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Goldman Sachs

Cosa attende la Silicon Valley da Kamala Harris

Un sondaggio condotto tra i venture capitalist della Silicon Valley che sostengono Kamala Harris svela cosa si aspettano da lei in caso di vittoria. Dalla regolamentazione dell'IA all'immigrazione, passando per i cambiamenti climatici e il diritto all'aborto. Tutti i dettagli

 

Gli ultimi sondaggi la danno in vantaggio sul suo avversario Donald Trump ma l’esito della corsa per la Casa Bianca è tutt’altro che scontato. Se il tycoon ha dalla sua Elon Musk e non solo e il suo candidato vice JD Vance ha cofondato l’organizzazione Rockbridge Network, finanziata da imprenditori della Silicon Valley, anche Kamala Harris ha una folta schiera di sostenitori nel distretto tech.

Ben circa 800 venture capitalist hanno firmato una lettera aperta di supporto e 225 tra loro hanno anche dettagliato le ragioni del loro appoggio alla candidata democratica e le politiche a loro favore.

COSA DICONO GLI ULTIMI SONDAGGI SU KAMALA HARRIS

Un nuovo sondaggio Reuters/Ipsos afferma che Harris è in vantaggio su Trump con il 45% dei consensi contro il 41% dello sfidante repubblicano, mentre per il Wsj  le percentuali sarebbero del 48% contro 47%. Secondo Bloomberg+, invece, il consenso di Harris è vicino se non sopra quello di Trump in tutti e 7 gli Stati chiave per la vittoria.

IL SONDAGGIO TRA I SUPPORTER DELLA SILICON VALLEY

Al sondaggio interno del gruppo di supporto VCs for Kamala hanno partecipato in forma anonima 225 sostenitori della Silicon Valley, di cui il 62% uomini, per il 66% bianchi e per la maggior parte di età compresa tra i 35 e i 64 anni. Sebbene non sia stato chiesto di fornire l’affiliazione di partito, tra coloro che si sono autodenunciati, il 70% era democratico e il 30% repubblicano o indipendente.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CRIPTOVALUTE

Pane quotidiano della Silicon Valley sono l’intelligenza artificiale (IA) e le criptovalute e, dunque, per circa il 97% degli intervistati i leader dovrebbero essere “esperti” in materia “per costruire regolamenti efficaci”.

Per investitori e dirigenti, Harris, californiana con legami con la Silicon Valley, ha le carte in regola ed è aperta al dialogo con l’industria. Come ha scritto anche Domani, se l’amministrazione Biden e la base del partito democratico sono piuttosto severi con i colossi della tecnologia, Harris si è circondata di esperti del distretto tech e in passato non gli ha mai mostrato particolare ostilità.

Inoltre, quasi il 92% ritiene che il governo degli Stati Uniti debba assumere più talenti tecnologici. Infatti, circa il 94% vorrebbe che gli Stati Uniti rendessero disponibili più visti per le persone altamente qualificate.

La Silicon Valley chiede poi un percorso più facile per le startup che vogliono quotarsi in Borsa o vendere ai grandi operatori.

HARRIS TRA IMPRENDITORI E DEMOCRATICI DA SODDISFARE

Reuters ha intervistato anche imprenditori al di fuori dell’ambito del sondaggio e uno di loro, per quanto riguarda l’IA, ha detto: “Abbiamo bisogno delle persone più intelligenti nel governo, che sappiano cosa fare dal punto di vista militare e civile, che sappiano cosa sta per succedere”.

Gli Stati Uniti infatti non hanno ancora una legislazione completa in materia e la questione sta aumentando le divisioni anche all’interno dei democratici. Tra l’altro proprio un senatore dem della California, Scott Wiener, sta portando avanti la battaglia per una proposta di legge, sostenuta da Musk, ma malvista da big quali OpenAI, Google, Meta e pure dalla rappresentante dem Nancy Pelosi.

COSA PENSANO DI FARE PER L’IA HARRIS E TRUMP

Sebbene finora nessuno dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti abbia riferito dettagliatamente la normativa sull’IA che intende perseguire in caso di elezione, Trump, dal canto suo, ha promesso di promuovere una tecnologia radicata nella libertà di parola e di annullare l’ordine esecutivo sull’IA di Biden, che secondo i critici, tra cui il venture capitalist Ben Horowitz, è troppo prescrittivo sui dettagli tecnici.

Harris, in caso di vittoria, ha detto che posizionerà gli Stati Uniti come leader mondiale dell’IA e che aiuterà i “fondatori” ad accedere ai capitali. Parola che nel settore non è passata inosservata. “Ha detto ‘fondatori’. Sono a posto”, ha scherzato sui social media durante il suo discorso Aaron Levie, Ceo della società di cloud-storage Box. Per il New York Times, l’uso specifico di questa parola stato percepito da alcuni come un messaggio per tranquillizzare proprio i ricchi leader aziendali della Silicon Valley.

LA TASSAZIONE DEL CARRIED INTEREST

Una delle questioni più divisive tra gli intervistati è la tassazione del carried interest, ovvero quella particolare forma di remunerazione/extra-provento percepito dal management e/o dai dipendenti di società, enti o società di gestione dei fondi d’investimento derivante dalla detenzione di strumenti finanziari aventi diritti patrimoniali rafforzati.

Mentre molti venture capitalist ritengono che il carried interest debba essere tassato come plusvalenze, il 43,5% è d’accordo o fortemente d’accordo sul fatto che debba essere tassato come reddito ordinario.

Intanto però il Nyt scrive che i donatori (qui la lista con le cifre delle donazioni stilata da Forbes) di Harris la stanno spingendo a riconsiderare il sostegno a una proposta di tassa sugli americani più ricchi e alcuni dirigenti di Wall Street e della Silicon Valley stanno cercando di rimodellare il suo programma di governo.

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LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

La convinzione che una politica progressista in materia di cambiamenti climatici acceleri l’innovazione degli Stati Uniti è invece ampiamente condivisa, con il 95% degli intervistati che concorda sul fatto che le politiche di lotta al cambiamento climatico siano positive per le imprese americane.

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DIRITTO ALL’ABORTO

Infine, uscendo dal campo di lavoro, i venture capitalist pro-Harris hanno evidenziato tra le altre priorità il diritto all’aborto. Quasi tutti gli intervistati ritengono infatti che sia stato un errore che la Corte Suprema abbia annullato la sentenza Roe v. Wade e alcuni credono che questo abbia danneggiato le donne sul lavoro.

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