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Salvatore Luongo e la guerra immaginaria nel governo sul nuovo vertice dei Carabinieri

Le fantasiose partite mediatiche sul nuovo comandante generale dei Carabinieri, Salvatore Luongo. I Graffi di Damato

Sulla più naturale e logica delle proposte, quella del ministro della Difesa Guido Crosetto, il governo ha disposto, all’unanimità e senza un minuto di discussione, come precisato dallo stesso Crosetto, il più naturale e logico degli avvicendamenti al vertice dell’Arma dei Carabinieri per la più naturale e logica delle scadenze. Al posto dell’uscente generale Teo Luzi è stato nominato il suo vice, e generale di Corpo d’Armata, Salvatore Luongo.

Eppure per qualche settimana si è svolta su alcuni giornali italiani, il più combattivo e ostinato quello di Carlo De Benedetti – Domani – con interventi dello stesso direttore Emiliano Fittipaldi, a colpi di retroscena e simili, una guerra all’interno del governo. Tutto svanito in Consiglio dei Ministri in un attimo.

La ritorsione, chiamiamola così, del giornale di De Benedetti è consistita nel declassamento, dalla prima a pagina 5, della notizia della guerra perduta addirittura dalla premier e dal suo principale sottosegretario Alfredo Mantovano. “Crosetto – dice il titolo di Domani – vince la sua battaglia. Luongo comandante dell’Arma”. E nel sommario, come si dice in gergo tecnico: “Il ministro della Difesa ha portato a casa la scelta del generale su cui aveva puntato da tempo. Mantovano esce sconfitto. Evitata la figuraccia di un lungo stallo che impensieriva il Quirinale”.

Tutto molto interessante, intrigante, pittoresco se fosse stato minimamente vero. Le migliori vittorie, potrebbe dire il ministro della Difesa, sono quelle che si conseguono senza avere avuto neppure il bisogno o la scomodità di combatterle.

Al generale Luzi che lascia e al generale Luongo che gli succede anche i miei ringraziamenti e auguri, rispettivamente, di carattere umilmente personale: niente, sotto lo zero, rispetto a quelli delle Autorità, con la dovuta maiuscola, sia vincenti che perdenti secondo la rappresentazione immaginaria dell’ancor più immaginaria guerra appena conclusa a Palazzo Chigi e dintorni.

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