivendicano, a difesa delle loro azioni cadute sotto le lenti delle Procure e dintorni, il consenso che li ha portati in Parlamento, sia pure da qualche tempo con l’obbrobrio delle liste bloccate dai partiti che li impongono quindi ai loro elettori.

Convinto evidentemente che non bastasse la qualifica di “voltagabbana”, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio ha dato nel suo editoriale ai consiglieri che hanno voluto privarsi di Davigo, e ai magistrati che ne hanno condiviso il voto dall’esterno, o lo hanno sollecitato, degli “invidiosi della sua popolarità, della sua credibilità e del suo rigore morale”. Che brillarono particolarmente nella Procura di Milano, quando lui lavorava con Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo e altri alle indagini note come “Mani pulite”, costate la vita alla cosiddetta Prima Repubblica, oltre a qualche imputato fisico, diciamo così. E pensare che, personalmente, molto personalmente, oltre a dubitare di molti aspetti e metodi di quella stagione per altri epica, ho pensato che Davigo si fosse messo da solo fuori dall’ordine giudiziario quando in televisione divise gli italiani o, più in particolare gli indagati e imputati, non fra innocenti e colpevoli ma fra chi riesce a farla franca e chi no, essendo quindi tutti colpevoli.

La seconda notizia, appresa leggendo le cronache politiche del Corriere della Sera, è la perdita di consensi che comincia a subire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al quale – sempre sul Corriere – il buon Massimo Gramellini servendoci il suo caffè quotidiano ha attribuito la “vena democristiana” di “dare sempre ragione un po’ a tutti, ma mai del tutto a nessuno”. Lo ha appena fatto col problema del Mes, cioè del credito europeo per il rafforzamento del sistema sanitario, prima snobbato e poi ripreso in considerazione per le proteste del Pd, sino a procurarsi una vignetta urticante del solitamente benevolo Foglio e a subire, non a promuovere come sfida, come attribuitogli dal solito Fatto Quotidiano, la tanto odiata o bistrattata “verifica” della maggioranza. Che sarà tuttavia successiva a quella specie di congresso improbabilmente chiarificatore dei grillini.

E’ proprio dai grillini che proviene la terza buona notizia di giornata: un’intervista in cui Luigi Di Maio assicura di non avere “mai proposto” il cosiddetto “terzo mandato”. Pertanto dovrebbe ritenersi conclusa la sua esperienza politica, almeno ad un certo livello, fra poco meno di due anni e mezzo, salvo anticipi da conclusione prematura della legislatura.

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