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Come si muove Salvini con Draghi, Letta e Speranza

Parole, mosse e umori della Lega di Matteo Salvini

 

“Ci attaccano perché difendiamo il lavoro autonomo in sofferenza verso il quale hanno un pregiudizio, ci accusano di soffiare sul fuoco come ha detto il ministro Roberto Speranza? Probabilmente non si rendono conto che così però rafforzano solo Matteo Salvini nella leadership del centrodestra, ottenendo l’effetto di oscurare la stessa Giorgia Meloni, nella sua opposizione al governo Draghi”.

Nella Lega così ragionano sulla tregua durata solo pochi giorni tra la sinistra, il Pd e il leader leghista, ricevuto giorni fa per un’ora e mezzo dal nuovo leader del Nazareno.

A dire il vero, se il segretario del Pd Enrico Letta, almeno ieri, Salvini non lo ha nominato, anche se era chiara l’allusione a lui quando ha rimproverato chi chiede le date per le riaperture, Speranza nell’intervista a La Repubblica lo ha invece tirato direttamente in ballo, per rispondere al pressing del leader leghista che ieri, dopo la seconda manifestazione degli imprenditori attorno ai Palazzi romani, ha rilanciato sulla necessità delle riaperture, in base sempre ai dati scientifici.

Durante la presentazione del libro del filosofo Corrado Ocone “Salute o libertà: un dilemma storico e filosofico”, con Nicola Porro, Salvini a Speranza, che gli aveva detto di non poter stare al governo facendo l’opposizione, replica che la Lega non sta al governo per fare tappezzeria, più esattamente “carta da parati”, e che in quell’esecutivo intende restare per dare risposte al Paese e non lasciare che il compito sia affidato solo alla sinistra. Ribadisce insomma le motivazioni del suo ingresso nell’esecutivo.

Il “capitano” leghista, secondo una strategia in cui fa molta attenzione alla distinzione tra il ministro della Salute, accusato di “un no (alle riaperture, ndr) a prescindere, non scientifico e non liberale”, e lo stesso Draghi, torna a sottolineare anzi il suo buon rapporto con il premier: “Un rapporto personale, che ovviamente tengo per me, ma è molto più franco e sorridente di quanto si possa pensare”.

Insomma, fuoco di sbarramento di fronte a chi potrebbe auspicare un “Papeete 2”, perché, sembra avvertire Salvini i suoi avversari, per lui Draghi non è Giuseppe Conte, con tutta la politica pentastellata della “decrescita infelice”, come la definì, cui nell’agosto del 2019 staccò la spina.

Evidente che la scelta di Salvini di entrare nel governo ha spiazzato la sinistra e rimesso in moto meccanismi automatici, più o meno confessabili, di tentativi di espulsione.

Ma nella Lega sono consapevoli anche del fatto che per il Pd e la sinistra Draghi non occupa lo stesso ruolo di Conte, con cui l’alleanza è stata confermata anche da Letta, nelle strategie future. Eppure molto vicine. Come il cruciale appuntamento per l’elezione per il Colle.

Maliziosamente c’è chi ipotizza dalle parti di Via Bellerio quartier generale leghista: “Forse qualcuno qui non vuole Draghi al Quirinale e magari chissà sta preparando la strada allo stesso Romano Prodi o chi per lui? “.

Vero, falso? È comunque un fatto che ormai la madre di tutte le battaglie per il Quirinale, nel 2022, è dietro l’angolo e si staglia sempre più dietro tutte le mosse della politica italiana. Soprattutto nel centrosinistra, dove, stando ai gossip, ci sarebbe già una nutrita schiera di aspiranti “quirinabili”.

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