La santificazione, anche in settori di destra, con tanto di recenti applausi a una convention di FdI, di Enrico Berlinguer ora anche al cinema con il film di Andrea Segre; l’oblio per Bettino Craxi di cui l’anno scorso non è stato ricordato da Palazzo Chigi nello scrupoloso calendario di ricorrenze neppure il quarantennale del governo più longevo della cosiddetta Prima Repubblica, governo autore di grandi riforme. Eppure, il prossimo 19 gennaio saranno 25 anni dalla scomparsa dello statista socialista in esilio a Hammamet, a soli 65 anni.
Mentre per Berlinguer fioriscono articoli scritti con estremo riguardo sulla sua figura anche su giornali di centrodestra, elogi provengono anche da reti Mediaset, su Craxi a un quarto di secolo, dopo il film “Hammamet” di Gianni Amelio, che però affronta il caso “C” solo sul piano della tragedia personale e familiare e non sul piano della tragedia politica, è ridisceso il silenzio. La storia ha dato ragione a Craxi il riformista, il modernizzatore, cui lo stesso Tony Blair disse di essersi ispirato, Craxi l’autore del secondo miracolo economico degli anni 80, dopo quello del dopoguerra, e ha dato torto a Berlinguer ultimo campione del comunismo italiano finanziato dall’Urss fino alla fine. Che dopo le parole di apertura alla Nato appoggiò le marce “pacifiste” contro gli euromissili di Comiso che il premier Craxi ebbe il merito storico di aver fatto installare come deterrenza contro quelli sovietici puntati contro l’Occidente.
Il caso “C” è all’origine dell’anomalia italiana iniziata con “mani pulite” che ha premiato la sinistra più “manettara” d’Europa, eppure si vede che questo è un Paese dove anche settori di centrodestra si sono fatti sedurre da una cultura catto-comunista, quella alla base del giustizialismo, del pauperismo, la politica dei No: dal Pci fu no anche all’Autostrada del Sole. E questo nonostante il centrodestra abbia il merito storico con Silvio Berlusconi e poi con Antonio Tajani di aver sempre difeso la memoria di Bettino Craxi. Cui importanti riconoscimenti sono stati fatti anche da Matteo Salvini e da esponenti di primo piano della sua Lega. Senza una attenta riflessione sulla devastazione dello stato di diritto fatta con ‘mani pulite’ di cui il caso Craxi è il simbolo più tragico non ci potrà mai essere quella vera riforma della giustizia che giustamente il governo di destra-centro ha messo tra i primi punti del suo programma premiato dagli elettori.
Le nostalgie per l’ ultimo comunista d’Europa possono essere finalmente mandate in soffitta. Chi scrive era una cronista inviata ragazzina ai funerali di Berlinguer che ha assistito di persona sotto il palco agli applausi al capo dell’Urss e ai fischi al premier Craxi. Non furono belle immagini da Paese libero e occidentale.