A usare i toni più duri tra le opposizioni è, come al solito, in questi giorni di tensione anche per le vicende giudiziarie del Pd, Giuseppe Conte, con i dem che inseguono, secondo un consolidato rituale. Ma dall’accordo sui dazi tra Usa e Ue, seppur al 15 per cento e non al 10, come sarebbe stato considerato auspicabile, non provengono quegli sfracelli che le opposizioni avevano paventato tentando di scatenare un’altra battaglia allarmistica, sull’economia e sulle divisioni tra le due sponde dell’Atlantico, contro il centrodestra italiano “vassallo” di Trump.
Il presidente pentastellato, sostenendo che l’unico vincitore è Trump preferisce scatenarsi contro la presidente Ue, Ursula von der Leyen e contro il premier Giorgia Meloni. Quest’ultima è bersaglio anche del Pd, il quale invece sembra sorvolare e non poteva che essere così su von der Leyen.
Insomma, sui dazi le opposizioni sembrano avere le armi spuntate. E stavolta, visto che il governo si esprime con una nota congiunta del premier con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, difficile trovare spunti per cercare distinguo nell’esecutivo che dà un giudizio positivo sull’accordo siglato in Scozia, ritenuto “sostenibile”, innanzitutto perché è stata “scongiurata la guerra commerciale” tra Usa e Ue che Meloni aveva subito individuato come il pericolo numero uno.
Meloni, cui la prestigiosa rivista americana Time ha dedicato in questi giorni la copertina, peraltro era stata anche l’artefice di quel vertice Usa e Ue, che vide a Palazzo Chigi attorno allo stesso tavolo la presidente Ursula von der Leyen e il vicepresidente Usa, J.D. Vance, considerato una tappa importante per l’avvio del difficile negoziato sui dazi.
“Il Governo italiano accoglie positivamente la notizia del raggiungimento di un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti sui dazi e le politiche commerciali, che scongiura il rischio di una guerra commerciale in seno all’Occidente, che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili”, affermano ora, nella nota congiunta, premier e vicepremier.
Proseguono: “La soluzione negoziata è un risultato a cui le Istituzioni europee e gli Stati membri, inclusa l’Italia, hanno lavorato con grande impegno e facendo squadra comune, evitando di cadere nella trappola di chi chiedeva di alimentare uno scontro frontale tra le due sponde dell’Atlantico. L’accordo garantisce stabilità, aspetto fondamentale per i rapporti tra due sistemi economici e imprenditoriali fortemente interconnessi tra loro, come sono quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti”.
Seppur occorre “valutare i dettagli dell’intesa”, Meloni, Salvini, Tajani affermano: “Giudichiamo sostenibile la base dell’accordo sui dazi al 15%, soprattutto se questa percentuale ricomprende e non si somma ai dazi precedenti, come invece era previsto inizialmente”. E annunciano: “Allo stesso tempo, continuiamo a lavorare a Bruxelles per rafforzare il Mercato Unico, semplificare le nostre regole, tagliare la burocrazia, diversificare le relazioni commerciali e ridurre le nostre dipendenze”. Infine, “siamo pronti ad attivare misure di sostegno a livello nazionale, ma chiediamo che vengano attivate anche a livello europeo, per quei settori che dovessero risentire particolarmente delle misure tariffarie statunitensi”.
Sintesi politica: “Il Governo italiano continuerà a perseguire l’obiettivo di mantenere salda l’unità dell’Occidente, con la consapevolezza che ogni divisione ci renderebbe tutti più deboli ed esposti alle sfide globali”.