Da persona colta che ama l’arte, il buon cibo e il bello in tutte le sue espressioni, Carlo III del Regno Unito non poteva che scegliere l’Italia, dove già era di casa, per celebrare i vent’anni di matrimonio con Camilla.
Ma la sua quattro giorni e diciottesima visita ufficiale nella Penisola è anche la prima da sovrano. E perciò i due Paesi così lontani in Europa, eppur tanto vicini agli occhi dei due popoli -gli italiani sono per numero la prima comunità non britannica che vive a Londra-, hanno pensato di sottolineare quanto si vogliano bene. E quanto, insieme, possano contribuire a costruire un mondo diverso: dal comune sostegno all’Ucraina aggredita da Vladimir Putin a una risposta determinata, ma ponderata ai dazi di Donald Trump. A un modo condiviso e più rigoroso sull’accoglienza da parte di due Nazioni che dell’apertura culturale e linguistica, sociale e imprenditoriale agli altri non hanno bisogno di lezioni da nessuno.
La Gran Bretagna ha invece bisogno di una mano per il lento, ma inesorabile ritorno nell’Unione europea dopo l’inconfessabile -eh, l’orgoglio degli inglesi…- harakiri della Brexit, nove anni fa. E quale miglior sponda del Mediterraneo per riavvicinarsi?
A sua volta all’Italia serve una voce europea, ma non europeista, per rompere il dialogo tra sordi che l’anti-europeo Trump ha inaugurato con i “parassiti dell’Ue”, come ci chiama. E quale miglior sponda della Manica per far cambiare atteggiamento a chi pensa solo agli Stati Uniti in un universo con circa 200 Paesi e con l’Unione dei 27 tutt’altro che propensa a porgere l’altra guancia a chi vuole tassare perfino il guanciale?
Senza poi dimenticare l’interscambio commerciale, che vede il nostro Paese ottavo fornitore del Regno Unito, ed esportare più di tre volte di quanto da là importi.
Insomma, ce n’è quanto basta per il saluto e il sorvolo delle Frecce Tricolori e delle Red Arrows britanniche le une accanto alle altre, com’è avvenuto nel cielo di Roma. Ma pure per “il discorso del Re” al Parlamento repubblicano in sede congiunta. Un privilegio che finora era stato accordato soltanto a un Papa (Karol Wojtyla, novembre 2002) e a un altro e fraterno -cioè del mondo latino-, monarca, lo spagnolo Felipe VI di Spagna (dicembre 2024).
Dunque, due Paesi pieni di ricchezza in ogni ambito, dalla musica allo sport, dall’economia sostenibile al valore che si dà ai diritti. Due Paesi stravaganti: non è poi così difficile andare d’accordo.
Per il governo-Meloni il rapporto speciale col Regno Unito è una necessità geopolitica, come per Re Carlo sentirsi a casa sua tra il Colosseo e il Quirinale già visitati.
Quel “viaggio in Italia”, che dal Settecento in avanti ha affascinato i più grandi europei, oggi continua anche per i sognatori di domani.
(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
www.federicoguiglia.com