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Come sta l’Unione europea? Dibattito (con Craxi e Giorgetti)

Chi c'era e che cosa si è detto al convegno webinar organizzato dalla Fondazione Craxi per presentare il nuovo numero della rivista "Le Sfide, non c'è futuro senza memoria"

 

“Lo stato dell’Unione”. La pandemia ha certamente rotto tabù e vincoli, quindi è un’occasione che si deve prendere in considerazione, ma no al tempo stesso a “visioni salvifiche” delle misure messe in campo, a cominciare dal Recovery Fund. Perché i problemi dell’Unione Europea restano tutti sul tappeto. Problemi, che “come per l’Italia, necessitano di una Costituente su progetti e trattati europei”, ha ammonito Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, vicepresidente della commissione Affari Esteri di Palazzo Madama, il 26 novembre scorso in un convegno webinar organizzato dalla Fondazione Craxi per presentare il nuovo numero della rivista “Le Sfide, non c’è futuro senza memoria”, diretto da Mario Barbi. Un numero dal titolo, appunto, “Lo stato dell’Unione”. Scrivono sul tema storici, accademici, economisti, a cominciare da Jean Paul Fitoussi con cui la rivista fa un lungo colloquio. Interventi poi del filosofo Corrado Ocone, l’ambasciatore Sergio Vento, un altro diplomatico Alessandro De Pedys, Giorgio Benigni con Alessandro Rico, Roberto Capitale, Christian Blasberg, Marco Trotta, Federico Niglia, Francesco Marino Galeazzi, Albergo Schepisi, Matteo Giurco, Matteo Gerlini, Igor Pellicciari. Infine, con un formula originale e cioè un’analisi fatta a racconto Guido Brera, presente al webinar.

Davvero un ricco parterre, che si attualizza ancora di più al convegno online con la presenza del numero due della Lega di Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, responsabile Esteri del partito. Non è la prima volta che Giorgetti si reca ai convegni della Fondazione, fu proprio lì che rivelò di avere Bettino Craxi nel suo pantheon. E proprio allo statista socialista è dedicata una parte significativa della rivista, con una nota, corredata da due lettere dell’ex premier, del direttore generale e procuratore speciale della Fondazione Craxi, Nicola Carnovale, che ricorda di quando nella CEE entrarono Spagna e Portogallo. L’Europa da 10 a 12, quell’Europa del Sud, di cui fa parte l’Italia, che per l’allora premier Craxi doveva avere una funzione strategica per un’Unione nella solidarietà e con una funzione di stabilità, ma che poi diventò paradossalmente l’area meno decisiva e alle prese con un significativo debito pubblico. Craxi nel suo europeismo, non a caso, ricorda la senatrice Stefania, “era un europessimista”.

No all’eurolismo o euro-ortodossismo, men che meno a visioni “populiste giacobine”, come quelle dei 5 Stelle, in una visione dove anche i valori ci vengono dettati, a scapito della libertà, ma sì a posizioni euroanalitiche, avverte il direttore della rivista, Barbi. E negli interlocutori, sollecitati da domande e osservazioni di Carnovale, il riconoscimento che i cosiddetti “sovranisti” abbiano sollevato problemi reali. Come quello centrale, osserva Barbi, di “Un’Europa senza Stato, con gli Stati nazionali che hanno ceduto sovranità alla Commissione rivelatasi una struttura tecno-burocratica”. E questo con un Parlamento che non può decidere neppure sulla legge con la quale viene eletto. Ma qui viene chiamato in causa quello che l’Italia deve fare per cambiare questo stato di cose che la vedono svantaggiata. Giorgetti ricorda che “finora il dibattito politico è stato superficiale, è necessario un innalzamento della politica e della classe dirigente” e ammonisce che né Il Recovery Fund né gli altri strumenti, saranno misure salvifiche, seppur riconoscendo o passi avanti fatti. Ma è invece tranchant sul Mes: “Le non condizionalità, in realtà rimaste tutte, possono essere affidate solo a un lettera di assicurazioni del Commissario Paolo Gentiloni?”.

Quindi, serve anche in casa nostra un dibattito politico più approfondito, una politica economica che rimetta in circolazione la ricchezza del nostro Paese, secondo il numero due leghista. E questo, anche per affrontare il grave problema del debito che ormai riguarda tutti, perché sopravanzerà il PIL, ricorda la Craxi, secondo la quale l’azzeramento del debito proposto da Davide Sassoli, presidente del PE, “forse è stato liquidato un po’ troppo frettolosamente”. Ma su una cosa la senatrice Craxi non ha dubbi, a Giorgetti che parla della inadeguatezza del dibattito sulla UE, aggiungendo che”non c’è più destra né sinistra”, risponde “da socialista convintamente nel centrodestra” che “invece no, la sinistra c’è ed è proprio quella che ha abbracciato l’eurolirismo per far dimenticare il fallimento della sua politica in Italia”.

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