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Conte Di Battista

Conte si aggrapperà a Di Battista? Addio sicurezza nazionale…

L’intervento di Marco Mayer, docente al Master in Cybersecurity della Luiss ed ex-consigliere del ministro dell’Interno Marco Minniti per la Cybersicurezza (2017-2018)

 

Ieri pomeriggio Domenico De Masi in una intervista a Rai Radio 3 ha spiegato chiaramente perché Conte, Grillo e i 5 Stelle hanno innescato la crisi di governo (lanciando il sasso e togliendo la mano con la tecnica dell’Aventino).

La ragione di fondo è il tentativo disperato di fermare l’emorragia elettorale dei 5 stelle, apparentemente inarrestabile. Ma come ha scritto oggi Michele Arnese su Startmag Giuseppe Conte non è uno statista affidabile. Persino Grillo si è lamentato più volte della leadership debole e ondivaga dell'”avvocato del popolo”.

La verità che Domenico Masi non dice è che per spiegare la crisi dei 5 stelle Giuseppe Conte dovrebbe guardarsi allo specchio: se fosse proprio lui una delle cause primarie del declino dei 5 Stelle? Pur di restare a Palazzo Chigi è passato come niente fosse dalla destra alla sinistra (trasformismo all’italiana allo stato puro).

E non a caso l’erosione era iniziata già con il governo giallo-verde a tutto vantaggio di Salvini. Ma con Conte a Palazzo Chigi il movimento ha perso “soltanto” il 10% dei consensi, in gran parte passati alla Lega. Durante il governo Conte 2 c’è stata una diminuzione più lenta e i consensi sono rimasti intorno al 17%-18%.

Poi — anche se tutti sembrano essersene dimenticati — è scoppiata (e degenerata) una lunga rissa continua tra le prime donne grilline: prima Di Battista, poi Casaleggio junior e la Sabatini, poi le reprimende contro Conte di Grillo, infine Di Maio.

La guerra fratricida e il caos interno hanno fatto riprendere consistenza all’emorragia dei consensi in tutti i sondaggi.

Secondo i dati forniti da De Masi l’emorragia ha una media mensile di circa mezzo punto. Oggi i sondaggi danno il M5S poco sotto il 12%. Domenico De Masi ha anche aggiunto un particolare molto importante: con il rientro di Alessandro Di Battista, il Movimento guadagnerebbe circa il 4% in più. Per questo inseguire Di Battista (ricevuto a Mosca con molti onori) è l’ultima speranza di Conte.

Per Conte c’è in effetti un problema di sopravvivenza politica, ma non capisce che inseguendolo a quel punto il vero leader del Movimento diventerebbe Alessandro Di Battista.

Se la speranza di Grillo è invertire la tendenza elettorale e puntare ad un nuovo movimentismo (non ostile a Mosca e Pechino) la persona giusta c’è già e si chiama Alessandro Di Battista.

Nell’illusione di far sopravvivere i 5 Stelle Giuseppe Conte rischia dunque di mettere in ginocchio l’Italia, acuire la crisi sociale e distruggere la credibilità internazionale del nostro paese faticosamente ricostruita da Mario Draghi.

Intendiamoci il malessere sociale c’è e Draghi  – dopo qualche incertezza –  appare pienamente consapevole della necessità di avviare misure sia immediate sia strutturali in grado di dare risposte ai settori della società più colpiti.

In un contesto come questo un salto nel buio andrebbe nella direzione diametralmente opposto e a risentirne sarebbero proprio le fasce sociali più fragili e marginali.

È legittimo che un leader di un partito cerchi di salvare il proprio partito dall’estinzione. Ma la paura della disfatta elettorale ha fatto perdere lucidità a Conte come avviene abitualmente durante le crisi di panico. Non so se la sindrome dell’ansia elettorale abbia colpito più gravemente Grillo o Conte, ma la speranza è che almeno uno dei due riscopra Il principio di realtà.

Mettere in crisi il Governo significa, innanzitutto, fare un grosso regalo a Putin, bloccare le grandi opportunità offerte dal Pnrr in tutte le aree del paese, aggravare la crisi energetica, aumentare l’inflazione per non parlare dello spread e del contrasto alla pandemia. E last but least, regalare i 5 stelle a Di Battista e ai suoi seguaci euro scettici e antiamericani.

Probabilmente Conte ha fatto male i conti. Al di là del bisticcio di parole perché mai i cittadini dovrebbero premiare con il voto chi provoca una crisi di governo al buio nella gravissima emergenza che stiamo vivendo?

Le messe in scena non pagano. E nei 5 Stelle non c’è solo Conte che cerca di cambiare la sua immagina pacata in quella improbabile di un barricadero.

Mi viene in mente il caso di Patuanelli che non si dà la fiducia, ma non si dimette (un caso di scorrettezza istituzionale senza precedenti, più unico che raro).

Ho il vizio della memoria e non posso fare a meno di ricordare che stiamo parlando dello stesso Patuanelli che nel 2019 (allora titolare del Mise) prese le difese della mega azienda cinese Huwaei nell’intento di contrastare il Copasir che aveva lanciato l’allarme sull’invasione digitale della Cina in Italia, da anni segnalata dai servizi.

È in gioco la sicurezza nazionale. Di Battista è un legittimo promotore delle ragioni di Mosca e Pechino, a chi giova farlo rientrare in gioco?

Per Giuseppe Conte è il momento di compiere un serio esame di coscienza e magari un ritiro spirituale, magari a Camaldoli o Vallombrosa, certo non alla Certosa di Trisulti tanto cara a Steve Bannon.

Ci vorrebbe un luogo adatto — lontano dall’Aventino — dove riflettere e meditare, ma solo dopo aver riletto con attenzione le formidabili pagine di Max Weber sull’etica della responsabilità (dei politici).

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