A ispirare quell’acidissimo titolo di prima pagina di Domani, il giornale di Carlo De Benedetti, contro Giorgia Meloni, impegnata nella “strategia della tensione” sul caso Cospito, dev’essere stato anche il rimprovero -chiamiamolo così – mosso personalmente dalla presidente del Consiglio al detenuto anarchico in sciopero della fame di avere già ottenuto con questo tipo di protesta la grazia dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Che lo liberò dal carcere procuratosi per ripetuta renitenza alla leva militare. Ma poi egli usò la libertà generosamente concessagli dallo Stato per spingersi sulla strada dell’anarchia sino a gambizzare un ingegnere, di cui non condivideva il lavoro nel settore nucleare, e compiere una serie di attentati dinamitardi senza vittime, per fortuna, ma sempre attentati, rifinendo così in galera. E procurandosi anche il regime speciale di detenzione dell’ormai famoso articolo 41 bis, da cui vorrebbe uscire a qualsiasi costo, anche morendo di digiuno.
COSA HANNO SCRITTO DOMANI E LA STAMPA SU COSPITO
Non solo Domani con quel titolo in cui si rovesciano i ruoli, attribuendo alla Meloni e non a Cospito e ai suoi simpatizzanti la tensione ormai arrivata anche nelle piazze, con dimostrazioni e con quei manifesti affissi all’Università di Roma contro gli “assassini” del digiunatore che affollano i vertici dello Stato; non solo Domani con quel titolo, dicevo, ma persino un sorprendente Mattia Feltri sulla Stampa è sceso in campo per difendere Cospito. Che è stato promosso da anarchico e attentatore a “riformista” per avere contribuito con i suoi primi digiuni all’abolizione della leva militare obbligatoria.
Ah, Mattia. Mancava solo che ti mettessi anche tu, come hanno già fatto altri, a paragonare i digiuni di Cospito a quelli del compianto Marco Pannella. Per fortuna della cui memoria uno dei suoi più attrezzati biografi, Walter Vecellio, è intervenuto oggi sul Dubbio per mettere le cose al loro posto, senza fare confusioni da voltastomaco come quella già tentata, sempre da altri, paragonando la detenzione di Cospito alla prigionia di Aldo Moro sequestrato dalle brigate rosse.
I CONFRONTI CON PANNELLA
I digiuni di Pannella – ha ricordato Vecellio – erano “iniziative di dialogo, costruttive, istituzionali, intese ad aiutare chi governa a trovare soluzioni altre”. “Questa – ha insistito Vecellio – era l’essenza della nonviolenta concreta e null’affatto utopica, praticata da Pannella: Purtroppo sembra proprio che Cospito sia su un’altra dimensione”.
Non sembra, Valter, ma certamente è su un’altra dimensione, come dimostra il rifiuto ch’egli oppone ai parlamentari che lo vanno a visitare, e agli altri detenuti con i quali riesce a parlare anche in regime di carcere duro, alle richieste di giudicare le efferatezze che si gridano e si compiono fuori dal carcere in sua difesa, se non vogliamo dire a suo nome. Né Moro né Pannella possono essere messi nel Pantheon anarchico di Cospito.