GENESI DELL’ACCORDO AL CONSIGLIO EUROPEO SU VON DER LEYEN, COSTA E KALLAS
E’ bastato un incontro in teleconferenza ieri tra Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis, Olaf Scholz e Pedro Sanchez, Emmanuel Macron e Mark Rutte per confermare l’intesa che era già stata raggiunta la scorsa settimana sui “Top Jobs”. I sei negoziatori che rappresentano il Partito popolare europeo, il Partito socialista europeo e i liberali di Renew domani proporranno ai capi di stato e di governo di confermare la tedesca Ursula von der Leyen come presidente della Commissione, di nominare il portoghese Antonio Costa presidente del Consiglio e di scegliere l’estone Kaja Kallas come Alto rappresentante per la politica estera. L’accordo è stato confermato da diverse fonti. “I capi di Stato e di governo hanno concordato questa mattina durante una videoconferenza di proporre Ursula von der Leyen per un secondo mandato”, ha detto il leader della Cdu tedesca, Friedrich Merz: è una “buona decisione”.
MELONI ESCLUSA DI NUOVO DALLE TRATTATIVE PER I TRE TOP JOBS
Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, è rimasta nuovamente fuori dai negoziati sulle nomine che saranno approvate al Consiglio europeo. E’ la seconda volta, dopo la cena informale di lunedì 17 giugno, durante la quale Meloni ha reagito in modo “furioso”, secondo diversi testimoni. In caso di opposizione della premier italiana, i capi di stato e di governo del Ppe, del Pse e di Renew sono pronti a passare in forza, ricorrendo a un voto a maggioranza qualificata. Al Consiglio europeo non sarà negoziata nemmeno la richiesta avanzata dall’Italia di una vicepresidenza della Commissione e di un portafoglio importante per il commissario italiano. Toccherà a Ursula von der Leyen negoziare con Meloni, ma come capo di governo, non come leader del partito dei Conservatori e riformisti europei. Una delle condizioni poste da socialisti e liberali a von der Leyen è di non fare accordi con l’estrema destra.
PERCHE’ (ANCHE) ORBAN E’ FURIOSO
A prescindere da Meloni, il Consiglio europeo con ogni probabilità dovrà ricorrere al voto a maggioranza qualificata per ratificare l’accordo sulle nomine. Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ieri ha reagito in modo furioso su X dopo che l’accordo è stato confermato. “L’accordo che il Ppe ha stretto con la sinistra e i liberali va contro tutto ciò su cui si fonda l’Ue”, ha denunciato Orban: “Invece dell’inclusione, semina i semi della divisione. Gli alti funzionari dell’Ue dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri, non solo la sinistra e i liberali!”. Salvo sorprese, il premier ungherese domani non si priverà del piacere di votare contro von der Leyen, Costa e Kallas e di annunciarlo pubblicamente. Ma il vero pericolo per il successo del Consiglio europeo è un veto di Orban sull’agenda strategica, il documento che fissa le priorità per i prossimi cinque anni.
(Estratto dal Mattinale Europeo)