Il vertice della Nato all’Aia si preannuncia carico di tensioni. Nonostante le crisi in Medio Oriente e la guerra in Ucraina, il summit si concentrerà principalmente su un dossier: l’aumento della spesa della difesa dei paesi membri. E lo farà cercando di tenere insieme tutti i pezzi ma soprattutto provando a non scatenare le ire di Donald Trump. Il tema della soglia della spesa del Pil nella Difesa alzata al 5%, asticella che l’Alleanza Atlantica vorrebbe introdurre, ha già tenuto banco nei giorni precedenti, con la Spagna che si è resa protagonista di una forte presa di posizione contraria a tale aumento. E all’Aia altri Stati potrebbero sfruttare le pieghe dello scontro.
RUTTE E LA SOGLIA DEL 5% NELLA DIFESA
Alcuni paesi, come l’Italia, non hanno raggiunto neanche il 2%, ma ora l’obiettivo potrebbe dover essere il 5%. Una soglia dapprima ventilata da Trump, che spinge perché gli alleati contribuiscano e sollevare gli Stati Uniti dal peso economico della Nato. Poi portata avanti dal segretario generale Mark Rutte, che ha spiegato come si dovrebbe dividere questo 5%: un 3,5% nella spesa in Difesa vera e propria, e un altro 1,5 in tecnologia e strumenti “dual use” quindi dagli utilizzi sia militari sia civili, come per esempio la cybersicurezza o infrastrutture che possano essere usate sia da mezzi civili sia da mezzi militari.
PERCHÉ LA SPAGNA HA DETTO NO ALL’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI
Il premier Pedro Sanchez però il 19 giugno ha mandato una lettera a Rutte, respingendo la richiesta della Nato e definendo la soglia del 5% “irragionevole e controproducente”. La Spagna, a fine 2024 spendeva circa l’1,3% in Difesa, percentuale simile a quella dell’Italia tra l’altro. Sia Madrid sia Roma si sono dati la fine dell’anno in corso per alzare fino al 2%. Che poi era la soglia stabilita dalla Nato nel vertice in Galles del 2014. Un eventuale incremento al 5%, secondo le stime significherebbe per la Spagna un aumento di circa 80 miliardi di euro all’anno, cioè quasi la metà della spesa per le pensioni.
Sanchez ha spiegato il perché del ‘no’ inviato a Rutte. Secondo Madrid, la Spagna potrebbe “acquisire e mantenere tutto il personale, le attrezzature e le infrastrutture richieste dall’Allenza” solo con una spesa del 2,1% del Pil. Per questo non ha bisogno di raggiungere il 5%, come invece altri paesi dorebbero fare. “Tale asimmetria dovrebbe essere rispettata con ogni mezzo, perché è insita nei principi operativi stessi della Nato”, ha spiegato Sanchez. Il premier spagnolo ha poi rimarcato il fatto che un livello così alto di spesa militare “sarebbe incompatibile con il nostro Stato sociale e la nostra visione del mondo”. Madrid non ci sta, quindi, a dover alzare le tasse e tagliare servizi pubblici per raggiungere una soglia decisa arbitrariamente da Trump e Rutte.
LA LETTERA DI RUTTE E LE CONTROVERSIE CON LA SPAGNA
Il segretario generale della Nato ha quindi risposto con un’altra lettera a Sanchez, il 22 giugno, confermando che l’accordo che sarà stretto al vertice dell’Aia “darà alla Spagna la flessibilità di determinare il proprio percorso sovrano per raggiungere l’obiettivo dei ‘target di capacità’ e le risorse necessarie annuali in percentuale del Pil, e intraprendere i propri piani annuali”. In aggiunta “l’equilibrio e la prospettiva della spesa sarà sottoposta a una revisione nel 2029”.
Una lettera che Sanchez ha interpretato come una vittoria. Annunciando un “accordo storico” con la Nato che “le consentirà di continuare a essere un membro chiave dell’Alleanza e di contribuire proporzionalmente alle sue capacità, senza dover aumentare la spesa per la difesa o raggiungere il 5% del Pil”. In pratica, secondo Sanchez, la Spagna avrebbe trovato l’intesa per una deroga speciale ai dettami dell’Alleanza. Un successo applaudito in Spagna, per esempio da El País.
Ma dopo poche ore ci ha pensato lo stesso Rutte a smentire, almeno a parole, questa visione: “La Spagna non ha deroghe, l’intesa è sul 5%”. Nessuna esenzione, quindi, secondo il segretario generale che comunque vuole controllare annualmente quanto attuerà il governo spagnolo in tema di difesa, un fattore messo in evidenza da El Mundo. Tuttavia, la lettera ufficiale lascia spazio a diverse interpretazioni che possono essere usate sia dalla Spagna (e a ruota anche da altri paesi scettici sull’aumento delle spese militari) sia da Rutte.
All’Aia l’aria sarà frizzante. Si capirà se la Spagna riuscirà a imporsi, raggiungendo la libertà di raggiungere certi obiettivi nella Difesa seguendo però una propria strada. Se dietro la Spagna si infileranno altri paesi, come Belgio, Slovacchia ma anche Italia, che non vogliono aumentare così tanto la propria spesa militare. E se invece – come probabile – Trump farà la voce grossa, andando allo scontro con gli alleati più reticenti.