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Conservatori

Conservatore o progressista: chi è più intelligente?

Secondo uno studio dell'Università di Amsterdam, conservatori e progressisti hanno una diversa struttura anatomica del cervello. Eppure l'opinione politica cambia nel tempo: dobbiamo prepararci alla fluidità cerebrale? La lettera di Teodoro Dalavecuras.

Caro Direttore,

a leggere che, secondo ricercatori dell’Università di Amsterdam guidati dal giovane scienziato ellenico Diamantis Petropoulos Petalas, “conservatori e progressisti hanno effettivamente una diversa struttura anatomica del cervello ma le differenze sono molto meno pronunciate di quanto si pensasse”, si è indotti a chiedersi se la notizia, diffusa da Ansa e anche da altre agenzie, non sia il parto della fantasia di un burlone, oppure se la ricerca non sia stata immaginata “tra fumate e pasticche” come ipotizza un tuo corrispondente.

Ancora una volta però la realtà supera di slancio la fantasia: tutto vero e tutto scientifico.  Intanto quella di Petropoulos Petalas e colleghi non è la prima ricerca che vuole stabilire se – e quale – correlazione vi sia tra l’ideologia politica e l’anatomia cerebrale. C’è un precedente del 2011 nel Regno Unito, una ricerca analoga su un campione di 90 studenti universitari, ma questa volta ad Amsterdam hanno voluto fare le cose in grande, prendendo in esame “le risonanze magnetiche cerebrali di 928 individui di età compresa tra 19 e 26 anni, con un livello di istruzione e un’appartenenza politica rappresentativi della popolazione olandese”. La conclusione è così sconcertante che la trascrivo integralmente: “A differenza dello studio originale (quello del 2011 ndr), il team di Petropoulos non ha trovato alcuna associazione tra conservatorismo e un volume inferiore di materia grigia nella corteccia cingolata anteriore” contrariamente a ciò che, presumo, i ricercatori si aspettavano.

Purtroppo, ignoro il significato preciso delle parole che ho appena riportato ma credo sia legittimo tradurle, in prosa, dicendo che insomma non è vero che i conservatori siano meno intelligenti dei progressisti. Conclusione sconcertante perché se c’è una certezza, quanto meno nelle redazioni, è quella codificata tempo fa da Aldo Cazzullo nella risposta alla lettera di un provvidenziale lettore, sulla opportuna predominanza di un orientamento progressista a livello globale.

Da profano mi chiedo come si fa a individuare i “conservatori”, soprattutto in una fascia di età, appena dopo l’adolescenza, segnata semmai dal ribellismo? Ma poi, come si distingue un conservatore da un elettore di centro-destra? Dal fatto che il primo si è formato sugli scritti di Julius Evola (sarà tradotto in olandese?) mentre il secondo segue il verbo del Manifesto dei conservatori di Roger Scruton, l’intellettuale preferito di Giorgia Meloni? E i “progressisti”? Come non confonderli come i puri e semplici conformisti che si adeguano alla “dottrina Cazzullo”, e come tenerli separati dai vecchi comunisti ora che il verbo di Marx-Lenin-Mao non è più di moda?

Per produrre trasformazioni nella “corteccia cingolata anteriore” è sufficiente al progressista una generica adesione ideologica, per esempio, alla elettrificazione del trasporto privato (dal monopattino alla Porsche) o oppure si richiedono azioni coerenti con l’ideologia? Basta dichiararsi pro-Geert Wilders oppure pro-Frans Timmermans? Sarei anche incline a chiedermi come sia possibile che un migliaio di giovani studenti risultino “rappresentativi” dell’intera popolazione dei Paesi Bassi, se non altro per ragioni di età.

Ma queste sono appunto le perplessità del profano. Non ho dubbi che la squadra di Petropoulos abbia sviluppato tutti gli algoritmi necessari a produrre numeri inconfutabili perché, si sa, la statistica è ormai una scienza esatta se non addirittura “la” scienza esatta, con buona pace delle lies, damned lies, and statistics di Mark Twain, da tempo affidate alla critica roditrice dei topi di laboratorio.

Mi rimane un’ultima perplessità. Comunque la si voglia codificare e quantificare, l’opinione politica è qualcosa che a molti capita di cambiare con una certa frequenza. Non sarà che tutti questi cambiamenti si riflettono “in tempo reale” nell’anatomia del nostro cervello? Dopo la fluidità sessuale dobbiamo prepararci a fare i conti anche con la fluidità della materia grigia? Confido che Elon Musk, Mark Zuckerberg e Sam Altman si occuperanno presto del problema. Nel frattempo, auguri di cuore al mio compatriota Diamantis, avviato a una promettente carriera scientifica.

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