Ursula von der Leyen è riuscita a fare fuori il francese Thierry Breton. I due andavano poco d’accordo, ma si completavano a vicenda. La presidente ha lasciato che il suo risentimento prendesse il sopravvento per mostrare la sua autorità. Ursula von der Leyen si è così liberata dell’ultima voce critica della sua prima Commissione e ha messo insieme una squadra dominata dal Partito Popolare Europeo, in cui la socialista Teresa Ribera e la liberale Kaja Kallas avranno difficoltà ad esistere.
“La nomina della nuova Commissione europea sta gradualmente degenerando in un teatro dell’assurdo”. L’eurodeputato tedesco della SPD Bernd Lange ha trovato le parole giuste per descrivere la pantomima di lunedì. Una cornice vuota postata su X da Thierry Breton con una didascalia ellittica – “Il mio ritratto ufficiale per il prossimo mandato della Commissione europea” – seguita da un secondo messaggio che annuncia le sue dimissioni con una copia di una lettera poco lusinghiera indirizzata a Ursula von der Leyen. Il tono è duro e l’accusa violenta: “Hai chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per motivi personali che in nessuna occasione hai discusso direttamente con me – e hai offerto, come baratto politico, un portafoglio più influente per la Francia nel futuro collegio”. In breve, Ursula von der Leyen è accusata di aver ricattato la Francia per ottenere la testa di Thierry Breton. E ci è riuscita.
COME SI E’ MOSSA VON DER LEYEN
La squadra di von der Leyen si è rifugiata dietro alla “riservatezza” del processo e dei colloqui riservati tra la presidente e i leader sulla composizione del suo collegio, I suoi portavoce hanno insistito sui due criteri richiesti: “competenza e parità”. Emmanuel Macron avrebbe potuto nominare una donna al posto di Thierry Breton, rispondendo così favorevolmente alla richiesta di parità all’interno del collegio. È quanto è stato costretto a fare il governo sloveno guidato dal liberale Robert Golob (Renew), messo in subbuglio dalle pressioni di von der Leyen. Emmanuel Macron ha invece nominato una persona a lui vicina e ha optato per un basso profilo.
FRASI E PAROLE FRA VON DER LEYEN E BRETON
Nessuno osa mettere in dubbio l’idoneità di Thierry Breton per un altro mandato come commissario. Ursula von der Leyen lo ha ringraziato per il lavoro svolto durante la precedente Commissione, in particolare per “i progressi sui servizi digitali”, ha dichiarato la sua portavoce. Un ringraziamento molto breve. In effetti, senza l’aiuto di Thierry Breton, Ursula von der Leyen sarebbe naufragata. “Con le dimissioni di Thierry Breton, la Commissione europea – e la Francia – perdono uno dei commissari più intraprendenti e tenaci.
COSA E’ SUCCESSO FRA VON DER LEYEN E MACRON
Ursula von der Leyen ha ricattato Emmanuel Macron. Gli ha offerto un portafoglio molto insoddisfacente per Breton e ha accettato di rafforzarlo a condizione che lui cambiasse candidato. Il capo di Stato francese ha ceduto. Ursula von der Leyen non ha mai perdonato a Thierry Berton di aver criticato pubblicamente la sua gestione della Commissione, la mancanza di collegialità nelle decisioni e i conflitti nei rapporti con i commissari.
LA DENUNCIA DI BRETON
Thierry Breton ha denunciato pubblicamente queste carenze in una lettera co-firmata dall’Alto rappresentante, lo spagnolo Josep Borrell, dal Commissario per gli Affari economici e monetari, l’italiano Paolo Gentiloni, e dal Commissario per gli Affari sociali, il lussemburghese Nicolas Schmit. Tre socialisti e un liberale. Ieri ha deciso di rendere pubblica la sua lettera di dimissioni e le accuse che lancia sono devastanti per l’immagine di Ursula von der Leyen. “In questo momento c’è molta porcellana rotta. Purtroppo, questo non è di buon auspicio per il futuro”, commenta Bernd Lange.
LA SQUADRA DI VON DER LEYEN
Ma con il licenziamento di Thierry Breton, tutti i ribelli sono stati eliminati. Ursula von der Leyen ora ha le mani libere per esercitare un controllo totale sulla sua Commissione. Teresa Ribera, Kaja Kallas e Stéphane Séjourné sono alle prime armi. Con la presidente, il nuovo collegio comprende quattordici commissari del Partito Popolare Europeo, cinque commissari di area Renew, tra cui Kallas e Séjourné, e cinque socialisti, tra cui Ribera e lo slovacco Sefcovic (ma quest’ultimo non è riconosciuto dai socialisti come uno dei loro). Inoltre ci sarà un membro del gruppo sovranista dei Conservatori e Riformisti (ECR), l’italiano Raffaele Fitto, probabilmente con il ruolo di vicepresidente, e un commissario diretta emanazione del leader anti europeo ungherese Viktor Orban, Oliver Varhelyi.
(Estratto dal Mattinale Europeo, qui la versione integrale)