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Arnese

Risse e cordate nel Copasir, quota Enel per Confindustria, stilettate fiscali di Draghi, bordate di Figliuolo alle regioni

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

FIGLIUOLO ARRONZA LE REGIONI

STORARI SCARICA DAVIGO

 

SINTESI TASSAIOLA

 

LE BORDATE BIPARTISAN DI DRAGHI

 

CAPITALISTI PRO IMPOSTE

 

CORSERA PRO LETTA

 

LE AFFETTUOSITA’ DI SALVINI PER URSO (DIFESO DALL’EX MINISTRO TERZI)

 

LE CORDATE NEL COPASIR

 

PER BONOMI I PROBLEMI SONO SEMPRE ALTRI

 

QUOTA ASSOCIATIVA 2020 DI ENEL IN CONFINDUSTRIA

 

CIAO ITA?

 

CHIARA FERRAGNI DA TOD’S A NESPRESSO

 

QUISQULIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU LETTA E LE SUCCESSIONI:

“Non ne abbiamo mai parlato, non l’abbiamo mai guardata ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli. L’economia è ancora in recessione”. Mario Draghi reagisce così all’idea lanciata da Enrico Letta in un’intervista a Sette. Proposta che vede tutto il centrodestra schierato contro. A Massimo Gramellini, che gli chiedeva su che cosa cederebbe a Matteo Salvini, aveva risposto così: «Per la dote ai diciottenni sarei disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale. Il mio sogno è trattenere i ragazzi in Italia. Il problema del nostro Paese è che non fa più figli. Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione, e un accesso ai mutui-abitazione».

L’idea di Letta è di intervenire sulle donazioni e sulle eredità superiori ai 5 milioni di euro, recuperando 2,8 miliardi che sarebbero distribuiti, con quote da 10 mila euro alla metà dei diciottenni italiani (280 mila euro all’anno), sulla base del reddito (Isee). La tassa di successione arriverebbe al 20 per cento. Letta fa notare come all’estero la percentuale sia molto superiore all’attuale 4% italiano: 30% in Germania e 45% in Francia.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SUL COPASIR:

La poltrona in palio del Copasir non è secondaria, anche perché il presidente dovrà gestire una serie di audizioni, già programmate da gennaio, e approfondimenti su vicende che possono essere motivi di ulteriori attriti e scontri politici. A parte l’ispezione commissionata al Dis, è previsto che il Comitato ascolti Conte e il suo ex portavoce Rocco Casalino per come si sono comportati nella crisi dei pescatori di Mazara del vallo rapiti dai libici; lo stesso Conte e il segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Chieppa dovrebbero essere sentiti su un presunto hackeraggio del profilo facebook del governo, dove comparve un appello anti-Renzi. E proprio Renzi, che qualcuno voleva convocare per chiedergli conto dell’incontro con Mancini, dovrebbe riferire dei suoi sospetti sui contatti tra i vertici dei servizi segreti italiani e l’ex ministro della Giustizia americano William Barr, nell’estate 2019, a sostegno di Trump nel cosiddetto Russiagate.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DE LA STAMPA SUL COPASIR:

Nei prossimi due mesi e mezzo, prima della pausa estiva, davanti al Comitato parlamentare predisposto al controllo sui Servizi sono previste almeno due audizioni delicate e ovviamente coperte dal segreto: il sottosegretario ai Servizi, il prefetto Franco Gabrielli dovrà riferire sulla indagine interna all’intelligence sul misterioso incontro in un autogrill tra il leader di Italia Viva Matteo Renzi e un funzionario del Dis, il “capocentro” Marco Mancini, considerato politicamente vicino all’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, incontro ripreso con telecamera e trasmesso da Raitre. Sempre Matteo Renzi sarà al centro di una seconda delicata audizione: dovrà riferire al Copasir circa le accuse da lui stesso rivolte all’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte (di nuovo in ballo),che avrebbe autorizzato colloqui irrituali nell’estate del 2019 tra i nostri servizi e il procuratore statunitense William Barr. E se Renzi dovesse portare elementi nuovi, a quel punto il Copasir potrebbe convocare Conte. Un conflitto personale tra i due che sinora – per quel che se ne sa – è stato combattuto con le armi della politica, ma che attraverso l’attività del Copasir potrebbe rivelare aspetti da “guerra sporca”. E nei prossimi mesi il Copasir è atteso da tre indagini su questioni strategiche che investono interessi corposissimi: energia (e annessa autonomia), industria della difesa, infrastrutture. Naturalmente la guerra per il controllo della presidenza del Copasir ha ragioni in buona parte diverse dai dossier in ballo e ha finito per trasformarsi in una guerra tra due trasversalissime cordate politiche: Salvini-Renzi da una parte, Conte-Letta dall’altra, con Meloni che si è trovata sulla “barricata” del centrosinistra. Da almeno un mese il più delicato organismo del Parlamento italiano viveva in una sorta di “illegalità legalizzata”: la presidenza del Copasir spetta per legge, non per semplice prassi, ad un esponente dell’opposizione, ma da quando la Lega era entrata in maggioranza, il leghista Raffaele Volpi aveva rifiutato di dimettersi. Pur di non cedere la presidenza all’esponente di Fratelli d’Italia, il vicepresidente Adolfo Urso. E proprio lui, il “dottor Sottile” di Fdi, anziché con proteste clamorose, ha debilitato Volpi sul piano giuridico, promuovendo documenti e una valanga di pareri di costituzionalisti, di ex presidenti delle Camere e dalla Corte Costituzionale. Un coro che stava fiaccando le difese di Volpi, senza ancora indurlo alle dimissioni. Ma nella battaglia tra la destra di opposizione (in questo caso sulla trincea della legalità costituzionale) e quella di governo, si sono infilati Pd e Cinque stelle. Lo “scacco matto” su iniziativa di Enrico Borghi, esponente del Pd al Copasir e vicino a Letta: ha annunciato che non avrebbe partecipato più ai lavori, i tre Cinque stelle lo hanno seguito ma non Ernesto Magorno di Italia Viva. A quel punto, dopo i precedenti forfeit di Adolfo Urso e Elio Vito, mancava il numero legale e a Volpi non è restato che arrendersi.

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