Finite le vacanze rimane sempre la nostalgia dei bei giorni trascorsi al mare o in montagna. Ma, soprattutto negli anni, per molte persona resta anche il meno piacevole ricordo di disagi sempre più frequenti: voli cancellati, treni ad alta velocità con ritardi indecenti e code interminabili in autostrada. Eppure, nonostante questo, quasi tutti sarebbero pronti a ripartire anche subito. Ma se qualcuno ha perso un po’ di entusiasmo è opportuno fargli sapere che gli inconvenienti e gli imprevisti dell’ultima estate sono ben poca cosa rispetto alle disavventure del passato quando si andava non in vacanza ma alla scoperta del mondo.
Anthony Bale, professore di storia in una università londinese, ha scelto di raccontare quella epopea con “Viaggiare nel Medioevo. In cammino con pellegrini, cavalieri e strane creature” (Hoepli, XVIII- 414 pagine, 20,99 euro).
Chi si aspetta che un docente universitario debba necessariamente scrivere il solito saggio storico minuzioso nello stile degli Annales di sicuro resterà sorpreso. L’approccio scelto da Bale è molto più originale e forse proprio per questo più intrigante e più leggibile. Il paragone potrà sembrare azzardato ma l’impronta stilistica di “Viaggiare nel Medioevo” sta un po’ a metà strada tra “il Milione” di Marco Polo e la saga di Harry Potter. Per dirla tutta, nel libro non ci sono solo le crociate con tanto di date, papi e condottieri. Oppure soltanto l’enorme business dei mercanti veneziani o genovesi. Ci sono soprattutto le scene di vita quotidiana, le fantasie e le paure dell’epoca. L’effetto finale è che in questo modo si riesce a entrare nella mente del viaggiatore medievale molto di più di quanto si potrebbe ottenere da un manuale con tanto di certificazione accademica. In un libro di testo difficilmente si troverà quello che scrive Bale. Per esempio, che qualcuno partiva alla ricerca di alberi su cui crescevano le capre. Superfluo aggiungere che nessuno riuscì a trovarli. Ma resta il fatto che simili assurdità venivano immaginate dall’uomo medievale. Ed
erano una delle tante motivazioni che spingevano a partire.
Ogni viaggio era comunque un’avventura. Nel racconto di Anthony Bale sono ben descritte le difficoltà che i pellegrini dovevano affrontare per attraversare il deserto. O le precauzioni che era opportuno prendere se ci si addentrava in Etiopia. Ma non mancano episodi meno rischiosi come l’abitudine dello shopping a Costantinopoli, “Viaggiare nel Medioevo” fa comprendere che pellegrini, cavalieri e mercanti hanno portato, ciascuno nel suo piccolo, un patrimonio di conoscenze. Grazie anche a loro di Europa, Asia e Africa si sapeva qualcosa di più. Così nel 1491, appena un anno prima della data convenzionale in cui si fa finire il Medioevo, a Norimberga venne realizzato il primo mappamondo. La sfera di gesso venne ricoperta di pergamene su cui veniva disegnato il mondo allora conosciuto prima di Cristoforo Colombo e della scoperta dell’America.
Date alla mano, c’è la ragionevole certezza che non ci furono suggerimenti né di Galileo Galilei né di Gennaro Sangiuliano.