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Come e perché Trump picchia sul Venezuela di Maduro

Perché la relazioni fra Stati Uniti e Venezuela sono in crisi

Le tensioni tra Stati Uniti e Venezuela hanno raggiunto un punto critico, alimentate da una campagna militare statunitense senza precedenti nel Mar dei Caraibi e dall’inasprirsi delle accuse contro il presidente venezuelano Nicolás Maduro.

L’amministrazione Trump ha intensificato la sua lotta al narcotraffico, conducendo attacchi letali contro imbarcazioni sospettate di trasportare droga e dispiegando una massiccia presenza militare, culminata con l’invio della portaerei USS Gerald R. Ford nella regione.

Queste azioni, giustificate come operazioni di contrasto al crimine transnazionale, sono percepite da Maduro come un tentativo di destabilizzare il suo governo, accusato di complicità con il narcotraffico.

LA LOTTA AMERICANA AL NARCOTRAFFICO

Gli Stati Uniti hanno intensificato le operazioni contro il narcotraffico nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Pacifico orientale, con una serie di attacchi a imbarcazioni sospettate di trasportare droga.

Come scrive l’Associated Press, l’ultimo attacco, avvenuto nella notte di giovedì, ha preso di mira una nave operata dalla gang Tren de Aragua, causando la morte di sei persone e portando il totale delle vittime a 43 in dieci attacchi iniziati a settembre.

Il segretario alla Guerra Usa Pete Hegseth ha paragonato i narcotrafficanti ad Al-Qaeda, dichiarando: “Se sei un narco-terrorista che traffica droga nel nostro emisfero, ti tratteremo come trattiamo Al-Qaeda. Giorno o notte, mapperemo le tue reti, rintracceremo i tuoi uomini, ti daremo la caccia e ti elimineremo”.

Come riporta Reuters, questi attacchi, iniziati a settembre, hanno segnato un’escalation da ogni poche settimane a tre solo nell’ultima settimana, con due operazioni condotte nel Pacifico orientale, dove transita gran parte della cocaina proveniente da Colombia, Perù e Bolivia.

LA MOBILITAZIONE MILITARE DEGLI STATI UNITI

L’invio della portaerei USS Gerald R. Ford e del suo gruppo di attacco decisa dal Hegseth rappresenta un’escalation significativa della presenza militare statunitense nella regione.

Come scrive il New York Times, il Pentagono ha annunciato che la Ford, attualmente in navigazione al largo della Croazia, raggiungerà il comando sud degli Stati Uniti (USSOUTHCOM) in 7-10 giorni, portando con sé circa 5.000 marinai e oltre 75 velivoli da combattimento e sorveglianza.

Secondo The Guardian, la presenza della Ford, con i suoi jet F-18 Super Hornet e sistemi radar avanzati, potrebbe consentire attacchi contro sistemi di difesa aerea venezuelani, aprendo la strada a operazioni terrestri.

Reuters aggiunge che la regione ospita già 10.000 militari americani, otto navi da guerra, un sottomarino nucleare, caccia F-35 e droni MQ-9 Reaper, con la base di Roosevelt Roads a Porto Rico riaperta come hub operativo.

Questa mobilitazione, come sottolinea il Financial Times, è la più imponente nella memoria recente e supera di gran lunga le necessità di semplici operazioni antidroga, alimentando speculazioni su obiettivi più ampi.

GLI ATTACCHI ALLE NAVI SOSPETTE

Gli attacchi contro le imbarcazioni sospette hanno sollevato preoccupazioni sulla loro legalità.

Come riporta il New York Times, esperti legali sostengono che le operazioni violino il diritto internazionale e domestico, poiché mirano a civili non coinvolti direttamente in ostilità, anche se sospettati di crimini.

Tradizionalmente, il contrasto al traffico di droga in mare è gestito dalla Guardia Costiera, con arresti e processi, non con esecuzioni sommarie.

Il presidente Trump ha giustificato gli attacchi definendo i cartelli come “combattenti illegali” in un conflitto armato, una tesi contestata da molti, inclusi 25 senatori democratici che, secondo la BBC, hanno denunciato la mancanza di prove che le imbarcazioni rappresentassero una minaccia diretta per gli Stati Uniti.

Inoltre, come scrive la CNN, le autorità colombiane hanno identificato alcune vittime come pescatori, non narcotrafficanti, accusando gli Stati Uniti di omicidio.

QUAL E’ STATA LA REAZIONE DI MADURO

Nicolás Maduro ha risposto con veemenza, accusando gli Stati Uniti di “fabbricare una guerra” per spodestarlo.

Come riporta l’Associated Press, in un discorso trasmesso dalla televisione di stato, Maduro ha dichiarato: “Hanno promesso di non essere mai più coinvolti in una guerra, e invece stanno fabbricando una guerra che eviteremo”.

Il controverso presidente ha lodato le esercitazioni difensive delle forze di sicurezza venezuelane lungo 2.000 chilometri di costa, preparandosi a un’eventuale invasione.

Secondo la BBC, Maduro ha anche minacciato una “insurrezione generale” in caso di intervento statunitense, mentre, come scrive l’Associated Press, ha avviato procedure legali per revocare la cittadinanza all’oppositore Leopoldo López, accusato di sostenere un’invasione americana.

López, dal suo esilio in Spagna, ha risposto definendo le azioni di Maduro un tentativo di soffocare il desiderio di libertà dei venezuelani.

LE RAGIONI DELL’OFFENSIVA DI TRUMP SUL VENEZUELA

Le tensioni tra Stati Uniti e Venezuela si sono acuite negli ultimi anni, in particolare dopo le elezioni presidenziali venezuelane del 2024, considerate fraudolente da molti Paesi, inclusi gli Stati Uniti.

Come riporta la BBC, gli Stati Uniti non riconoscono Maduro come leader legittimo, sostenendo che l’opposizione abbia vinto con largo margine.

Nel 2020, Maduro è stato incriminato negli Stati Uniti per narcoterrorismo, un’accusa che, come scrive la CNN, si basa su presunti legami con il traffico di cocaina, nonostante il Venezuela non sia un produttore significativo di droga, secondo l’UNODC.

L’amministrazione Trump ha intensificato la pressione con sanzioni, come quelle imposte al presidente colombiano Gustavo Petro per presunti legami con il narcotraffico, secondo Reuters, e con l’autorizzazione di operazioni coperte della CIA in Venezuela, come confermato da The Guardian.

La designazione di gruppi come Tren de Aragua come organizzazioni terroristiche, riportata dal Financial Times, ha ulteriormente inasprito il confronto.

IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE DELLA MOSSA DI TRUMP SUL VENEZUELA

L’escalation militare statunitense solleva interrogativi sulle reali intenzioni dell’amministrazione Trump.

Come scrive The Guardian, molti analisti, tra cui Elizabeth Dickinson dell’International Crisis Group, vedono nelle operazioni antidroga una scusa per perseguire obiettivi politici, come il cambio di regime in Venezuela.

CNN riferisce che l’amministrazione sta valutando attacchi a strutture di droga all’interno del Venezuela, una mossa che potrebbe richiedere l’approvazione del Congresso, secondo esperti legali citati dalla BBC.

Tuttavia, Trump ha dichiarato, come riportato da Reuters, di non ritenere necessaria una dichiarazione di guerra per continuare gli attacchi.

La presenza militare massiccia e le sanzioni contro leader regionali, come Petro, suggeriscono un tentativo di riaffermare l’influenza statunitense nell’emisfero, ma rischiano di destabilizzare ulteriormente la regione, complicata anche dalla tempesta tropicale Melissa, che potrebbe diventare un uragano.

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