Skip to content

5 stelle

Epurazioni a 5 stelle

Che cosa ha svelato Il Fatto quotidiano sul Movimento 5 stelle. I Graffi di Damato.

L’ex sindaca di Torino Chiara Appendino ha davvero archiviato la posa deferente di quella foto che la sorprese in uno studio televisivo mentre sistemava la pochette nel taschino della giacca al presidente del suo partito Giuseppe Conte. Cui ha invece segnalato adesso, pur con qualche tentativo poi di ridurne la portata, il rischio che il MoVimento ancora nominalmente delle 5 Stelle venga fagocitato dal Pd, essendone diventato un cespuglio elettorale con quel 3,6 per cento rimediato in Emilia-Romagna, e superato col 3,7 dai renziani, rispetto al 43 del Nazareno. “Un socio di minoranza”, ha detto l’Appendino sorvolando sulla distinzione che Conte fa tra un’alleanza “organica” col Pd, come si disse di quella fra i democristiani e i socialisti realizzata da Aldo Moro con i suoi primi tre governi di coalizione e poi dai successori, e un’alleanza invece episodica, trattata di volta in volta in sede locale, attorno a un programma o a un candidato a sindaco di città o a presidente di regione. Una “direzione obbligata”, ha titolato oggi la Repubblica.

Il guaio però per i pentastellati, come è diventato ormai doveroso definirli non avendo più senso chiamarli grillini con Beppe Grillo che non si scomoda neppure a votarli quando viene chiamato alle urne; il guaio, dicevo, per i pentastellati è che si sono fagocitati da soli con una epurazione di iscritti avvenuta tra la disattenzione generale nei preparativi del quasi congresso digitale in corso. Che Il Fatto Quotidiano ha intestato con un fotomontaggio al Rischiatutto del compianto Mike Bongiorno.

Una fonte solitamente su quel campo, proprio Il Fatto Quotidiano, ci ha comunicato in un articolo firmato da Luca de Carolis che i 160 mila iscritti risultanti a giugno, prima delle elezioni europee, sono scesi a 89 mila dopo una verifica della loro operatività, diciamo così. Verifica disposta da Conte anche per cautelarsi dal potere che ha ancora come garante il fondatore Beppe Grillo di fare ripetere le votazioni dai risultati sgraditi per reclamarli a maggioranza qualificata.

La riduzione degli iscritti, tutto sommato, è stata sostanzialmente pari, nei soli cinque mesi trascorsi dal rinnovo del Parlamento europeo, a quella degli elettori. Che hanno contribuito a fare degli astensionisti ancora di più il primo partito d’Italia, sia pure virtuale, senza nome, senza simbolo, senza una sede, senza un leader. A meno che Beppe Grillo in qualche teatro o piazza non voglia impadronirsene, come a suo tempo cercò di fare la buonanima di Marco Pannella in bianco e nero con gli astensionisti della cosiddetta prima Repubblica. Che erano una minoranza relativamente misera, ma pur sempre superiore alle dimensioni elettorali del partito dichiaratamente e orgogliosamente radicale.

Torna su