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Vi racconto la guerra culturale di Musk

Idee, pensieri, teorie e progetti di Elon Musk. L'articolo di Enrico Pedemonte, autore del saggio "La fattoria degli umani", tratto da Appunti di Stefano Feltri.

Tempo fa un gruppo di amici di Elon Musk ha nascosto il cellulare del tycoon nella cassaforte dell’albergo dove alloggiava. Volevano impedirgli di twittare almeno durante la notte. Alle tre del mattino Musk ha chiamato la sicurezza dell’hotel e ha ordinato di sbloccare la cassaforte. È solo uno degli aneddoti, contenuti nella biografia di Musk firmata da Walter Isaacson, che descrivono i suoi comportamenti ossessivi-compulsivi.

Le manifestazioni maniacali dell’uomo più ricco del mondo non si fermano neanche di fronte ai capi di Stato. Cogliendo fior da fiore dalle cronache degli ultimi mesi: ha risposto “fottiti” (fuck) al commissario europeo Thierry Breton che gli aveva chiesto di moderare i contenuti su X; ha apostrofato con un “stai zitto, ometto” il ministro degli esteri polacco Radosław Sikorski, sostenendo l’inesistenza di un’alternativa a Starlink, la sua rete di satelliti; ha chiesto ai suoi 218 milioni di follower se “l’America dovrebbe liberare il popolo britannico dal suo governo tirannico”; ha più volte affermato che solo l’estrema destra dell’AfD può salvare la Germania; e recentemente ha scritto un post, poi cancellato, che assolveva Hitler, Stalin e Mao dai crimini di massa commessi, attribuendo tutta la responsabilità ai loro sottoposti.

Spesso, analizzando le sortite quotidiane di Musk ci si concentra sulla loro bizzarria. E non c’è dubbio che bizzarre siano, frutto di un uomo geniale e autistico animato da un sacro fuoco che lo spinge a distruggere il vecchio mondo per crearne uno nuovo di sua invenzione.

Ma spesso ci si dimentica che Musk è solo la punta di diamante di una schiera di tecnologi e intellettuali conservatori impegnati a picconare la democrazia americana. Quella di Musk è una guerra culturale che sta plasmando una parte dell’opinione pubblica (non solo di quella Usa) acuendo la sfiducia nei confronti dello Stato e dell’amministrazione pubblica.

In particolare, l’obiettivo principale di questa battaglia è la distruzione dell’egemonia culturale dei progressisti.

Nelle centinaia di post che ogni giorno pubblica su X, il social network da lui acquistato nell’ottobre 2022 per 44 miliardi di dollari, Musk invita il suo popolo ad agire per mettere fine all’influenza dei “marxisti” sulle università e le istituzioni culturali americane.

Recentemente ha invitato i dipendenti pubblici a denunciare (con segnalazioni anonime) i colleghi che ancora seguono le regole del DEI (diversità, equità, inclusione) ormai abolite da Trump. Quando Wikipedia ha aggiornato la pagina su di lui per includere un riferimento al saluto con il braccio teso, Musk ha accusato il sito di essere solo “un’estensione della propaganda dei media tradizionali” esortando i suoi follower a non fare donazioni all’enciclopedia online; nell’ottobre 2023 aveva promesso un miliardo di dollari se Wikipedia avesse cambiato il nome in Dickipedia, ove dick è l’epiteto volgarmente usato per indicare il membro maschile.

Il rapporto di Musk con Trump

Molti si chiedono quando finirà l’idillio di Trump con Musk. Alcuni sostengono che sia già finito dopo che, in una recente riunione alla Casa Bianca, il presidente ha ridimensionato il ruolo del tycoon, attribuendo ai capi dei dipartimenti le assunzioni e i licenziamenti. Altri dicono che in futuro Musk non porterà più il figlio nella stanza ovale dopo che questi ha spiaccicato le proprie caccole sulla scrivania del presidente, spingendolo a farla disinfettare.

Ma non è detto che il divorzio tra i due sia imminente.

Musk è il principale comunicatore dell’ideologia trumpiana: perché Trump dovrebbe inimicarsi l’uomo che controlla uno dei social network più diffusi e ogni giorno inonda con i suoi pensieri i cellulari di centinaia di milioni di cittadini? In fondo Musk, con il suo stakanovismo distruttivo, si sta solo applicando per concretizzare la strategia da anni indicata dal vicepresidente JD Vance, che non solo ha un’influenza crescente sul presidente, ma è ormai universalmente considerato il futuro del partito repubblicano.

Un paio di anni fa Vance aveva assicurato che Trump, una volta rientrato alla Casa Bianca, avrebbe “licenziato ogni singolo burocrate di medio livello e ogni funzionario dello Stato amministrativo, sostituendoli con la nostra gente”.

Nel 2021, intervistato in un podcast anti-femminista, aveva detto che Stati Uniti hanno bisogno di “un programma simile a quello di de-baathificazione in Iraq” (cioè la campagna per eliminare i membri del partito Baath di Saddam Hussein) auspicando “un programma di de-wokeificazione” per epurare la pubblica amministrazione da tutti i dipendenti della sinistra woke. In un’altra occasione ha ribadito la necessità di “distruggere le università”, culla dell’egemonia progressista sulla cultura americana.

Musk, con il suo prestigio di imprenditore geniale, è il braccio armato di questa strategia. Il Doge da lui diretto, oltre a essere uno strumento per licenziare dipendenti pubblici e alleggerire il bilancio dello stato, è una formidabile macchina di propaganda.

Il fatto che i risultati finora ottenuti siano risibili da un punto di vista economico e spesso dannosi per l’efficienza dell’amministrazione pubblica, non toglie che il messaggio diffuso sia devastante per l’immagine delle politiche di welfare tradizionalmente praticate dai democratici.

La sua influenza sul presidente è stata fino a oggi profonda. È stato lui a convincere Trump a nominare “Zar dell’intelligenza artificiale e delle criptovalute” il suo amico David Sacks. Stando a quanto scritto dal presidente sul suo social “Truth” – Saks sarà responsabile di “due aree fondamentali per il futuro della competitività americana” e “salvaguarderà la libertà di parola online”. Poi Trump ha annunciato (sempre su Truth) la creazione di una “riserva strategica di criptovalute” per fare in modo che “gli Stati Uniti diventino la Capitale Mondiale delle Criptovalute”.

È interessante ricordare che Saks fa parte di un gruppo che si è formato all’inizio del secolo intorno a PayPal, un’azienda nata per proporre una moneta elettronica criptata che doveva consentire di superare il controllo delle banche centrali. Di quel gruppo – definito in modo ironicamente minaccioso “PayPal mafia” – fanno parte tra gli altri, oltre a Sachs, anche Musk e Peter Thiel, che erano i fondatori.

Nostalgie sudafricane

Quando Musk ha alzato il braccio nel saluto nazista citato all’inizio, alcuni analisti si sono ricordati che questi personaggi erano tutti migrati dal Sudafrica negli anni in cui molti bianchi, vedendo il vecchio ordine sgretolarsi, preferirono andarsene; e che a quell’epoca, tra i bianchi sudafricani, la simpatia per il nazismo non era infrequente.

Persino Steve Bannon, elemento di spicco dell’estrema destra, sottolineando la loro influenza “maligna” sull’entourage di Trump, ha descritto i sudafricani bianchi come “le persone più razziste della terra” e ha invitato Musk a tornare al suo paese natale.

Forse Bannon esagera ma guardando le biografie di questi personaggi appare evidente che la loro cultura d’origine, che un tempo difendeva il dominio razziale ed economico della popolazione bianca, ha lasciato il segno.

A dimostrare questo timore è proprio Peter Thiel, un personaggio che ha un’influenza unica sulla cultura della Silicon Valley e su quella di Musk. (È stato lui, nel 2008, a salvare la SpaceX di Musk sull’orlo della bancarotta dopo tre lanci falliti investendo 20 milioni di dollari).

Nel 2009, in un saggio che scuote la destra americana (The Education of a libertarian), afferma di “non credere più che libertà e democrazia siano compatibili”.

Nel 2014, in From Zero to One, un libro che vende milioni di copie, sostiene che “la concorrenza è per i deboli” mentre “il capitalismo è fondato su monopoli” che consentono l’accumulazione dei capitali necessari per finanziare una ricerca che può cambiare il mondo.

Leggendo i suoi scritti viene alla mente il culto del superuomo che non può essere giudicato secondo le regole morali correnti perché i suoi gesti sono motivati da obiettivi e da sogni che la gente comune non è in grado di comprendere e non può quindi giudicare e ostacolare.

Superuomini?

Ogni azienda creata da Elon Musk è l’espressione di un sogno utopico per salvare l’umanità che sembra tratta dal libro dei sogni di Thiel.

Quando fonda Neuralink lo fa per fondere «il cervello con l’intelligenza artificiale e dare il via alla prossima fase dell’evoluzione umana». Per realizzare questo obiettivo partecipa alla fondazione sia di DeepMind (nel 2014) sia di OpenAi (nel 2018), le due aziende di punta nell’IA da cui è uscito poi per avere rotto con entrambi i soci (Demis Hassabis e Sam Altman).

Quando crea SpaceX lo fa pensando di conquistare Marte, e questo si iscrive in un pensiero utopico che prevede prima la fusione tra cervello e computer, poi l’espansione nell’universo da parte di una nuova umanità digitale.

Il lettore che alza incredulo il sopracciglio deve sapere che suggestioni di questo tipo sono state pubblicamente sposate dai leader di Google (in particolare da Larry Page) e da molti altri imprenditori della Silicon Valley, convinti che le loro tecnologie porteranno alla creazione di una nuova umanità (transumana) e all’immortalità. Sergey Brin (l’altro fondatore di Google) ha più volte detto di aspirare a “curare la morte”.

Larry Ellison (di Oracle) ha descritto la mortalità come ‘incomprensibile’. Alcuni di loro (tra cui Sam Altman, il fondatore di OpenAi) prevedono di far congelare il proprio cervello (un processo che prevede l’eutanasia) per poterlo un giorno caricare su un computer e raggiungere quindi l’immortalità digitale).

Musk è dunque solo il più ricco (e famoso) esponente di idee che hanno egemonizzato la cultura della Silicon Valley. Le sue smanie quotidiane esprimono in modo incontenibile il suo desiderio di accelerare il cambiamento e scrollarsi di dosso le lentezze dell’amministrazione pubblica e le cautele degli intellettuali progressisti (americani, ma soprattutto europei).

I miraggi generati da una tecnologia che – nelle descrizioni dei suoi creatori – sembra avere capacità divine alimentano la moltiplicazione di tribù tecno-utopistiche pervase da idee che ricordano pericolosamente l’eugenetica.

Una delle ultime nate (Effective Accelerationism) predica la necessità di accelerare le ricerche sull’intelligenza artificiale e nel suo manifesto programmatico sostiene che «l’accelerazionismo è semplicemente l’autocoscienza del capitalismo che è appena iniziato: l’obiettivo generale dell’umanità è preservare la luce della coscienza».

Sulla pagina web di questo movimento Musk commenta: «Ecco perché dobbiamo preservare la luce della coscienza diventando una civiltà spaziale ed estendendo la vita ad altri pianeti».

Se questa è la prospettiva, il licenziamento di qualche milione di impiegati pubblici appare un insignificante incidente di percorso, e l’indebolimento della democrazia un passaggio necessario. Ma se queste sono le suggestioni che ispirano la nuova amministrazione americana, forse dovremmo cominciare a preoccuparci.

(Estratto da Appunti di Stefano Feltri)

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