Skip to content

di pietro

Le Pen? Così fan tutti al Parlamento europeo. Parola di Antonio Di Pietro

L'ex magistrato Antonio Di Pietro dice papale papale che... I Graffi di Damato.

“Io sono stato parlamentare europeo ed è impossibile tracciare un confine sul lavoro che chiedi di fare ai tuoi collaboratori per il Parlamento di Bruxelles e quello per l’attività politica nel Paese di provenienza”. Sapete chi lo ha detto commentando e disapprovando la sentenza di condanna emessa a Parigi contro Marine Le Pen estromettendola, fra l’altro, dalla corsa all’Eliseo del 2025 per “ineleggibilità”? Che peraltro le impedirà sì la scalata alla Presidenza della Repubblica di Francia ma “farà vincere sicuramente uno dei suoi”, ha aggiunto e previsto l’ex eurodeputato italiano.

Ma chi è – ripeto – costui, le cui dichiarazioni sono state raccolte e diffuse da Augusto Minzolini sul Tempo? E’ nientemeno che Antonio Di Pietro, l’ex magistrato che conquistò le prime pagine dei giornali non solo italiani ma del mondo come il protagonista o il più emblematico attore delle indagini giudiziarie che decapitarono tra il 1992 e il 1993 la cosiddetta prima Repubblica, spianando involontariamente la strada alla seconda di un esordiente Silvio Berlusconi. Quello che, ormai insediato a Palazzo Chigi, lo stesso Di Pietro si propose al capo della Procura della Repubblica di Milano, Francesco Saverio Borrelli, di interrogare per “sfasciarlo”. Cioè per sfacciare anche lui, come aveva tentato di fare, un po’ riuscendovi, con Bettino Craxi e un po’ fallendo con Romano Prodi. Di cui peraltro sarebbe diventato poi due volte ministro dei lavori pubblici: nel 1996 e dieci anni dopo, nel 2006. Ma già lo stesso Berlusconi nel 1994 aveva tentato di portarlo al governo, quando era ancora magistrato, trattenuto dal già ricordato Borrelli, contrario anche alla nomina a ministro di un altro della sua squadra: Camillo Davigo.

La testimonianza, a distanza, a favore di Marine Le Pen è l’ultima sorpresa riservata da Di Pietro ai suoi ex colleghi ed estimatori, dopo la condivisione della riforma della giustizia targata Nordio – l’attuale ministro della Giustizia – per la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri, il sorteggio dei rappresentanti dei magistrati nell’organo probabilmente doppio di autogestione e una corte speciale di giustizia per occuparsi delle loro vertenze.

Il tempo, come vedete, non passa sempre inutilmente. Riesce ad essere galantuomo, almeno ogni tanto.

Torna su