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Islamizzazione

Ci stiamo islamizzando e in Europa si dorme. Parla Meotti

"Sull'islamizzazione in corso c’è anche una profonda ignoranza del fenomeno e della sua entità. E poi c’è la paura di essere considerati islamofobi e dunque razzisti". Conversazione di Start Magazine con Giulio Meotti, autore del saggio “La dolce conquista. L’Europa si arrende all’Islam” (Cantagalli)

Proprio come nella storia dell’orchestrina del Titanic, l’Europa sta allegramente danzando sull’orlo dell’abisso. Secondo Giulio Meotti l’iceberg si chiama Islam, e il nostro destino si riassume nel titolo del nuovo libro del giornalista del Foglio: “La dolce conquista. L’Europa si arrende all’Islam” (edizioni Cantagalli, prefazione di Bowalem Sansau, postfazione di Richard Millet).

Un libro inchiesta con cui Meotti racconta la singolare parabola di un Continente travolto, nell’indifferenza generale o addirittura nel compiacimento di qualcuno, da una migrazione di massa che finisce per alterare drasticamente non solo gli equilibri demografici ma soprattutto quelli delicatissimi della cultura e della trama delle regole si cui si fonda la democrazia. Tra corti islamiche che amministrano la sharia, quartieri trasformati in no go zone dove non possono passare donne non velate, omosessuali ed ebrei e intellettuali sotto scorta per avere infranto il muro del politicamente corretto, il presente di Paesi come la Francia, il Belgio o la Gran Bretagna prefigura per tutta l’Europa, e quindi per Roma, un futuro tutt’altro che roseo

Start Magazine ne ha parlato direttamente con l’autore, al quale abbiamo formulato anzitutto una domanda secca.

Meotti, ci stiamo islamizzando?

La risposta che fornisce il mio libro è purtroppo positiva: ci stiamo lentamente islamizzando a causa di una assuefazione se non indifferenza nei confronti del destino cui sta andando incontro l’Europa.

La vecchia questione dell’identità fragile del nostro Continente?

Proprio così. Stiamo parlando di fenomeni lunghi che si misurano nell’arco di decenni ma che ci appaiono ormai irreversibili. Tra un quarto di secolo l’Europa sarà completamente diversa. Le sue città saranno in gran parte islamizzate e in parte già lo sono se pensiamo ai casi di Marsiglia, Bruxelles, Malmö, Londra, Colonia e in generale le capitali dell’Unione europea dove oggi la presenza islamica si assesta tra il 20 e il 30%.

Con un incremento demografico che non pare arrestarsi.

Esattamente. È plausibile ormai che nell’arco di una generazione i musulmani nelle grandi città saranno la maggioranza. E le grandi città vanno tenute sott’occhio perché sono il termometro di quello che avverrà dappertutto entro la fine del secolo.

Era stato Gheddafi ad avvisarci che l’Islam ci avrebbe conquistati con i ventri delle sue donne.

Già. La forza dell’Islam deriva proprio dalle sue dinamiche demografiche. A questo si unisce la capacità dirompente di propagazione della sua ideologia, che avviene nel contesto di un vero e proprio progetto espansionistico finanziato coi miliardi dei Paesi del Golfo col supporto dei quali si vanno ad esempio costruendo sempre nuove megamoschee. Colpisce naturalmente che questo disegno di conquista e di sottomissione avvenga mentre l’Occidente è in vacanza, come amava dire Emile Cioran.

Cosa c’è di nuovo oggi in un dibattito che infuriava più di vent’anni fa all’indomani del crollo delle Torri Gemelle, dei controversi moniti di Oriana Fallaci e di quel libro di Bat Ye’or che profetizzava l’avvento di Eurabia?

Sono cambiati i numeri, ossia l’entità del fenomeno. Il mio libro cerca di dare la concretezza delle cifre a quello che vent’anni fa appariva come lo spettro di Eurabia. Si parte dunque dal Qatar che investe da solo più di un miliardo di dollari negli ultimi dieci anni per l’apertura di nuove moschee in Occidente, e questo senza tener conto degli analoghi investimenti fatti da altri attori come la Turchia, l’Arabia Saudita e gli altri Stati del Golfo. C’è poi il dato sconcertante della Francia dove oggi nella fascia di popolazione tra i 15 e i 50 anni ci sono più seguaci di Maometto che devoti cattolici. Ma l’Islam è diventato religione dominante anche nelle città inglesi e in particolare in quel caso paradigmatico che è il Londonistan. Ma fenomeni analoghi si riscontrano anche nelle città del Benelux, come Bruxelles e Anversa, ossia il cuore della vecchia Europa che galoppano verso un multiculturalismo islamizzato. Queste città oggi sono profondamente cambiate anche nella stessa estetica, che le rende irriconoscibili.

Molti cittadini sembrano in realtà apprezzare la multiculturalità delle botteghe etniche, dei kebab e delle preghiere interreligiose. Ma dietro le quinte ci sono anche gli aspetti indesiderabili. Vero?

Sì, e lo vediamo soprattutto nel resto dell’Europa, piuttosto che a casa nostra dove questi fenomeni si stanno manifestando in ritardo. Ma a giudicare da quello che si vede altrove, anche noi avremo presto le corti della sharia legali come in Inghilterra, o i quartieri in cui le donne non velate non possono entrare come a Bruxelles, e le aree a cui agli omosessuali viene sconsigliato di passeggiare tenendosi per mano. C’è poi un antisemitismo riaffacciatosi puntuale dopo il 7 ottobre. E non dobbiamo dimenticare che soltanto in Francia ci sono un centinaio di personalità sotto scorta per le minacce islamiche. Senza considerare la gran quantità di attentati che vengono sventati. Se si uniscono tutti questi puntini si arriva a capire quanto sia cambiata qui la vita.

Come è possibile che, a parte qualche voce isolata, non c’è nessuno che denuncia queste minacce?

La verità è che siamo accecati da una ideologia della diversità che ci porta a pensare che quanto sta succedendo rappresenti in fondo un arricchimento. Ma c’è anche una profonda ignoranza del fenomeno e della sua entità. E poi c’è la paura di essere considerati islamofobi e dunque razzisti.

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