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Vi racconto i trambusti fra Mattarella, Fico, Di Maio e Salvini

E' in atto un assedio istituzionale contro Salvini? I Graffi di Damato

E’ scattato contro Matteo Salvini, quotidianamente a cavallo della sua notorietà umana e politica, e dei sondaggi elettorali che lo danno in crescita rispetto ai suoi vecchi e nuovi alleati di governo, un assedio che non è esagerato definire istituzionale, viste le provenienze degli attacchi, diretti o allusivi, che gli sono stati rivolti nelle ultime 24 ore. E curiosamente in coincidenza, o subito dopo un’intervista al Corriere della Sera in cui un’altra figura quasi istituzionale, ormai, come il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio Mario Monti gli ha dato dell’insegnante di “diseducazione civica” agli italiani. Che di simili lezioni, a dire il vero, già ne ricevono da altri, e da un certo tempo.

Anche al democristiano Mario Scelba, ministro dell’Interno come Salvini, capitò negli ormai lontani anni Cinquanta, e forse anche qualcosa di più, di essere strapazzato come insegnante di educazione civica per avere definito “culturame” tutto ciò che si scriveva e si diceva sotto il profilo intellettuale contro il polso fermo col quale egli faceva difendere, e perciò garantiva, l’ordine pubblico nelle piazze e dintorni.

Per tornare ai nostri giorni, o alle nostre ore, dopo l’antipasto di Monti, pur reduce da un voto a sorpresa, nell’aula del Senato, a favore del governo sul terreno scivolosissimo dei rapporti con l’Europa, vista la severità con la quale l’ex presidente del Consiglio giudica chi si trova a confliggervi, è arrivato sulla tavola di Renzi il primo piatto del presidente della Camera Roberto Fico. Che, in deroga alla neutralità del proprio ruolo, per quanto già disattesa da qualche suo predecessore ai tempi dei governi sia di centrosinistra sia di centrodestra, ha voluto confermare – e sottolineare quindi ancor più di quanto non avessero fatto i cronisti parlamentari- la sua non casuale assenza dallo scranno più alto di Montecitorio nella seduta in cui è stata approvata la conversione del decreto legge su immigrazione e sicurezza: un po’ il fiore all’occhiello del vice presidente leghista del Consiglio e ministro dell’Interno. E un po’ anche dello stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, grillino come Fico, che ha affiancato Salvini nella foto festeggiante l’approvazione della legge, procurandosi per questo da Massimo Giannini, su Repubblica, la qualifica di uomo sandwich.

La battuta con la quale Salvini ha cercato di liquidare la sortita -non la prima- di Fico contro di lui, esprimendo il dubbio che il presidente della Camera avesse letto davvero il provvedimento, ha ottenuto l’effetto opposto a quello desiderato. Fico infatti ha precisato di averne letto ben bene il testo, e di avere proprio per questo voluto evitare solo di assistere, pur senza votare, alla sua approvazione.

Il secondo piatto, ma forse anche la frutta, il dolce, il gelato e il digestivo sono stati serviti a Salvini dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il quale, senza tornare sul decreto sicurezza e sulle preoccupazioni che lo avevano indotto ad emanarlo con una lettera di accompagnamento e di raccomandazione per il rispetto delle norme costituzionali sulla stessa materia, ha voluto contestare le riserve espresse da Salvini, e praticamente imposte al governo, su un documento dell’Onu in tema di immigrazione, noto come “Global Compact”. Alla cui consacrazione, diciamo così, non a caso l’Italia non parteciperà il 10 e l’11 dicembre, in un incontro internazionale a Marrakech organizzato dalle stesse Nazioni Unite. Eppure Giuseppe Conte in persona vi aveva assicurato l’adesione parlandone nel Palazzo di Vetro, a New York.

Ebbene, proprio di quel “documento”, citato pur senza ricordarne esplicitamente la provenienza Onu, il capo dello Stato ha voluto condividere e indicare la “preziosità”, ai fini della gestione del complesso e universale fenomeno dell’immigrazione, parlandone all’Università di Verona.

Salvini, che con Mattarella ha avuto già altre occasioni di confronto difficile, a dir poco, ha incassato in silenzio la stilettata presidenziale, almeno sino al momento in cui scrivo, forse per non creare al suo partner di governo Luigi Di Maio un problema maggiore di quello procuratogli all’interno del movimento grillino da Fico. Che quanto più passa il tempo, più si complica la gestione del famoso e spesso incerto “contratto” di governo, più difficoltà incontra Di Maio nel suo ruolo di capo politico del movimento delle 5 stelle, tanto più ne diventa o appare contraltare o concorrente: forse ancor più di quanto sia stato avvertito sinora, con i suoi messaggi dall’America del Sud, il grillino ex deputato Alessandro Di Battista, Dibba per gli amici.

Si deve probabilmente alla comprensione per i problemi che Di Maio – per non parlare delle vicende familiari di lavoro nero e abusi edilizi- ha all’interno del proprio movimento, dove gli rimproverano troppa accondiscendenza verso i leghisti, anche la decisione di Salvini di disertare all’ultimo momento un vertice del centrodestra dove era atteso. E dove Berlusconi, smentendo reazioni stizzite di qualche fedelissimo, che smania per il ritorno di Salvini “a casa”, si è accontentato di un’amichevole telefonata di chiarimento fattagli dal troppo occupato, e preoccupato, ministro dell’Interno.

La situazione politica è insomma complessa, su tutti fronti, compreso naturalmente quello della riscrittura, o quasi, dietro le quinte, della manovra finanziaria per cercare di schivare o allontanare la procedura europea di infrazione per eccesso di debito, specie ora che il prodotto interno lordo è risultato non fermo ma arretrato nel terzo trimestre del 2018, e primo del governo gialloverde.

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