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Così i paperoni arabi si comprano il calcio europeo. E sui diritti umani tutti zitti?

Dopo il Manchester City di Abu Dhabi e il PSG del Qatar, arriva il Newcastle saudita di Bin Salman. Fatti e commenti

 

“Il denaro non può comprare l’amore, ma può cambiare l’oggetto del desiderio”, ha scritto Foreign Policy a proposito della nuova passione dell’Arabia Saudita: il calcio.

Il regno di Mohammed Bin Salman festeggia infatti l’acquisto del Newcastle United, lo storico club inglese di calcio che milita nella Premier League.

“L’accordo voluto dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita – il Public Investment Fund o PIF – per rilevare il club inglese era stato bloccato l’anno scorso a causa di una controversia in merito al tacito sostegno del regno all’emittente sportiva pirata BeOutQ”, ha ricordato FP.

Ma qualche giorno fa, martedì 5 ottobre, la questione è stata risolta e la vendita è stata ufficializzata nel giro di 24 ore, nonostante le proteste degli attivisti per i diritti umani, così come gli appelli diretti di Hatice Cengiz, la fidanzata del giornalista Jamal Khashoggi (qui il racconto del suo assassinio).

GLI OBIETTIVI SAUDITI

La mossa saudita fa parte di un più ampio programma di investimenti di alto profilo nel settore dell’intrattenimento. Come ha ricostruito FP, infatti, “nell’ultimo anno, il fondo ha investito più di 1,3 miliardi di dollari in Disney, nel promotore di concerti Live Nation, e anche nella tormentata Carnival Cruiselines”.

“Stanno usando il soft power del calcio, che ha un appeal mondiale, per cercare di cambiare la narrazione sull’Arabia Saudita”, ha detto al giornale Kristian Ulrichsen, un esperto di politica degli Stati del Golfo affiliato al Baker Institute for Public Policy della Rice University. “La gente ora sta parlando del paese per qualcosa che non riguarda lo Yemen, o Khashoggi, o i diritti umani”.

LA SFIDA COL QATAR E ABU DHABI

Per FP il regno saudita sta giocando una partita geopolitica con il suo rivale, il Qatar, che attraverso Nasser Al-Khelaïfi ha investito nel Paris St-Germain per costruirne un marchio globale e abbellire l’immagine della monarchia.

La sfida del fondo patrimoniale dell’Arabia Saudita non è tuttavia rivolta solo al Qatar, ma anche verso Abu Dhabi, e più direttamente a Mansour bin Zayed Al Nahyan, il cui gruppo di investimento possiede il Manchester City, altro prestigioso club inglese che è stato acquistato nel 2008.

“In uno sport dove il denaro compra il successo, la fonte dei fondi sembra meno preoccupante”, fa notare FP, scrivendo che l’Arabia Saudita sta cercando anche una leva con il governo britannico, che sta sentendo sempre più la pressione pubblica sulla vendita di armi al regno di MBS.

CHI FESTEGGIA E CHI PROTESTA

Secondo FP, l’acquisto del Newcastle sembra essere una boccata di ossigeno anche per il primo ministro britannico Boris Johnson, che è stato personalmente pressato da MBS per assicurare che l’affare andasse in porto.

Nell’accettare l’offerta di acquisto, la Premier League ha detto di essere “soddisfatta”, perché “la proprietà del fondo sovrano non significa che il governo saudita interferisca direttamente con il funzionamento del club”.

Questo non è abbastanza per organizzazioni come Amnesty International, che ha chiesto modifiche alle regole di proprietà dei club per includere il rispetto dei diritti umani.

L’idea che il fondo saudita operi separatamente dal governo non regge, ha detto Ulrichsen: “Non solo non c’è una separazione tra il fondo e lo Stato, ma se si guarda allo Stato saudita del 2021, il PIF ne è a mio parere la parte più importante, perché è il veicolo di attuazione a cui MBS si è rivolto più volte per trasformare le sue visioni in realtà”.

COSA DICONO I TIFOSI

I tifosi di Newcastle sembrano invece meno preoccupati degli obiettivi geopolitici dei loro proprietari. Alcune voci parlano di Antonio Conte come possibile nuovo allenatore.

“La Coppa del Mondo l’anno prossimo sarà in Qatar e quello è uno dei peggiori posti al mondo [per i diritti umani] – quindi perché il Newcastle United dovrebbe essere influenzato dalla questione dei diritti umani?” ha detto Ray Sproul, 80 anni, al Guardian. “Il Man City ha i suoi proprietari da anni e nessuno sta gridando e urlando contro di loro. Siamo solo interessati al calcio. Siamo normali tifosi di calcio e questo è tutto”.

In fondo, il calcio europeo è già da anni oggetto di investimenti da parte di paperoni stranieri, non solo arabi ma anche russi, cinesi e statunitensi. Basta guardare in Italia, dove gli investimenti cinesi e statunitensi sono già presenti massicciamente, a partire da importanti squadre come Inter, Milan e Roma.

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