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Germania Covid

Come e perché il governo Merkel rincorre i Verdi

Gli obiettivi climatici stanno tenendo banco in Germania. Dalla sentenza della Corte Costituzionale all'azione del governo con un piano più ambizioso. Ma esperti economici (IW di Colonia) temono sia solo movimentismo per scopi elettorali 

 

Per il momento i nuovi obiettivi tedeschi sul clima sono racchiusi in una scarna cartellina di annunci che sa tanto di campagna elettorale a uso e consumo dei socialdemocratici. Fissati dalla ministra all’Ambiente Svenja Schulze ed enfatizzati da quello delle Finanze Olaf Scholz, che dell’Spd è il candidato alla cancelleria, prevedono di rafforzare e anticipare due bersagli che la Germania aveva già fissato: portare entro il 2030 dal previsto 55 al 65% il tasso di riduzione delle emissioni di Co2 rispetto al 1990 e anticipare dal 2050 al 2045 il raggiungimento della neutralità climatica.

La proposta ha già l’imprinting di Angela Merkel e la ministra dell’Ambiente ha promesso in una settimana di sistemare i dettagli e presentare mercoledì prossimo al consiglio di governo un pacchetto dettagliato da approvare.

A Merkel non importa molto concedere un piccolo vantaggio di immagine ai concorrenti dell’Spd, dal momento che non sarà lei a doversi riguadagnare i galloni di cancelliere in campagna elettorale. Le preme di più far vedere che il suo governo s’è mosso, su un tema ritenuto centrale e decisivo delle politiche dei prossimi anni, dopo la scossa arrivata dalla Corte costituzionale.

La settimana scorsa, i giudici di Karlsruhe hanno accolto un ricorso presentato dai giovani del movimento Fridays For Future, rispedendo al governo la legge sulla protezione dell’ambiente licenziata nel 2019 perché non contemplava obiettivi concreti oltre il 2030, caricando la maggior parte dei tagli alle emissioni dannose sulle spalle delle generazioni future “compromettendone la libertà”. Il suggerimento di accompagnamento: rimettere mano alla normativa entro il 2022, salvaguardando proprio l’aspetto nuovo introdotto dalla sentenza, la solidarietà intergenerazionale. Non devono essere i giovani a pagare domani i tentennamenti odierni degli adulti, hanno detto i giudici dell’Alta corte.

Per il momento però siamo alla politica degli annunci. Oltre ai due nuovi parametri che verranno introdotti non è trapelato nulla, e niente si sa su come e dove verranno trovate le risorse per puntare ai più ambiziosi traguardi. L’anticipazione di 5 anni della neutralità climatica significa che entro il 2045 la Germania si impegna a produrre tante emissioni quante l’atmosfera ne può assorbire, o attraverso i cosiddetti “magazzini naturali di Co2” come foreste e paludi o mediante l’impiego massiccio di tecnologie appropriate.

Per rendere più credibile tale obiettivo, il governo dovrebbe fissare anche una tappa intermedia, di controllo e valutazione, individuata nel 2040, quando la riduzione di emissioni nocive dovrà toccare l’88% in meno rispetto al 1990.

Gli analisti economici aspettano tuttavia di vedere meglio quel che ci sarà nel nuovo pacchetto governativo e non si fidano del clima elettorale in cui le ultime manovre inevitabilmente si muovono. I temi ecologici stanno tornando prepotentemente al centro del dibattito politico e potranno determinare successi e sconfitte nella campagna elettorale di fatto già partita. I Grünen sentono il vento in poppa, e in tutti i principali sondaggi hanno scavalcato i conservatori della Cdu-Csu e toccano concretamente con mano la possibilità della grande sorpresa: vincere e ottenere la prima cancelleria verde della storia della Bundesrepublik. Gli altri partiti, al momento, rincorrono con affanno. E l’affanno può essere cattivo consigliere su argomenti così delicati.

Un primo campanello d’allarme arriva dall’istituto economico IW di Colonia, che accusa il governo di Grosse Koalition di “politicizzare” la questione, reagendo “spaventato” alle sollecitazioni di Karlsruhe e “rifugiandosi nella definizione di nuovi obiettivi invece di elaborare con calma e ragionevolezza una strategia realistica”.

Che i piani del 2019 fossero ormai superati era già chiaro con il Geen Deal europeo che ha imposto un’accelerazione dei tempi, ha detto all’Handelsblatt l’esperto del think tank renano Thilo Schaefer, e “le emissioni di Co2 di industria ed energia verranno limitate dallo scambio di emissioni gestito a livello europeo: agli Stati nazionali spetta la responsabilità sugli altri aspetti”. Uno di questi sarà l’aumento dei prezzi della Co2, ma al governo gli economisti chiedono misure più concrete, ad esempio, “per sviluppare davvero la rete delle colonnine di ricarica per le auto elettriche, per riscaldare le case con energia verde, per permettere alla produzione industriale la transizione verso l’utilizzo delle energie rigenerative, per favorire l’importazione di idrogeno pulito e per produrre in patria energia rinnovabile da mettere a disposizione a prezzi concorrenziali”.

Per liberarsi dall’impressione di una manovra di facciata e puramente elettorale, secondo gli economisti di Colonia il governo dovrà mettere sul tavolo un vero piano. Lo scetticismo è grande: la ministra Schulze ha fatto sapere che il pacchetto è quasi pronto e gli esperti temono la vaghezza dei mezzi dietro la perentorietà degli obiettivi. “Ora si tratta di promuovere investimenti in tecnologie rispettose del clima, allineare gli appalti pubblici ai criteri climatici, costruire infrastrutture e rimuovere le barriere normative, ha concluso Schaefer, “questo è l’unico modo in cui le aziende tedesche possono rimanere competitive”.

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