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Covid 19

Conte tra Covid e lockdown: fatti, furbizie e amnesie

Il post di Claudia Passa, giornalista e comunicatrice   Sono sincera. Non so cosa avrei fatto al posto di Conte in quei primi giorni di marzo. Ho contestato duramente – come i miei amici di Facebook sanno – la gestione economica della crisi, la stessa gestione dell’emergenza sanitaria tramite atti istituzionalmente impropri, ho contestato l’assoluta…

 

Sono sincera. Non so cosa avrei fatto al posto di Conte in quei primi giorni di marzo.

Ho contestato duramente – come i miei amici di Facebook sanno – la gestione economica della crisi, la stessa gestione dell’emergenza sanitaria tramite atti istituzionalmente impropri, ho contestato l’assoluta non scientificità dei bollettini quotidiani, ho contestato la demenzialità di alcune misure adottate e il pressappochismo assoluto della fase delle riaperture (e di quella precedente, e di quella successiva).

Ho contestato gli arcobaleni alle finestre e tutta quella coltre di mielosa ipocrisia che mal celava l’odio contro quei tanti italiani che nel rispetto delle regole hanno continuato a lavorare e, nei limiti del possibile, a vivere. Ho contestato l’atteggiamento da Re Sole di un premier per caso alla guida del governo più inadeguato della storia della Repubblica nel momento più difficile della storia della Repubblica. Ho contestato il criminale abbandono dei malati di cancro, dei cardiopatici, di tutte le persone affette da patologie diverse dal Covid che pagheranno uno dei prezzi più salati di questa follia collettiva.

Contesto oggi il tentativo di alimentare uno stato di terrore assolutamente ingiustificato alla luce delle evidenze cliniche, tentativo confermato dalla malafede con cui vengono forniti i dati. Contesto l’inconsistenza delle misure che continuano a essere sfornate producendo debito senza alcuna efficacia in termini di ripresa.

Contesto tutto questo. Ma non so cosa avrei fatto in quei giorni. Perché il virus era già molto territorialmente circoscritto, ma eravamo agli inizi e non potevamo conoscerne la potenzialità espansiva.

Perché il fatto che oggi il Covid sia clinicamente spompato non significa che all’epoca non fosse una bestia brutta e soprattutto sconosciuta. Perché i posti in terapia intensiva scarseggiavano. Perché le fughe di massa dalle stazioni ce le ricordiamo tutti, e se un mostriciattolo Made in China ha potuto mandare in tilt la sanità lombarda, potevamo solo immaginare cosa sarebbe accaduto se l’onda d’urto si fosse riverberata sulla Calabria, sulla Campania, sulla Puglia, sulla Basilicata.

Proprio quelli come me, convinti che ad oggi il Covid sia sostanzialmente inoffensivo, avranno solo da guadagnare in credibilità ammettendo che ai primi di marzo la situazione era diversa.

Aggiungo anche che a me piace una politica che ascolta i pareri dei tecnici ma poi è capace di decidere autonomamente tenendo conto della complessa pluralità dei beni in gioco da tutelare. Del resto, uno dei motivi per i quali il Veneto non è diventato come la Lombardia è che Zaia se n’è fregato delle indicazioni del governo e dell’Oms e ha deciso da sé.

Però, c’è un però. Se un presidente del Consiglio si arroga da un lato il potere di limitare le libertà costituzionali con atti personali di natura non legislativa, senza neanche far finta di coinvolgere il Parlamento e le opposizioni, e dall’altro si trincera dietro le indicazioni dei tecnici (sì, “Giuseppi”, il comitato tecnico-scientifico ce lo hai fatto sorbire fino allo sfinimento), appena viene fuori che le indicazioni dei tecnici erano diverse non può lamentarsi del fatto che qualcuno gliene chieda conto. Se Conte avesse rivendicato l’autonomia della politica e l’avesse esercitata nel modo istituzionalmente corretto, ora dei verbali del Cts non fregherebbe un cazzo a nessuno.

E ancora. Se arrivi a Palazzo Chigi trasportato dal “vento del cambiamento” in nome dello streaming e delle scatolette di tonno da aprire, la polemica sulla trasparenza ti tocca e non puoi fiatare.

E c’è un altro però, grande come una casa.

Se ti trovi davanti a un virus così sconosciuto piuttosto che seguire comodamente le indicazioni degli esperti ti assumi la responsabilità di un lockdown totale in grado di ammazzare l’economia di un Paese, poi il tuo governo non può sconsigliare le autopsie impedendo di fatto ai medici di capire con cosa avevamo a che fare.

Le trombosi scambiate per polmoniti sono ancora lì che gridano vendetta, e non ce ne dimenticheremo finché avremo fiato.

Così come non ci dimenticheremo dei malati di altro abbandonati a se stessi o, in diversi casi, falsamente registrati come Covid e poi lasciati morire (e ovviamente computati come morti di Covid).

Caro “Giuseppi”, l’autonomia della politica e la legittimità delle sue decisioni sono valori sacri, soprattutto in tempi di emergenza. Ma bisogna saperli utilizzare. Se fai il furbo prima, ti arriva il conto poi. E adesso ti tocca pagarlo.

(estratto da profilo Facebook di Claudia Passa)

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