Sette è il numero magico che compare costantemente nella storia di Roma. Sono sette i colli su cui è stata fondata la città e anche i leggendari re che l’hanno governata fino alla nascita della repubblica. E con un po’ di approssimazione trascorrono sette secoli perché il piccolo borgo sulla rive del Tevere diventi la capitale dell’impero di Augusto. E allora non c’è da stupirsi se il numero magico diventa lo spunto per una brillante intuizione letteraria di Fabio Isman, storica firma del quotidiano “Il Messaggero”, scrittore e grande esperto d’arte. Il suo libro più recente, “La Roma che non sai. Viaggio nei segreti della Città eterna” (il Mulino, 200 pagine, 16 euro), utilizza il numero sette come chiave narrativa per raccontare luoghi, personaggi e vicende pressoché inediti. È il modo per entrare in una Roma sconosciuta. O, peggio ancora, ingiustamente dimenticata.
Nel “viaggio” guidato da Isman tutto è sotto il segno del sette. Sono altrettanti i piccoli capolavori da non trascurare, le date da ricordare e i luoghi da non perdere. E sette sono anche i personaggi dimenticati e gli edifici o i monumenti che sono spariti. Non c’è più, per esempio, il mitico teatro Apollo sul cui palcoscenico a metà dell’Ottocento furono rappresentate le opere di Giuseppe Verdi e di Gaetano Donizetti. E, secondo alcuni musicologi, fu proprio all’Apollo che Verdi riscosse i primi grandi successi. A vantaggio della mobilità urbana il teatro fu demolito e al suo posto sul lungotevere Tor di Nona c’è una fontana spesso avvolta dai gas di scarico di automobili e motorini. Sono invece i Savoia a far scomparire nel 1888 due magnifiche chiese che si trovavano vicino al Quirinale dove adesso c’è un giardino per molto tempo soprannominato dai romani “il giardino del Kaiser”. Non senza ragione visto che le chiese vennero demolite per oscurare la visuale dell’appartamento in cui doveva essere ospitato il sovrano tedesco. Ma ci sono tante altre curiosità che Isman racconta della Roma che non si conosce. C’è un santo, Benedetto Giuseppe Labre, che dopo lunga peregrinazione dorme per sette anni dentro il Colosseo. E singolare è il caso della bellissima Maria Mancini, nipote prediletta del cardinale Mazzarino: è l’unica laica che sia raffigurata in una chiesa. Tra le tante cose che “La Roma che non sai” aiuta a non dimenticare c’è anche che la Madonnina che illumina Monte Mario dal 1953 è opera di un ebreo.
Fabio Isman conclude il libro con un vero e proprio baedeker suggerendo dettagliatamente itinerari e procedure per vedere tutto. L’auspicio di chi scrive è che questa opportunità non venga colta soltanto dai turisti ma anche e soprattutto dai romani. Si facesse un sondaggio su quanti di loro hanno visitato la Cappella Sistina o i Fori Imperiali il risultato potrebbe essere deprimente. Come spesso accade nelle grandi metropoli quello che si ha sotto gli occhi finisce per passare inosservato. E allora “La Roma che non sai” è un invito ai romani a riprendersi la loro città.