Nello stesso giorno, casualmente, della festa bagnata e un po’ anche boicottata delle Olimpiadi parigine Giovanni Toti ha perduto la sua personale olimpiade con i magistrati che lo tengono agli arresti domiciliari da ottanta giorni, dopo circa quattro mesi di indagini preliminari a sua insaputa e intercettazioni per presunta corruzione, falso e non so cos’altro finiranno ancora per contestargli quando lo porteranno finalmente al processo. Che magari si concluderà, come tanti già subiti da altri politici e amministratori pubblici, con l’assoluzione praticamente alla memoria: da notizia a una colonna, come diciamo noi giornalisti, magari nella pagina dei necrologi estesi ai vivi dimenticati.
Un monumento quasi funebre è stato eretto sarcasticamente sulla prima pagina del Fatto Quotidiano – e dove sennò? – con la vignetta di Vauro in cui Toti assume le vesti, la stampella e quant’altro dell’omonimo Enrico, morto nelle trincee della prima guerra mondiale lanciando la sua gruccia contro gli austriaci e incitando i commilitoni all’assalto.
Meno sarcasticamente ed eroicamente, pur senza la divisa e i gradi del generale Armando Diaz, Massimo Giannini su Repubblica – e dove sennò?, anche questa volta – ha steso il bollettino della vittoria dei magistrati e di tutta la cultura e politica giustizialista scrivendo che “con Toti, al dunque, frana un po’ anche la presunta compattezza dell’asse FdI-Lega-Forza Italia”, travolta dalla piazza di sinistra che qualche giorno fa a Genova reclamava questo epilogo. “Meloni – ha sentenziato Giannini da cassazionista del giornalismo politico – ha palesemente perduto il tocco magico. Sembrava quasi la nuova Merkel, dopo l’apparente successo dei suoi Fratelli nel voto europeo del 9 giugno e la tronfia esibizione da padrona del mondo e Regina di tutte le Puglie al G7 di Borgo Egnazia”. E così è sistemata anche la premier imprudentemente in carica, oltre all’ormai ex governatore della Liguria.
I giornali di area governativa come Il Giornale hanno titolato sul “ricatto” subìto da Toti, dimessosi nel tentativo di affrontare il processo da libero. Il Foglio ha titolato in rosso sull’”arresto di scambio” gestito dai magistrati. Il Riformista ha parlato nel titolo di “golpe giudiziario che seppellisce il garantismo” e di politica che “l’è morta”.
Ma la traduzione più politica e istituzionale della vicenda Toti si trova sull’Unità, un giornale non proprio di sostegno al governo Meloni, col titolo confezionatosi personalmente dal direttore Piero Sansonetti che dice, in apertura della prima pagina: “Piemmerato: Alle Procure il potere di sciogliere i consigli regionali”. Una riforma che, diversamente dal premierato proposto dal governo, non ha avuto bisogno di passare per il Parlamento. Ha viaggiato come un frecciarossa.