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Europarlamento, da Maggioranza Ursula a Maggioranza Giorgia. Effetti e scenari

La rottura della fiducia interna alla coalizione pro-europea è sempre più evidente nei corridoi dell'Europarlamento: Weber e Garcia non sono più in grado di lavorare insieme. L'analisi di David Carretta tratta dal Mattinale europeo.

Il gruppo del Partito Popolare Europeo non ha fatto un favore a Ursula von der Leyen quando ha scelto di adottare il pacchetto “Omnibus I” con tutta l’estrema destra, rifiutando qualsiasi compromesso con gli altri gruppi che formano la maggioranza pro-europea al Parlamento europeo. Il suo presidente, Manfred Weber, ha festeggiato con un post su X memorabile per i toni populisti. “Promessa fatta, mantenuta e realizzata! Oggi è la giornata della ‘Fine della burocrazia europea’”, ha scritto Weber, dopo il voto di giovedì 13 novembre sul pacchetto di semplificazione sugli obblighi di rendicontazione e due diligence sulla sostenibilità. La reazione della Commissione è stata molto più misurata. Ursula von der Leyen vuole continuare a lavorare con “le forze pro europee e pro democrazia” come ha fatto dall’inizio del suo mandato, ha detto una sua portavoce. In effetti, la scelta di Weber di giocare alla “Maggioranza Ursula contro la Maggioranza Giorgia” indebolisce von der Leyen, introduce un nuovo elemento di incertezza nell’Ue e, alla fine, rischia di portare a un incidente potenzialmente mortale per la presidente della Commissione.

LA MAGGIORANZA ALTERNATIVA DEL PPE

La “Maggioranza Ursula” è formata dai gruppi politici che hanno sostenuto von der Leyen nel primo e nel secondo mandato. Oltre al PPE, la sua famiglia politica, ci sono i Socialisti & Democratici e i liberali di Renew, a cui spesso si aggiungono i Verdi. Sono loro che hanno garantito a von der Leyen i voti necessari per essere rieletta come presidente della Commissione e per confermare tutto il collegio dei commissari. Ma il rafforzamento dei gruppi della destra sovranista e dell’estrema destra alle elezioni europee del giugno 2024 ha offerto al PPE l’occasione di trovare una maggioranza alternativa per portare avanti i suoi obiettivi. I gruppi dei Conservatori e riformisti europei (ECR sovranista), dei Patrioti (Patriots di estrema destra) e dell’Europa delle nazioni sovrane (ENS di destra ancora più estrema), insieme, hanno di 190 seggi sui 720 al Parlamento europeo, da sommare ai 188 del PPE.

A Roma Giorgia Meloni, il cui partito Fratelli d’Italia appartiene al gruppo dell’ECR, governa con un partito membro del PPE (Forza Italia di Antonio Tajani) e un altro membro Patrioti (la Lega di Matteo Salvini). Durante e dopo la campagna elettorale per le elezioni europee dello scorso anno, la presidente del Consiglio italiana aveva dichiarato la sua volontà di esportare a Bruxelles il tipo di coalizione che guida a Roma. Il risultato del voto del 13 novembre “è il modello Meloni, ovvero la maggioranza Gorgia replicata a livello europeo”, ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, in un’intervista al Giornale. “Abbiamo dimostrato che un’altra maggioranza – e un’altra politica per l’Europa – è possibile. Questo è solo l’inizio”, ha detto il gruppo dei Patrioti dopo il successo sull’Omnibus.

LA RETROMARCIA SUL GREEN DEAL

La retromarcia sul Green deal offre una prima serie di provvedimenti su cui il PPE può formare una cooperazione strutturale con l’estrema destra. Dopo l’Omnibus I, la Commissione si prepara a presentare la sua proposta di revisione del regolamento sulle automobili a zero emissione. La data del 2035 per mettere al bando il moto a combustione sarà rimessa in discussione. Anche nel settore digitale ci può essere un allineamento destra-estrema destra. Mercoledì la Commissione dovrebbe presentare l’Omnibus digitale, esentando i Big tech da una parte della regolamentazione sulla protezione dei dati personali per esercitare i sistemi di Intelligenza artificiale. La nuova legislazione sulle politiche migratorie è un altro terreno naturale per un’alleanza tra il PPE e i gruppi alla sua destra. Il Parlamento deve votare sul nuovo regolamento sui rimpatri (con la creazione degli “hub di rimpatrio” nei paesi terzi), sul concetto di paese terzo sicuro (con il modello Ruanda per i richiedenti asilo) e sul paese di origine sicuro.

GLI ATTACCHI A WEBER

Gli altri gruppi della “Maggioranza Ursula” hanno condannato la scelta di Weber e del PPE di votare l’Omnibus I con l’estrema destra. La capogruppo dei Socialisti&Democratici, Iratxe Garcia Perez, ha ricordato a Weeber la linea rossa sugli estremisti (“non lavoreremo mai con quelli che non sono pro Ucraina, pro stato di diritto e pro Europa”, aveva detto il leader del PPE). “Quello che il vostro gruppo ha fatto è minare la stabilità”, ha detto la presidente del gruppo di Renew, Valérie Hayer, rivolgendosi direttamente a Ursula von der Leyen. “E’ una violazione del cordone sanitario”, ha denunciato la copresidente dei verdi Terry Reintke: “Questa non è una base per lavorare insieme”. Ma le minacce di socialisti, liberali e verdi di abbandonare la “Maggioranza Ursula” non sono una novità. Nell’ultimo anno sono state pronunciate più volte, senza che i tre gruppi abbiano tratto davvero le conseguenze. La rabbia è stata diretta più verso Weber che verso von der Leyen.

SCEMA LA FIDUCIA NELLA COALIZIONE PRO-EUROPEA ALL’EUROPARLAMENTO

Tuttavia le cose potrebbero cambiare. La rottura della fiducia interna alla coalizione pro-europea è sempre più evidente nei corridoi del Parlamento europeo. Weber e Garcia non sono più in grado di lavorare insieme. Il pericolo è quello di “una situazione paralizzante” e sarà “un problema per von der Leyen”, ha avvertito la verde Reintke. La “Maggioranza Giorgia” può approvare alcuni provvedimenti legislativi puntuali, ma non è in grado di mettersi d’accordo su proposte di interesse strategico più ampio che spingono verso un rafforzamento dell’Ue. “Il PPE non sarebbe mai in grado di approvare il Quadro finanziario pluriennale con l’estrema destra”, spiega una fonte del Parlamento: “Non sarebbe nemmeno in grado di approvare l’accordo sui dazi con Donald Trump o l’accordo con il Mercosur. I due gruppi dell’estrema destra sono contrari agli aiuti all’Ucraina o al rafforzamento della difesa europea”.

Dentro il PPE c’è coscienza del problema, anche se finora nessuno ha contestato apertamente la tattica di Manfred Weber. “L’alleanza con l’estrema destra non funziona e non aiuta”, ci ha spiegato un deputato del PPE, sotto condizione di anonimato. Del resto, Ursula von der Leyen non si sente a suo agio di fronte all’instabilità provocata dalle manovre di Weber. La presidente della Commissione è particolarmente preoccupata per la moltiplicazione delle mozioni di censura presentate dai gruppi dell’estrema destra.

I Patrioti e l’Europa delle nazioni sovrane, ma anche una parte dell’ECR, hanno fatto di von der Leyen il nemico numero uno. Nelle mozioni di censura di luglio e ottobre, la presidente della Commissione ha ottenuto 360 e 378 voti a suo favore. Se socialisti e liberali dovessero toglierle la fiducia, von der Leyen rischierebbe di trovarsi senza la maggioranza dei voti in Parlamento. Giuridicamente non sarebbe costretta a dimettersi, perché per far cadere la Commissione serve la maggioranza dei due terzi dei voti espressi, che rappresenti la maggioranza dei membri del Parlamento. Ma politicamente la posizione di von der Leyen diventerebbe insostenibile.

(Tratto dal Mattinale europeo)

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