Il Maligno è solito infilare la coda nei particolari. Nel putiferio di dichiarazioni, appelli, minacce, farneticazioni che hanno accolto il piano israeliano di occupazione militare di gran parte della Striscia c’è un aspetto che a me sembra emblematico dell’ipocrisia con cui viene affrontata la tragedia di quell’angolo di terra.
Tra le “controindicazioni” (ce ne sono molte anche di fondate e reali) che avrebbe l’azione di IDF viene indicata l’uccisione da parte di Hamas degli ostaggi fino ad ora sopravvissuti. Prendiamo per tutte la dichiarazione del segretario generale Onu Antonio Guterres, il quale “è profondamente allarmato” dalla decisione del governo israeliano di prendere il controllo di Gaza City, “decisione che segna una pericolosa escalation e rischia di aggravare le già catastrofiche conseguenze per milioni di palestinesi, mettendo ulteriormente a repentaglio altre vite, comprese quelle degli ostaggi”.
Già gli ostaggi. E’ naturale che i famigliari temano la “soluzione finale” dei civili israeliani catturati il 7 ottobre e detenuti in condizioni disumane nei labirinti del sottosuolo e considerino la loro liberazione l’obiettivo prioritario.
Ciò che offende è l’atteggiamento di gran parte della comunità internazione e dell’opinione pubblica nei confronti di questo problema tanto cruciale per le origini e le sorti di quel conflitto.
In sostanza, in tutti questi mesi è sembrato – non giustificato – ma comprensibile il mercato di esseri umani (compresi i loro cadaveri) con cui Hamas ha ricattato Israele anche a costo di mettere in conto gli effetti collaterali della guerra sulla popolazione civile.
Siamo arrivati al punto in cui, se Hamas dovesse portare a termine il suo sterminio, la colpa ricadrebbe su Israele, mentre la rappresaglia dei terroristi con persone colpevoli (a proposito di genocidio) soltanto di essere ebrei verrebbe condannato a parole ma giustificato nei fatti.
In fondo la questione degli ostaggi è stato il grande equivoco di questa tragica vicenda. Si sono spese più parole a vanvera per disarmare Israele che per indurre Hamas a liberale gli ostaggi, considerando questa operazione come oggetto di un negoziato, nel migliore dei casi.
Persino gli Stati e le istituzioni arabo-palestinesi hanno convenuto che la liberazione degli ostaggi deve essere un’azione preliminare rispetto ad un “cessate il fuoco” in vista di un negoziato.
Ma la comunità internazionale preferisce avventurarsi lungo il percorso insidioso di un riconoscimento dello Stato di Palestina, da aggiungere alle sanzioni contro Israele e alla rottura (con volgare comicità) di tutti i possibili rapporti con Israele, piuttosto che impostare un’azione diretta per il rilascio degli ostaggi che sarebbe stata e sarebbe ancora il modo per la cessazione delle ostilità.
Gli spazi e le opportunità ci sarebbero stati: la Striscia di Gaza è la parte del mondo in cui si concentra la maggior parte dell’assistenza internazionale.
Dopo il 7 ottobre in alcuni paesi venne presa la decisione di interrompere il flusso degli aiuti e delle risorse. Ma ben presto si fece retromarcia all’insegna dello slogan “Hamas non è la Palestina”.
Principio discutibile ma non infondato. Il fatto è che quasi nessuno si azzarda ad affermare oggi che Israele e gli ebrei della diaspora non sono l’attuale premier né il governo in carica. Ciò, nonostante la dimostrazione quotidiana della vivacità democratica di quel focolare.
E’ tanto difficile ripetere le stesse parole di Abu Mazen rivolte ad Hamas?: «Figli di cani, liberate gli ostaggi».
Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, infatti, in occasione di un intervento al consiglio centrale dell’Anp, già nell’aprile scorso, criticò l’organizzazione islamista che controlla la Striscia di Gaza, accusandola di alimentare gli attacchi israeliani, aggiungendo, poi, che «la guerra deve finire» e che centinaia di persone muoiono ogni giorno «perché Hamas non vuole consegnare gli ostaggi».
Posso affermare che mi vergogno di troppi miei concittadini?
Anzi mi è venuto il dubbio che avessero ragione i no vax quando sostenevano che, attraverso la vaccinazione contro il Covid-19, veniva immesso un chip per condizionare il pensiero e i comportamenti agli ordini di una Spectre misteriosa.
Solo così si spiegherebbe la disperata e cinica ventata di follia che si aggira per il mondo e che ha trasformato i palestinesi nei martiri del XXI secolo.