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Come e perché Forlani elogiò Craxi

Arnaldo Forlani ricordato da Paola Sacchi

 

Era morta sua moglie solo una settimana prima ed erano tanti anni che non parlava più in pubblico. Ma alla fine Arnaldo Forlani decise di non mancare all’appuntamento sul trentennale di Sigonella per omaggiare Bettino Craxi e la sua capacità di “decidere, punto e basta”. Mentre Craxi del suo ex vicepremier e “alleato leale” aveva elogiato, quando aprì la crisi con Ciriaco De Mita, la “capacità di riflessione, che lo fa apparire lento, ma la lentezza può essere lucidità nelle visioni politiche”.

Quella mattina probabilmente Forlani, ormai già “autoconsegnatosi al silenzio” – dopo l’umiliazione subìta “con la condanna ai servizi sociali, un’abiezione giuridica di quella falsa rivoluzione manettara (di Tangentopoli ndr)”, ha denunciato ieri Gianfranco Rotondi, presidente della Fondazione Democrazia Cristiana e deputato eletto con FdI – voleva restituire l’omaggio a quell’ex premier, cui fu legato negli anni del governo. E in quelli del terremoto di “mani pulite” che travolse la cosiddetta Prima Repubblica, con statisti e politici di prima grandezza. Fu forse quello l’ultimo intervento di Arnaldo Forlani in una sede istituzionale. Ottobre 2015, nella Sala Zuccari del Senato sui trent’anni da Sigonella convegno organizzato dall'”Associazione Socialismo” di Gennaro Acquaviva e dalla rivista Mondoperaio di Luigi Covatta.

Forlani, già sulla soglia dei novant’anni, ma ben portati, elegante completo blu, sembrava una sfinge, che fissava in continuazione lo sguardo sul soffitto affrescato della sala. Ma poi l’ex segretario della Dc, a sua volta premier, prese il microfono come per riscattare quella classe dirigente eliminata dal maglio di “mani pulite”, cosa di cui ovviamente non fece mai cenno. E elogiò Craxi, l’uomo, disse Forlani, che “all’apparire, alla teatralità nella quale è scivolata la politica, ha sempre preferito l’essere”. Dal Craxi di Sigonella a quello del taglio alla scala mobile a quello della revisione del Concordato, l’intera cifra di quel governo, a guida socialista, a metà anni ’80, di cui fu vicepremier fu ripercorsa da Forlani.

Acquaviva, che di Craxi fu capo dello staff a Palazzo Chigi ed ebbe un ruolo chiave nella Revisione del Concordato, quell’elogio di “Bettino” , seppur in “forlanese”, scherzò, non se lo aspettava così chiaro e così lungo. E fu incerto fino all’ultimo sulla stessa presenza dell’ ex leader Dc. Ne rimase commosso. Disse Forlani: “Quando era convinto di una cosa, Craxi decideva, punto e basta senza il bisogno di confrontarsi con nessuno… questo consapevole delle critiche e dei rischi ai quali sarebbe andato incontro, ma lui era così. Era un uomo che preferiva l’essere all’apparire…”. E la notte di Sigonella “Bettino” consultò il suo vicepremier, Forlani? Gli chiesi, al termine del convegno. Forlani mi rispose, sorridendo: “Evidentemente no, mi sembrava di esser stato chiaro in quello che ho detto…”.

Ma senza quel decisionismo, secondo Forlani, Craxi non avrebbe “fatto la revisione della scala mobile dando nuovo sviluppo economico al Paese; non avrebbe fatto dopo anni e anni di discussioni il nuovo Concordato”. Del sodalizio con il padre Bettino ha parlato ieri Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della commissione Esteri e Difesa. “È stato tra i principali artefici del ‘preambolo’ – ha ricordato la Craxi- che pose fine alla collaborazione della Dc con i comunisti e portò il Paese fuori dal pantano degli anni ’70; una scelta che il Pci non gli perdonerà mai, costringendolo prima alle dimissioni da Palazzo Chigi con una polemica strumentale sulla pubblicazione degli elenchi della cosiddetta P2 e poi riservandogli un ‘trattamento speciale’ negli anni infami di Tangentopoli, un supplizio, una gogna, che affronto’ con grande dignità e che lo allontano’ per sempre dalla vita pubblica”. “Voglio ricordare – ha proseguito Stefania Craxi – la sua collaborazione leale e fruttuosa con mio padre negli anni del governo, di cui fu un vicepresidente autorevole e di grande aiuto”. Duro è Rotondi, uno storico ex dc di destra, con “il silenzio in questi anni su Forlani da parte di quanti della Dc di destra e di sinistra si sono riciclati”. Mentre, ha sottolineato, “da solo Forlani con grande dignità e in silenzio ha pagato per tutti. Forlani era la Dc”. È un fatto che il governo di centrodestra di Giorgia Meloni per l’ultimo leader della tanto infangata Prima Repubblica decida il lutto nazionale. Mentre la sinistra, alla rincorsa del leader pentastellato Giuseppe Conte, ancora una volta sembra rimasta prigioniera dello schema trentennale dell’uso politico della giustizia contro gli avversari politici.

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