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Cosa prevede il Piano nazionale Donne, Pace, Sicurezza 2025-2029

L’Italia rafforza il suo impegno nell’attuazione della risoluzione ONU 1325, puntando su partecipazione, protezione e formazione per affrontare gli effetti dei conflitti sulle donne e promuoverne il ruolo nei processi di pace. L’intervento di Alessandra Servidori

 

Il Piano Nazionale Donne, Pace, Sicurezza è un piano che il V Comitato interministeriale per i diritti umani su Donne, Pace e Sicurezza 2025/2029 ha elaborato e licenziato in attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza ONU. Rappresenta, in questo particolare momento della storia del mondo, un impegno che dobbiamo attuare, considerando le condizioni tragiche che si stanno inasprendo in tutto il mondo.

La risoluzione ONU 1325 del 2000 su Donne, Pace, Sicurezza esamina l’impatto dei conflitti armati sulle donne, sottolineando l’importanza del contributo femminile per la risoluzione delle guerre e per una pace giusta e duratura. È evidente che il diritto fonda la sua validità nella sua efficacia ed effettività, ma proprio per questo, in questo momento della storia — partendo dalle disastrose primavere arabe e arrivando ad oggi, dove tutto il mondo è in guerra per il potere — assumersi come Paese degli impegni è importante, anche se particolarmente faticoso porsi degli obiettivi credibili.

Il Piano italiano è una risposta alle sfide e agli impatti differenziati che i conflitti armati generano sulle donne e sulle bambine, sottolineando il ruolo cruciale che esse rivestono sia nel contesto dei conflitti che del post-conflitto, come protagoniste di una resistenza e di una solidarietà straordinaria. Una forza capace di sfidare il quadro normativo e le disuguaglianze politiche ed economiche e, contemporaneamente, di impegnarsi attivamente con le istituzioni per trasformare le relazioni di potere basate sul genere. Il Piano italiano, costruito su una strettissima collaborazione con i ministeri del Governo, è incardinato su 4 pilastri:

Partecipazione: per garantire una rappresentanza equa ed efficace delle donne nei processi decisionali e negoziali a tutti i livelli — locali, nazionali, internazionali — per la prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti, con ruoli di mediazione e negoziazione.

Protezione: si tratta del rispetto e della promozione dei diritti delle donne durante le emergenze umanitarie, in particolare sulla protezione dalle violenze di genere e sui sistemi di allarme precoce, combattendo l’impunità dei responsabili dei crimini sessuali. Soccorso e recupero per i bisogni di assistenza umanitaria e lo sviluppo dei piani nazionali possono aumentare la responsabilità degli sforzi per rispettare gli impegni.

Anche le organizzazioni regionali assumono impegni e ruoli crescenti per promuovere mediazioni multilivello per la prevenzione, e l’Unione Europea agisce sistematicamente con un patrimonio rilevante di norme e politiche di genere.

Un ruolo fondamentale lo svolgono i centri accademici, perché il Piano Nazionale punta ad organizzare percorsi di alta formazione coinvolgendo i giovani, la salute sessuale e riproduttiva, per una partecipazione efficace e trasformativa. Questo è fondamentale per assicurare il rafforzamento dell’informazione e della formazione a tutti i livelli sui vari aspetti della UNSCR 1325 (2000), in particolare con il personale accademico e le forze che partecipano alle operazioni, accrescendo le sinergie con la società civile e l’università per implementare efficacemente la risoluzione.

È interessante sapere che il totale delle unità del contingente nazionale impegnato in azioni di pace risulta essere di 9.885, di cui 478 unità di personale femminile. Alla luce di questi dati è possibile calcolare la percentuale di personale femminile sul totale delle unità del contingente nazionale nelle missioni, ovvero circa il 4,84%. Il Piano Nazionale rappresenta anche un valido contributo in ambito UE per il raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 5 nell’ambito dell’Agenda 2030.

Con tale Agenda, l’Unione Europea si è impegnata ad integrare l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile in tutta la sua azione esterna, nello specifico nei settori di: prevenzione dei conflitti, assistenza allo sviluppo, aiuti umanitari, traffico di esseri umani, migrazione, risoluzione dei conflitti, riduzione del rischio di catastrofi, prevenzione e contrasto della radicalizzazione, dell’estremismo violento e del terrorismo. E dunque, perfezionare sistematicamente la prospettiva di genere come parte integrante di tutte le politiche dell’UE e integrare tale prospettiva mainstreaming basata sull’analisi di genere e su proposte positive che si coniugano con i piani di azione. Una prospettiva lunga e lontana sulla quale dobbiamo impegnarci tutti.

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