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Cosa si dice in Germania del vertice Trump-Meloni

Qual è il ruolo dell'Italia nelle relazioni fra Ue e Usa dopo gli incontri di Meloni con i vertici politici americani secondo la stampa tedesca

Capita di rado che la stampa tedesca segua con attenzione le visite all’estero di un capo del governo italiano, anche quando queste si svolgono in Germania. A Berlino il ruolo dell’Italia sullo scenario internazionale viene spesso percepito come relativo. Diverso è stato il caso della visita di Giorgia Meloni a Washington, dove ha incontrato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel pieno della disputa commerciale. E il più autorevole quotidiano economico del paese, l’Handelsblatt, consegna un giudizio positivo: l’incontro segna un importante momento di mediazione nelle crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Unione Europea, scrive l’Handelsblatt in un suo editoriale.

Il quotidiano di Düsseldorf non manca di sottolineare come appaia quasi come “uno scherzo del destino” che proprio Meloni, leader nazionalista di destra e considerata da molti una storica critica dell’Ue, sia riuscita ad ottenere da Trump toni più concilianti nei confronti di Bruxelles. Durante l’incontro, Trump ha infatti dichiarato davanti alle telecamere: “Non avremo difficoltà a concludere un accordo con l’Europa”, mentre Meloni ha sottolineato il proprio ruolo di facilitatrice, affermando: “Sono sicura che potremo raggiungere un accordo e sono qui per dare il mio contributo”.

Il quotidiano evidenzia come Meloni abbia dimostrato anche consapevolezza dei limiti del proprio mandato, specificando che “non posso parlare a nome dell’Unione Europea”, riconoscendo che la competenza per la negoziazione di accordi doganali spetta alla Commissione europea e non ai singoli Stati membri.

L’Handelsblatt, quotidiano che nell’establishment tedesco ha voce in capitolo, traccia poi un’interessante evoluzione della postura politica di Meloni nei confronti dell’Ue. Se da un lato viene ricordato il suo passato di “fervente critica dell’Unione”, il giornale sottolinea come questo atteggiamento sia stato funzionale principalmente nella fase della sua permanenza all’opposizione. Non appena la prospettiva di vittoria elettorale dei Fratelli d’Italia è diventata concreta, Meloni ha progressivamente attenuato le sue critiche verso Bruxelles. E una volta al governo, Meloni ha compiuto una trasformazione significativa, presentandosi come interlocutrice affidabile a Bruxelles, sviluppando un rapporto costruttivo con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e abbandonando la retorica anti-europea anche a livello domestico.

“Meloni sa che ha bisogno dell’Ue per assicurarsi il potere”, scrive ancora l’Handelsblatt, e il suo pragmatismo è una strategia che finora sembra funzionare, considerando che il suo è già il quinto governo più longevo della storia italiana, con oltre 900 giorni in carica e buone prospettive di rielezione.

Il quotidiano economico evidenzia che questo cambio di rotta non sembra aver danneggiato Meloni presso il suo elettorato e conclude sottolineando come la visita a Washington non solo rafforzi questa percezione domestica, ma elevi anche il profilo di Meloni a Bruxelles come interlocutrice privilegiata con l’amministrazione Trump, garantendole potenzialmente maggiore influenza nelle decisioni europee.

Ancora più esplicito il commento della Bild, che riflette sul sorprendente percorso di Giorgia Meloni da neo-eletta, nel settembre 2022, a primo ministro italiano, a figura centrale nel dialogo tra Trump e l’Europa. All’epoca, molti non avrebbero scommesso su di lei, scrive il tabloid popolare spesso voce della cosiddetta Germania profonda, c’era chi criticava i legami storici del suo partito con il fascismo e chi ridicolizzava la sua inesperienza e le sue dichiarazioni provocatorie in campagna elettorale. Ma a distanza di due anni e mezzo, Meloni si trova in una posizione invidiabile, e mentre Francia e Germania hanno attraversato crisi politiche non ancora concluse, Meloni è riuscita a mantenere una relativa stabilità in Italia.

Quanto alla dimensione europea, Meloni ha assunto un ruolo predominante nei rapporti con gli Stati Uniti, anche a discapito della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Mentre Bruxelles cercava di ottenere un incontro a Washington dopo l’annuncio dei dazi da parte di Trump, l’invito che è volato a Roma ha mandato un chiaro segnale: “Questa donna sta trattando per l’Europa”, sottolinea ancora la Bild. In effetti, il successo dell’incontro tra Meloni e Trump è stato “palpabile”, accrescendo le speranze di molti a Bruxelles. Anche il fatto che Trump abbia accolto l’invito per la visita di Stato a Roma e stia considerando di incontrare i leader europei intorno a von der Leyen è stato accolto come un traguardo. La Bild conclude con una certa perfidia: da Parigi si osserva con crescente apprensione questa evoluzione, mentre Macron si interroga su come sia avvenuto che, in materia di leadership occidentale, tutte le strade conducano improvvisamente a Roma.

Anche per la Süddeutsche Zeitung, quotidiano progressista sempre molto critico con l’attuale governo italiano, il viaggio negli Stati Uniti è stato un successo, e “in Europa non si può più prescindere da Meloni, sostenitrice di Trump”. In un commento, il giornale bavarese scrive che “la presidente del Consiglio italiano ha giocato il tutto per tutto e ha vinto”. I suoi colloqui con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo vice J. D. Vance, rivisto poi il giorno dopo a Roma, l’hanno catapultata in un ruolo chiave in Europa. La strategia di diventare mediatrice imprescindibile fra le due sponde dell’Atlantico, “costruttrice di ponti”, sembra per ora aver avuto successo, a differenza di quanto capitato ad altri leader europei.

Giorgia Meloni sta agendo da sola, sostenendo l’Italia prima di tutto? Oppure si è recata a Washington come membro della squadra dell’Ue? Queste domande sospettose dei suoi omologhi europei hanno accompagnato la presidente del Consiglio italiano durante il viaggio, per il quale si era preparata per giorni, osserva la Neue Zürcher Zeitung, quotidiano svizzero di orientamento conservatore e uno dei più autorevoli giornali europei. “Meloni ha cercato di fare entrambe le cose” e nel suo incontro “ha sottolineato gli stretti rapporti commerciali tra l’Italia e gli Stati Uniti, evidenziando al contempo che è in gioco anche lo spazio economico europeo”.

Prima della sua partenza, Meloni si era accordata con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, riprende il quotidiano di Zurigo, tuttavia senza avere alcun mandato per negoziare a nome dell’Ue. Ciononostante, la sua missione era quella di scongiurare una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e l’Italia, nonché l’Ue. L’offerta di Bruxelles di abolire completamente i dazi industriali e di arrivare a una tariffa zero, come proposto da von der Leyen il 7 aprile, era stata immediatamente respinta da Trump. Ma il giovedì santo Trump ha usato toni più concilianti. E già al momento di salutare Meloni davanti alla Casa Bianca ha detto: “Ci sarà un accordo con l’Europa, al cento per cento”.

In Europa, la visita di Meloni è stata vista come un test di lealtà. Si era già fatta ascoltare da Trump prima della sua rielezione, poiché condivide valori fondamentali come lo scetticismo nei confronti dell’Ue e una visione conservatrice del mondo. “L’incontro a Washington, il quarto fra i due leader ma il primo da quando Trump è stato rieletto presidente, si è concluso con l’impressione che le due parti si siano lasciate soddisfatte”, ha concluso la Neue Zürcher Zeitung, “anche se non è ancora chiaro cosa significhino concretamente queste parole amichevoli per le relazioni transatlantiche”.

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