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Cosa succederà alle sinistre in Spagna e Regno Unito?

La sinistra è in crisi ovunque ma non si riavrà col populismo. Il corsivo di Francesco Cundari tratto dalla newsletter La Linea.

Non è un grande momento per la sinistra, praticamente da nessuna parte. Negli Stati Uniti i democratici sembrano ancora annichiliti dalla sconfitta e incapaci di contrastare le pulsioni autoritarie di Donald Trump. Quanto all’Europa, nei pochi paesi in cui ancora resiste un governo di sinistra, e in cui le elezioni non sono ormai una sfida tra destra ed estrema destra, come in Germania, il meno che si possa dire è che quei governi non se la passano un granché.

È il caso dell’esecutivo socialista guidato da Pedro Sánchez, di cui molti chiedono le dimissioni in seguito all’inchiesta che ha portato in carcere l’ex numero tre del Psoe, Santos Cerdán, ma è anche, cambiando il molto che c’è da cambiare, il caso del governo guidato dal premier britannico Keir Starmer, cui l’Economist ha dedicato nel suo ultimo numero una copertina piuttosto angosciante, in cui si vede Starmer quasi completamente sommerso dall’acqua, da cui spuntano giusto quei suoi occhi dall’espressione eternamente smarrita (e pensare che solo l’8 marzo lo stesso Economist lo aveva ritratto nei panni ben più confortevoli di Winston Churchill, sia pure avvisando che restava da vedere se il piglio dimostrato in politica estera Starmer sarebbe stato capace di impiegarlo anche in politica interna).

Il primo compleanno del governo, scrive ora il settimanale, è molto triste: i sondaggi sono pessimi, le promesse elettorali lontanissime dalla realizzazione e il primo ministro non è mai apparso più debole, specialmente dopo che martedì ha dovuto rimangiarsi la sua proposta di tagli al welfare, in seguito a una rivolta del suo partito, e il giorno dopo, di fronte agli attacchi dell’opposizione e alla sua reticenza nel difenderla, la ministra delle Finanze è scoppiata in lacrime durante il question time, lo spread è salito e la sterlina è crollata.

Secondo l’editoriale «il governo ha sprecato il suo capitale politico in misure spesso sensate, frequentemente impopolari, ma invariabilmente troppo piccole, superficiali e lente per fare la differenza». Con il rischio che ad approfittare della crisi del Labour sia il nuovo partito di Nigel Farage, il principale profeta della Brexit, Reform Uk, che tutti i sondaggi danno in crescita (a dispetto dei pessimi risultati prodotti dalla Brexit, che ormai nessuno può più negare).

Allo stesso modo, come riporta el País nel titolo di apertura della prima pagina, nei sondaggi «l’esplosione del “caso Cerdán” punisce il Psoe e mette le ali a Vox». La debolezza della sinistra sembra essere insomma l’altra faccia dell’ascesa dei populisti, cui nessuno è ancora riuscito a prendere le misure.

Soluzioni facili, o comunque convincenti, finora non se ne sono sentite molte, e di sicuro non ne ho io. Ma continuo a pensare che l’inseguimento o l’imitazione del problema non possa essere la soluzione, semmai la strada più breve per aggravarlo. E questo a mio parere spiega anche perché in Italia stiamo messi particolarmente male.

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