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Come e perché in Francia si picchia contro la Super League

Francia: Super League, colpa degli americani e del denaro? L'articolo di Enrico Martial sul dibattito francese

Il 19 aprile, Radio Monte Carlo ha contattato l’Eliseo e si è sentita rispondere che il presidente Macron “accoglie con favore la posizione dei club francesi di rifiutare di partecipare” alla Super League. Il progetto sarebbe un attacco al “principio di solidarietà e al merito sportivo”.

Il Paris-Saint-Germain se ne sta in attesa e lo stesso Olympique Marseille manifesta delle ostilità all’iniziativa sia nella sua dirigenza storica sia nel tifoso più noto, il presidente della Repubblica.

Intervistato da Le Figaro, Vincent Chaudel, dell’“Osservatorio Sport Business”, ricorda come il progetto fosse già emerso con Gianni Infantino, alla fine dello scorso anno, per una Super League guidata dalla Fifa, i club l’avrebbero preso in parola superandolo con una propria iniziativa.

È perciò difficile distinguere tra buoni e cattivi, come invece semplifica l’attuale narrazione. Ed è una questione di denaro, se si pensa che JP-Morgan sarebbe disposta a mettere sul piatto 6 miliardi di euro: per il PSG si tratterebbe pro-quota di 350 milioni, molto di più dei 135 milioni che aveva recuperato andando in finale della Champions League dello scorso anno.

Chaudel considera prudenti le posizioni dell’OM e del PSG: se l’operazione andasse a scatafascio, farebbero bella figura con l’UEFA ma se andasse avanti la loro presenza sarebbe indispensabile, considerato che i 6 miliardi sono calcolati tenendo conto anche delle squadre francesi. La redazione sportiva di Le Figaro ricorda però che PSG e OM hanno solo 14 giorni di tempo per decidere.

Les Echos ha dedicato diversi articoli alla questione, e tra l’altro evoca la sentenza Bosman del 1995 della Corte di Giustizia UE, che aprì il mercato unico anche nel calcio e alla libera circolazione dei calciatori nell’Unione europea. Anche questo è un caso sovranazionale ed europeo, con l’affermazione di una domanda sul piano più ampio di quello nazionale, anche da parte degli stessi tifosi, che guardano ormai di più al confronto tra grandi squadre europee rispetto al semplice circuito nazionale. Gli effetti economici sono conseguenti.

L’Equipe dal canto suo si è collocata nel solco dell’opposizione al progetto, mettendo in evidenza, per esempio, le posizioni contrarie dell’associazione francese dei tifosi. E’ una chiamata alla battaglia, per esempio nei confronti della federazione francese del gioco del calcio (FFF), che viene invitata a “darsi una sveglia”, considerato che “ha rifiutato di svolgere il suo ruolo di difensore dell’interesse generale e del calcio popolare contro gli interessi finanziari degli oligarchi”.

Anche Le Monde se ne è occupato, sebbene con meno passione del resto dei media, con un editoriale che si colloca all’opposizione del progetto di Super League. Oltre a ricostruire la vicenda, contrappone la “fine della selezione fondata sul merito” rispetto a “un’élite autoproclamata sul criterio unico del denaro”. Soprattutto – con le eco antiamericane sempre presenti in Francia – mette in evidenza che questo “circo Barnum elitario” trae ispirazione dagli Stati Uniti e dalle loro super leghe del basket o del rugby, tenuto conto peraltro che quattro club (Manchester, Arsenal, Liverpool e Milan) hanno proprietari d’oltre Atlantico.

La speranza risiede nei tifosi delle stesse squadre coinvolte – dice Le Monde – ad esempio dello stesso Liverpool. Nel telegiornale di ieri sera, France 2 richiamava il tema tra i suoi ultimi servizi e metteva l’accento sulla questione finanziaria. Il calcio europeo è conosciuto su scala globale: con la Champions recupera poco più di 2 miliardi con circa 36 squadre, con la Super League potrebbe generare entrate stimate tra i 5 e gli 8 miliardi di euro con una ventina di squadre.

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