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Ultima Fermata

Draghi, Conte e il film della politica italiana

“Ultima fermata. Il grande intrigo della politica italiana” di Tommaso Labate letto da Tullio Fazzolari   Mancano ormai poche ore alle elezioni. E dopo ci saranno come al solito una maggioranza, un governo e un’opposizione. Ma, al di là di queste poche e generiche certezze, mai come questa volta è difficile fare previsione sugli scenari…

 

Mancano ormai poche ore alle elezioni. E dopo ci saranno come al solito una maggioranza, un governo e un’opposizione. Ma, al di là di queste poche e generiche certezze, mai come questa volta è difficile fare previsione sugli scenari di medio o lungo periodo. La causa numero uno è che la politica italiana negli ultimi mesi è diventata sempre più incomprensibile per i cittadini e perfino per gli addetti ai lavori e ancora è lecito chiedersi quali siano stati i veri motivi che hanno portato a una crisi intempestiva e al voto anticipato.

“Ultima fermata. Il grande intrigo della politica italiana” di Tommaso Labate (Solferino, 192 pagine, 16,50 euro) è il primo libro che fa un po’ di chiarezza. Non c’è bisogno di rivelazioni o retroscena clamorosi che tanto piacciono a un genere di giornalismo strillato e anche abbastanza fastidiose. Da professionista, Labate le ha già scritte tutte giorno per giorno sul “Corriere della sera”. “Ultima fermata” è, invece, una minuziosa e molto leggibile ricostruzione degli avvenimenti. Il risultato finale è importante per due ragioni. La prima è che, rimettendo in ordine tutte le tessere del mosaico, si riesce a dare un senso a una vicenda che in apparenza continua a sembrare assurda. L’altra, non meno essenziale, è che grazie a questo lavoro risultano in maggiore evidenza episodi decisivi che nel vortice delle cronache quotidiani erano passati un po’ in sordina. E, alla fine, questi particolari contano più di uno scoop.

La caratteristica particolare di “Ultima fermata” è che lo si può leggere come la sceneggiatura di un film. Sia detto con molta prudenza: potrebbe essere un buon segno. La mancanza di appeal dell’attuale politica italiana fa sì che, a differenza di altri paesi come gli Stati Uniti, non ci sia interesse da parte del cinema o della tv. Dopo i film centrati su personaggi della prima repubblica abbiamo avuto in pratica solo qualche noioso polpettone televisivo su tangentopoli. Poi il vuoto. Soprattutto perché non si vedevano storie da raccontare.
E invece i sette mesi che iniziano il 22 dicembre del 2021 e si concludono il 21 luglio di quest’anno sono una storia che merita di essere rivista. Il protagonista è senza dubbio il presidente del Consiglio Mario Draghi. E tutto inizia da quella sua frase con cui di fatto fa intendere di essere disponibile per la presidenza della Repubblica.

Per la maggior parte degli italiani sembrava naturale che la personalità più stimata a livello internazionale diventasse capo dello Stato. Non così per i nostri politici. Iniziano subito gli intrighi, un “gioco di specchi” come scrive Labate, la cui conseguenza è il siluramento della candidatura di Draghi. Ma gli effetti di susseguono a catena come nel domino fino d arrivare alla crisi di governo e di legislatura. Come in ogni buon film, non mancano gli episodi surreali: che la miccia finale della crisi sia stata un’intervista di un sociologo a un programma satirico della radio è cosa che di solito non accade in un paese serio. Ma pazienza, gli ingredienti per una storia ci sono tutti. Tranne uno, almeno per il momento: causa la difficoltà nel fare pronostici, non si vede ancora un lieto fine…

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