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Germania Covid

Covid, come si muove la Germania. Il caso delle scuole

Il punto sulla pandemia in Germania: nuove misure in cantiere tra governo e regioni, studi sul ruolo delle scuole. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

L’apertura dell’anno scolastico non ha prodotto l’aumento di contagi temuto alla vigilia e non è stata la causa della ripresa attuale delle curve. Anzi, a ben vedere, il ritorno di scolari e studenti in aula ha avuto un effetto di rallentamento, almeno fino a quando l’autunno ha ridato slancio alla capacità del virus di tornare a diffondersi.

È il risultato cui giunge una ricerca realizzata da uno degli istituti economici più importanti della Germania, il Bonner Institute of Labor Economics. Uno studio, pubblicato sul sito dell’istituto, che ora offre un ulteriore tassello alla discussione apertasi in Germania e in tutto il resto d’Europa sulle misure da intraprendere per provare a contenere l’impatto della seconda ondata ed evitare un nuovo lockdown che potrebbe essere letale per molti settori economici. Anche se gli stessi ricercatori mettono in guardia dal trasporre la situazione di fine estate (il momento della ripresa dell’anno scolastico) con quella attuale, nella quale incidono fattori come quello climatico.

Il bilancio sulla ripresa, comunque, è stato molto positivo e “completamente diverso rispetto a quello che ci aspettavamo”, ha detto il coordinatore dello studio Ingo Isphording. Tanto più che i casi di infezioni nelle scuole non mancano, le chiusure di classi o interi istituti trovano spazio nella cronaca dei quotidiani, anche se l’attenzione mediatica è forse eccessiva rispetto alla realtà dei fatti. Almeno finora.

La ricerca dell’istituto di Bonn si è basata sui dati raccolti nei 401 distretti tedeschi dal Robert Koch Institut, l’organismo cui il governo ha demandato la gestione della crisi in Germania. Sono dunque i numeri ufficiali e riguardano l’andamento dei contagi nell’arco di tempo compreso tra le due settimane precedenti il rientro in classe e le tre settimane successive. Si sviluppano nell’arco di oltre due mesi, dal momento che la data di inizio delle lezioni varia in Germania anche sensibilmente da regione a regione: quest’anno si è passati dai primi di agosto del Meclenburgo-Pomerania Anteriore, nel nord del paese, a metà settembre in Baden-Württenberg, nel sud. Ad ogni modo, in tutti i Länder la ripresa scolastica è avvenuta in una fase di risalita dei contagi, che dopo il minimo raggiunto nel mese di maggio, sono tornati a crescere, seppur in maniera lenta, da giugno. Ma laddove le scuole riaprivano i battenti, hanno osservato i ricercatori, la curva dei contagi non ha accelerato. Anzi, ha addirittura rallentato.

Nell’indice della media sui 100.000 abitanti (uno degli indicatori che oggi vengono presi in considerazione per monitorare l’andamento della situazione), si sono registrati 0,55 casi in meno al giorno. Misurato sull’ormai nota incidenza di 7 giorni, si giunge a 4 casi in meno. Anche l’analisi per fascia d’età offre spunti utili: l’effetto di rallentamento è stato maggiore tra i giovanissimi sotto i 14 anni, mentre è stato praticamente inesistente per gli ultra 60enni, tra i quali l’indicenza è rimasta uguale. E la differenza a seconda della fascia di età è uno dei motivi per cui i ricercatori dell’Iza attribuiscono chiaramente l’effetto frenante all’inizio della scuola. Quello principale, tuttavia, è legato allo scaglionamento regionale di vacanze e ripresa di attività della scuola tedesca. Per la ricerca sono una manna dal cielo, dice Isphording, quasi come un “esperimento naturale”. Se un effetto comune si sviluppa in 16 Länder in momenti diversi, “esiste una connessione sistematica”.

Uno studio con queste basi di ricerca sarebbe stato dunque impossibile in Francia, dove la ripresa scolastica è stata uniforme su tutto il territorio nazionale e probabilmente anche in Italia, dove gli scaglionamenti regionali non sono così marcati come in Germania.

Tra i motivi che hanno determinato una riapertura scolastica tranquilla, i ricercatori dell’Iza indicano la maggiore attenzione dei genitori, allora ancora molto scrupolosi nel far rispettare ai propri figli le ordinarie regole di tutela, e la migliore preparazione delle scuole con un’organizzazione mirata alla riduzione dei contatti e con misure rigide di sicurezza, soprattutto nell’igiene e nell’uso delle mascherine nelle aree comuni.

L’esito di questo studio piomba sul tavolo della politica nel momento in cui governo e regioni stanno concordando una strategia unitaria per affrontare l’emergenza dei prossimi giorni, ritenuti decisivi per evitare la crescita esponenziale dei contagi. Una serie di misure sempre più rigide, da applicare man mano che la situazione peggiora. Obbligo di mascherine esteso, chiusure notturne per bar e ristoranti, o limitazioni a 10 persone per feste private e incontri pubblici laddove i numeri supereranno le soglie di sicurezza. Obiettivo: evitare di dover giungere a un nuovo, totale lockdown.

Sulla scuola in particolare l’attenzione resta alta. Nel periodo del lockdown è stata riscoperta la sua importanza per la tenuta dell’intero apparato produttivo: la scuola è un settore strategico, una sua nuova chiusura costringerebbe le famiglie a riorganizzare le giornate con ripercussioni sul piano lavorativo. Pure il passaggio a una didattica mista scuola-casa metterebbe sotto pressione i genitori, anche coloro che in questa fase operano in home working. Molte ipotesi sono al vaglio. Alcuni esponenti della Cdu, il partito di Angela Merkel, hanno avanzato la proposta di estendere du due, tre settimane le vacanze natalizie, riducendo poi quelle estive. Ma l’ipotesi si scontra con la resistenza dei genitori e con il problema delle vacanze estive già prenotate.

Intanto l’associazione degli insegnanti ha invitato a proseguire con l’areazione delle aule anche nei mesi freddi, perché risulterebbe una delle misure più efficaci per disperdere il virus: finestre spalancate e maglioni pesanti per reggere le fredde temperature. Gli insegnanti lamentano anche ritardi nell’adozione di specifiche strategie per l’inverno: si sarebbe potuto pensare a inserire pannelli di plexiglass tra i banchi, dicono adesso. Altra ipotesi lanciata in campo (come in Italia) è quella di differenziare gli orari delle lezioni, scaglionando le classi, in modo da evitare affollamenti sia negli istituti che sui mezzi del trasporto pubblico.

Se ne discuterà ancora nelle prossime settimane. Se la Germania non riuscirà a contenere con sufficiente efficacia la seconda ondata (e i timori ci sono dal momento che tutti escludono il ricorso a un nuovo lockdown) il tema della scuola tornerà prioritario.

Anche perché quello che è stato valido al momento della riapertura non è detto che lo sia in questa fase, con una ripresa vigorosa dei contagi in tutto il paese e con l’arrivo dei mesi freddi che, secondo lo stesso Isphording, renderà più difficile mantenere misure di igiene come la continua areazione delle aule. E infatti, i dati del Koch Institut relativi agli ultimi giorni segnalano una crescita dei casi anche nelle scuole.

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