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Centrodestra

Le trame russe dell’Espresso svelate dalla Verità su Salvini e Metropol

"Il finto scoop su Salvini orchestrato a tavolino da L'Espresso e Meranda". Lo scoop de La Verità. La nota di Paola Sacchi

 

L’inchiesta giudiziaria sul caso Metropol relativa ai presunti finanziamenti russi alla Lega di Matteo Salvini era già stata archivista poco più di un mese fa. Notizia data dai cosiddetti giornaloni certamente non con la stessa evidenza con cui fu data l’apertura dell’inchiesta, così come fu praticamente ignorata poco dopo il 25 aprile, come abbiamo scritto su Startmag, la visita di Salvini il 25 aprile al cimitero Americano di Firenze, accompagnato dai vertici dell’Ambasciata Usa in Italia, che lo ha ringraziato anche sui social.

Ma ora il quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, con Giacomo Amadori, giornalista giudiziario di punta, dal curriculum di prim’ordine, già a Panorama del Gruppo Mondadori, attraverso una documentazione esclusiva, accende i riflettori sull’inchiesta giornalistica cui seguì quella giudiziaria. Titolo: “Le trame russe de L’Espresso per incastrare Salvini e la Lega”. Sottotitolo: “Il finto scoop su Salvini orchestrato a tavolino da L’Espresso‘ e Meranda”.

Amadori ricostruisce, data per data, incontro per incontro, la vicenda dopo aver visionato in esclusiva un’informativa del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano e scrive che “la storia di questa parodia di Watergate dovrà essere tutta riscritta”. Osserva: “Getta una luce sinistra sull’intera inchiesta del settimanale, allora di proprietà della famiglia di Carlo De Benedetti”. Ma, scrive Amadori: “Nonostante questo Salvini stravinse le Europee del 2019”.

Il caso Metropol, infatti, fu lanciato proprio prima di quel cruciale appuntamento. La Lega ieri ha subito annunciato che sul caso Metropol “va in Procura dopo le rivelazioni choc del giornale La Verità sulla grave macchinazione per colpire Salvini prima del voto” (del 2019, ndr). Una lunga e dura nota di Via Bellerio annuncia che “la Lega ha dato mandato ai propri legali di presentare un esposto in Procura e di procedere in tutte le sedi per ripristinare la verità e tutelare le proprie ragioni, dopo la sconcertante inchiesta pubblicata dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro: la vicenda dell’hotel Metropol di Mosca – scrive oggi il giornale – è stata una macchinazione costruita a tavolino per colpire il partito e il leader Matteo Salvini (ai tempi vicepremier e ministro dell’Interno) alla vigilia delle ultime elezioni Europee”.

“Altro che scoop – denuncia la Lega – un faccendiere scriveva, parlava, registrava, cercava in tutti i modi di tirare in ballo la Lega e poi passava tutto all’amico giornalista che confezionava gli articoli per la felicità della sinistra e dei suoi giornali. I due (faccendiere e giornalista) si parlavano spesso, si incontravano, addirittura si erano recati a Mosca insieme”. Prosegue la nota leghista: “Non una inchiesta, quindi, ma una macchinazione per incastrare i rivali politici. Il tutto è stato annotato dalla Guardia di Finanza e riportato con evidenza da La Verità“. E ancora da Via Bellerio: “È bene ricordare che, dopo anni, i giudici hanno già stabilito l’assenza di passaggi di denaro dalla Russia o di reati a carico della Lega. Ora, queste rivelazioni offrono nuovi spunti che – ne siamo certi – saranno di grande interesse giudiziario”.

Conclusione: “Siamo di fronte ad uno scandalo, a una macchinazione che ha inquinato la nostra democrazia e il dibattito pubblico: la Lega si aspetta interventi chiari dalla politica, dalla magistratura, dall’ordine dei giornalisti e dai commentatori che per anni hanno rovesciato fango”. Frecciata finale: “Il direttore che aveva consentito la pubblicazione delle trame contro Salvini, Marco Damilano, è stato poi promosso in Rai dalla sinistra. Ci aspettiamo parole inequivocabili anche da parte sua”.

“Quello che emerge è sconcertante”, attacca Stefano Candiani del gotha leghista”. Giovanni Tizian, autore dell’inchiesta giornalistica controreplica: “Nessuna macchinazione, La Verità non è attendibile”. Ma, in conclusione del suo articolo, Amadori scrive: ” Chissà che cosa sarebbe successo se una simile operazione giornalistica fosse stata orchestrata da una testata riconducibile all’area moderata. Non vogliamo neanche provare a immaginarlo”.

E, sul piano delle vicende politiche, dal momento che innanzitutto l’inchiesta giudiziaria sul caso Metropol è stata solo un mese fa archiviata, chissà quale sorte avrebbe avuto la Lega senza quello che fu un grave danno di immagine. Salvini stravinse le Europee del 2019 e sempre in quell’anno, nonostante avesse staccato la spina al governo Conte-1, fece il ribaltone alle Regionali in Umbria dal profondo rosso alla presidenza leghista.

Ma l’immagine sinistra del “filoputiniano”, per la maglietta di vari anni fa – che in politica o meglio geopolitica in questo caso sono come un mondo fa – pro Putin sulla Piazza Rossa, quando tutti proprio tutti i leader politici e esponenti istituzionali italiani avevano ricevuto e stretto la mano al presidente russo, insieme con l’allora Cancelliera Merkel, Salvini poi se la portò sempre dietro. Soprattutto dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina. Non fu molto felice quella frase dell’allora premier Mario Draghi in piena conferenza stampa su “Quello lì che sta sempre al telefono con i russi…”.

Sorrisi complici di giornalisti che non ebbero il coraggio di chiedergli: “Scusi, a chi si riferisce?”, visto che non nominò Salvini. Il quale con la Lega era azionista di peso, alla pari di tutti gli altri, del governo di emergenza nazionale. Eppure la Lega, pur sottolineando la necessità contestuale dell’aspetto diplomatico, ha sempre votato compatta con tutto il centrodestra, come anche in questi giorni a Strasburgo sull’Asap, per il sostegno anche con le armi all’Ucraina. È stata la sinistra e il Pd in particolare ancora una volta a dividersi clamorosamente

Solidarietà  da Silvio Berlusconi “all’amico Matteo Salvini per gli attacchi che è stato costretto a subire per anni, a fronte di un’inchiesta conclusasi, come spesso, accade con un nulla di fatto”. Prosegue il leader azzurro:  “So bene cosa significhi subire processi politici e mediatici intentati quando non si riesce a sconfiggere l’avversario nelle urne e si preferisce farlo con la macchina del fango e quella giudiziaria. Sono sempre stato certo dell’onesta’ di Matteo cui mi lega un rapporto di profonda e sincera amicizia”.
La Lega chiede anche “l’intervento del Copasir” e, “alla luce di altre rivelazioni sconcertanti”, chiede se sia vero che “al tavolo ci sarebbero stati anche servizi segreti stranieri”. E, visto anche che Salvini allora “era Vicepremier e Ministro dell’Interno”, domanda se “la nostra Intelligence abbia qualcosa da dire”.
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