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Cosa ha in mente l’Algeria in politica estera

Il rinnovato attivismo dell’Algeria (equidistante da Usa e Russia) è motivato da “una serie di interessi strategici”. Ecco quali secondo un report dell'Ispi. L'articolo di Marco Orioles

 

Che direzione di marcia ha preso la politica estera dell’Algeria a oltre due anni dalla caduta dell’ex Presidente Bouteflika e dall’elezione del suo successore Abdelmadjid Tebboune?

Per rispondere – nel giorno del vertice Italia-Algeria con un corposo dossier energetico – si può attingere ad un approfondito report dell’Ispi intitolato “L’Algeria in transizione tra attivismo regionale e sfide interne” e curato dall’analista Federico Borsari.

Un nuovo e crescente attivismo

Il primo elemento che emerge dall’analisi di Borsari è che la politica estera “si è rivelata una delle aree cui l’attuale governo ha dedicato lo sforzo maggiore e mostrato grande attivismo, con l’obiettivo di ridare ad Algeri un ruolo di primo piano nella diplomazia regionale e rivitalizzare i rapporti con l’Europa”.

L’era di Tebboune costituisce quindi, osserva Borsari, “un cambio di direzione radicale rispetto ai decenni precedenti, quando l’Algeria aveva adottato un approccio più cauto”.

L’attenzione ai rapporti di vicinato

Il primo elemento di riscontro della svolta impressa da Tebboune alla politica estera del suo Paese è dato dal “crescente interesse di Algeri nel porsi come mediatore rispetto alle numerose crisi che si sono sviluppate nel vicinato”.

Un ruolo costruttivo nella crisi libica

Un ruolo di protagonista della diplomazia algerina lo si scorge in Libia, dove, a partire dal 2020, Algeri “ha portato avanti colloqui di mediazione con le parti in conflitto e sostenuto il processo di pace avviato dalle Nazioni Unite”.

Le mediazioni nelle altre crisi regionali

Avendo l’accortezza di presentarsi come attore neutrale e disinteressato, prosegue l’analista, Algeri ha svolto un ruolo di mediazione anche in altre spinose dispute regionali: in primo piano troviamo la crisi tra Egitto, Etiopia e Sudan sulla grande diga Gerd e poi la crisi politica in Mali, “dove l’Algeria si è offerta di intercedere tra il governo di transizione maliano e la Comunità economica e gli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas)”.

Un nuovo afflato con la Tunisia

Il governo di Tebboune si è poi impegnato nell’avvio di rinnovati rapporti con la vicina Tunisia, cementati da molteplici visite di Stato dei vertici algerini in Tunisia.

Questo nuovo afflato si è concretizzato nella sigla di numerosi accordi di cooperazione cui si aggiunge concesso a Tunisi di 300 milioni di dollari per alleviare la profonda crisi economica della Tunisia.

Gli interessi strategici dell’Algeria

Questo rinnovato attivismo dell’Algeria nelle dinamiche del vicinato è motivato, secondo l’autore del report, da “una serie di interessi strategici”.

Vi è anzitutto “la necessità di avere maggiore sicurezza nei Paesi vicini e arginare le attività di gruppi estremisti e criminalità organizzata transnazionale”. Questo obiettivo si lega a sua volta all’importanza attribuita alla stabilità sociopolitica della regione, “che Algeri sta cercando di promuovere grazie a una maggiore cooperazione bilaterale e multilaterale”.

La competizione con il Marocco e il nodo del Sahara Occidentale

Questa fase di ritrovato attivismo dell’Algeria nell’area di sua pertinenza è stata tuttavia minata da quella che Borsari definisce una “serrata competizione geopolitica con il vicino Marocco”.

Le responsabilità qui sono da imputarsi alle “tensioni riguardanti l’annosa disputa sui territori del Sahara occidentale, dove dalla fine del 2020 sono ripresi sporadici scontri tra le forze di Rabat e il Fronte Polisario” storicamente sostenuto dall’Algeria.

La maretta tra i due Paesi ha rischiato di trasformarsi in scontro aperto verso la fine dell’anno scorso quando Algeri ha preso la clamorosa decisione di chiudere il proprio spazio aereo a tutti i voli marocchini mentre Rabat interrompeva ufficialmente ogni attività diplomatica in Algeria. Ed è proprio questa rivalità a rendere complessa la missione del nuovo inviato speciale Onu per il Sahara occidentale Staffan de Mistura.

Tensioni con la Spagna

Le crescenti tensioni con Rabat si sono riverberate anche nella relazione con la Spagna. In questo caso l’Algeria ha manifestato tutta la sua insofferenza verso la decisione di chiudere il gasdotto Maghreb-Europe che fornisce circa il 30% del fabbisogno di gas per la Spagna.

Lo stallo è stato tuttavia superato, scrive Borsari, “sia attraverso l’espansione della capacità del gasdotto MedGaz, che collega direttamente Algeria e Spagna senza passare per il Marocco … sia tramite la maggiore esportazione di gas naturale liquefatto via nave”.

Maretta con l’ex potenza coloniale

L’anno scorso è stato caratterizzato per l’Algeria anche da crescenti tensioni con l’ex potenza coloniale francese. L’innesco è stato rappresentato da alcune dichiarazioni di Macron sulla guerra d’indipendenza algerina ritenute altamente offensive, tanto da spingere Algeri a ritirare il proprio ambasciatore e chiudere lo spazio aereo ai voli militari francesi.

Pochi mesi dopo tuttavia le relazioni si sono avviate verso una progressiva distensione: a seguito dell’esito positivo della visita del Ministro degli esteri francese ad Algeri alla fine dell’anno l’ambasciatore algerino ha potuto fare il suo rientro a Parigi a gennaio.

L’equidistanza tra Washington e Mosca

Quanto ai rapporti con le grandi potenze c’è da segnalare la visita pressoché simultanea ad Algeri dei Ministri degli Esteri di Russia ed Usa, Sergej Lavrov e Antony Blinken, che evidenzia la volontà del governo di Tebboune di mantenere una posizione di equidistanza anche a fronte dell’invasione russa dell’Ucraina.

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