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Istituto Cybersicurezza

Conte, Vecchione, la fondazione degli 007 e la lotta per i fondi Ue cyber

Che cosa si cela dietro le tensioni che solcano governo e Dis sull'Iic (Istituto italiano di cybersicurezza), la cosiddetta fondazione degli 007. Fatti, nomi, indiscrezioni e analisi

 

“Stralciato, ma per niente archiviato. L’Istituto italiano di cybersicurezza, tolto dalla bozza della legge di Bilancio con la stessa fretta con cui vi era stato messo, potrebbe ricomparire in una sede, se possibile, ancor più inusuale per una norma che incide sulla delicata materia dell’intelligence. Il maxi-emendamento alla Manovra, ossia quella pletora di modifiche dell’ultimo minuto su cui il governo solitamente pone la questione di fiducia”.

E’ questo lo scenario delineato oggi dal quotidiano la Repubblica sulla cosiddetta fondazione italiana degli 007.

In sostanza il progetto della “fondazione degli 007” va avanti, secondo il quotidiano diretto da Maurizio Molinari che sta seguendo con attenzione la vicenda, a differenza ad esempio del Corriere della Sera: “Il premier Giuseppe Conte non cede. Lo ha fatto capire il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) durante l’audizione di ieri mattina al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir)”, ha aggiunto Repubblica.

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – presieduto dal leghista Raffaele Volpi – aveva convocato d’urgenza il premier perché aveva appreso con ritardo della decisione di creare l’Istituto attraverso lo strumento della legge di Bilancio, “scavalcando così il parere preventivo del Comitato e senza comunicare alcunché ai direttori di Aise ed Aisi, i nostri servizi segreti”, rimarca il quotidiano del gruppo Gedi: “Uno sgrammaticato blitz, che ricorda quello dell’estate scorsa, quando la proroga degli incarichi di vertice delle due Agenzie è comparsa nel decreto emergenza-Covid. Conte, però, ha preferito mandare il prefetto Gennaro Vecchione, capo del Dis, che davanti ai parlamentari ha parlato «a nome della Presidenza del consiglio». Una scelta, secondo alcuni componenti del Comitato, «assai insolita»”.

Vecchione, durante l’audizione di ieri al Copasir, ha presentato l’Iic come tassello fondamentale dell’architettura cyber nazionale e definitivo completamento del Perimetro nazionale di sicurezza cibernetica. Con la forma giuridica della fondazione e una dotazione iniziale di 10 milioni di euro – mentre nella prima bozza della norma la dotazione pluriennale arrivava a 201 milioni di euro – presi dal residuo di bilancio della Presidenza del Consiglio, l’Istituto nasce per «promuovere l’accrescimento delle competenze e delle capacità tecnologiche, industriali e scientifiche» ed è sottoposto alla vigilanza del Dis per quanto riguarda «l’attività-tecnico operativa»: “Aspetto, quest’ultimo, che ha suscitato le perplessità di Guerini, Franceschini e Bonetti nel Consiglio dei ministri di tre giorni fa”, ha aggiunto il giornalista Fabio Tonacci sul giornale diretto da Molinari.

La questione della governance s’intreccia con quella della gestione: chi e come gestirà i fondi anche europei che affluiranno nell’Istituto italiano per la cybersicurezza?

Vecchione, non a caso, ha ribadito al Copasir l’importanza della nascita dell’Istituto sia per contrastare le «ingerenze ostili straniere» sia per intercettare i milioni del Recovery Fund. Le idee di Vecchione combaciano con la posizione della rivista Formiche di Paolo Messa (top manager di Leonardo) specializzata in difesa e sicurezza (Vecchione alla festa per i 100 numeri della rivista fu ospite d’onore come si evince da questo servizio anche fotografico di Dagospia): “L’Eu Competence center ha bisogno di un “network” di centri europei, uno per Stato membro, con cui lavorare. L’Italia, ad oggi, non ne ha uno. Niente centro, niente fondi europei per la cybersecurity. Questo, non qualche poltrona, è il vuoto che la fondazione del Dis e del governo si candida a colmare”, ha scritto ieri Formiche.

Chiosa papale papale un addetto ai lavori che chiede l’anonimato: “Se l’Ue non ha un riferimento nazionale italiano per la Mitre-European style, che si fa? No sghei, no party” (qui l’approfondimento dell’analista Arcangelo Milito per Start Magazine sull’esempio americano del Mitre).

Alcuni osservatori leggono le tensioni su Iic come premessa per subbugli su altre partite sempre nel settore dei Servizi: “È in scadenza a dicembre l’incarico di Vecchione, molto stimato da Conte – ha scritto oggi Marco Ludovico del Sole 24 Ore –  il suo rinnovo è più che ragionevole. Poi – da mesi – ci sono da riempire due posti liberi di vice all’Aise e uno disponibile all’Aisi dal 1° dicembre. Possibile anche una quarta nomina, di vice al Dis, se si incastreranno una serie di ipotesi di spostamenti. La polemica sulla Fondazione può condizionare questa partita di nomi? Non è detto. Conte non vuole strappi con la maggioranza, anzi, ma il potere di nomina spetta a lui. Subito dopo arriva la sfida più suggestiva, tutta politica. Quella per il successore del generale Gianni Nistri – scade a metà gennaio – al comando generale dell’Arma”.

C’è chi scommette nella maggioranza di governo che Pd e Italia Viva faranno di nuovo ballare le danze pentastellate di Conte. Sarà così? Si vedrà.

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