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Polonia Ungheria

Chi sfiderà Orban in Ungheria

L’analisi di Massimo Congiu tratta da Affari Internazionali    In Ungheria è in corso il ballottaggio delle elezioni primarie che il blocco di opposizione al governo del Fidesz, formato da sette partiti, ha organizzato per eleggere lo sfidante di Viktor Orbán alle elezioni del prossimo anno. Si tratta di una modalità inedita per la politica ungherese. Tre i nomi che dovevano emergere al…

 

In Ungheria è in corso il ballottaggio delle elezioni primarie che il blocco di opposizione al governo del Fidesz, formato da sette partiti, ha organizzato per eleggere lo sfidante di Viktor Orbán alle elezioni del prossimo anno. Si tratta di una modalità inedita per la politica ungherese.

Tre i nomi che dovevano emergere al primo turno dal gruppo di cinque candidati: sono quelli di Klára Dobrev, vicepresidente del Parlamento europeo e candidata di Coalizione Democratica (Demokratikus Koalíció, Dk, centro-sinistra); Gergely Karácsony, attuale sindaco di Budapest e deputato di Dialogo per l’Ungheria (Párbeszéd Magyarorszáért, ecologisti di centro-sinistra), arrivato secondo al primo turno malgrado fosse in testa ai sondaggi; e Péter Márki-Zay, candidato indipendente, sindaco conservatore centrista di Hódmezővásárhely (Ungheria del Sud) che nel 2018 aveva prevalso alle amministrative sulle forze di governo.

UN MARITO INGOMBRANTE

Le tre candidature in lizza si sono però ridotte a due quando Karácsony, nei giorni scorsi, ha ritirato la sua in favore di Márki-Zay. Entrambi sono persuasi che Dobrev non sia la figura più adatta a rappresentare la lista comune in quanto moglie di Ferenc Gyurcsány, leader di Dk ed ex primo ministro socialista. Un personaggio controverso nel mondo politico ungherese. Per essere più precisi, va ricordato che si tratta dell’ex premier che nel 2006 vinse le elezioni proprio contro il Fidesz di Viktor Orbán e che, quell’anno, avrebbe ammesso in una riunione a porte chiuse con i suoi di aver mentito agli elettori per aggiudicarsi il loro favore.

La conversazione registrata fu poi resa pubblica attraverso i media provocando accese proteste, l’assalto alla tv di Stato e vari disordini. Un periodo di grande tensione caratterizzato da un presidio permanente di contestatori durato circa un mese, a Budapest, sulla piazza antistante il Parlamento. Chiedevano a gran voce le dimissioni di Gyurcsány che accusavano di aver tradito il popolo. Quest’ultimo non si dimise e i suoi avversari e detrattori politici dovettero aspettare fino al 2009 per poter assistere alla fine della sua carriera di primo ministro.

UNO PER TUTTI…

Tornando alle primarie, il passo indietro compiuto da Karácsony è stato motivato da ragioni di carattere tattico. Il sindaco della capitale ungherese ritiene infatti che per avere delle chance contro Orbán, l’anno prossimo ad aprile – quando appunto sono previste le elezioni legislative – bisognerà opporre all’attuale premier una figura che riesca a dialogare con un elettorato ampio. Una figura che sappia ottenere consensi non solo all’interno del centro-sinistra ma anche fra i liberali e la destra moderata.

Per Karácsony, a lungo sostenuto dalla stampa ungherese e da quella internazionale come alternativa a Orbán, Márki-Zay è più adatto di Dobrev a rappresentare ufficialmente le istanze di cambiamento portate avanti dalla lista comune.

Quarantanove anni, nato a Hódmezővásárhely, cittadina di poco più di 43mila abitanti di cui è sindaco dal 2018, Péter Márki-Zay proviene da una famiglia conservatrice e religiosa. Figura come uomo politico, storico, economista, esperto di marketing e ingegnere elettrotecnico. È presidente fondatore del Movimento dell’Ungheria di Tutti (Mindenki Magyarországa Mozgalom), nato nel 2018 e ora intento a concentrarsi sul sostegno all’opposizione unita al voto dell’anno prossimo.

Nata a Sofia da madre ungherese e padre bulgaro 49 anni fa, Klára Dobrev è vicepresidente del Parlamento europeo dal luglio 2019, dove fa parte del gruppo dei Socialisti e Democratici. È colei che si è presentata alle scorse elezioni europee con lo slogan “Fondiamo gli Stati Uniti d’Europa” ottenendo un risultato andato ben oltre i sondaggi: il 16,05%.

…E TUTTI CONTRO VIKTOR

A uno dei due verranno affidate le speranze di cambiamento di chi non si colloca nell’orizzonte politico indicato da Orbán. È la prima volta da che il leader del Fidesz è al potere, ossia dal 2010, che l’opposizione partitica ungherese riesce a dar vita a un’intesa a livello nazionale. Così è nato il fronte di sette partiti che va dai socialisti ai nazionalisti di Jobbik passando per verdi, centristi e liberali.

Questo blocco intende lottare contro la corruzione che attribuisce al sistema guidato dal premier e contro il dirottamento dei fondi pubblici e comunitari verso ambienti che fanno parte a vario titolo della cerchia governativa, ristabilire lo stato di diritto e la piena libertà di stampa, l’indipendenza della magistratura, riscrivere la Costituzione e cambiare la legge elettorale che favorisce il governo. Si vota per il ballottaggio fino a sabato 16 ottobre, il giorno dopo dovrebbero essere resi noti i risultati di questa consultazione.

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